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Una ricerca dell’Ufficio Studi di Confcommercio, rivela


CENTRI STORICI:
in 10 anni
chiusi 70.000 negozi

SANGALLI: «Città con sempre meno negozi, soprattutto, per la concorrenza del commercio elettronico e il perdurare della crisi dei consumi. Serve un piano nazionale per la rigenerazione urbana. Bene dunque il bonus facciate che va in questa direzione. Ora, come se non bastasse, ci si è messo anche il 'Coronavirus'...».

di Redazione

L’ultima fotografia scattata al commercio ed a consumi, che prende in considerazione 120 comuni italiani, contenuta nell’analisi "Demografia d’impresa nelle città italiane", realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio, rivela che a soffrire di più sono i centri storici con un -14,3% dei consumi contro l’11,3%, in particolare al Centro Sud, che si attesta al -15,3%, anche se ci sono alcune eccezioni come Siracusa, Pisa e che il calo medio del 12,1% nasconde tendenze, come la diminuzione degli ambulanti che è pari al -14% e l’aumento di alberghi, bar e ristoranti che è apri al +16,5%. Riguardo l’analisi delle varie categorie si nota una crescita, nei centri storici, di negozi di computer e telefonia con un aumento pari a +25,6%, così come le farmacie che aumentano del 40,6%, mentre sono in calo negozi di libri e giocattoli (-25,9%), di mobili e ferramenta (-25,2%), di vestiario e calzature, (-17,1%).
Commercio online, recessione, nuove modalità e abitudini di consumo sono le concause che stanno facendo chiudere i battenti ai negozi tradizionali: in un decennio o poco più, tra il 2008 e il 2019, hanno chiuso 70.000 attività, con un crollo del 12,1%.
A registrare l’effetto della chiusura, non solo gli imprenditori del settore e i loro dipendenti, calati drasticamente, ma anche il tessuto e il paesaggio urbano delle nostre città e, principalmente, dei centri storici, investiti da una vera rivoluzione dell’architettura e della demografia del terziario e della distribuzione, cambiamento che passa anche attraverso la moltiplicazione delle strutture alberghiere e ricettive e la caduta degli ambulanti, come precisa la ricerca di Confcommercio, che posiziona alberghi, bar e ristoranti, complessivamente, con un aumento pari al 16,5%, cioè, 49.000 nuove attività, tra le quali risulta molto forte lo street food e il take away.
Netta l’analisi di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, in relazione ai centri storici, dove si registra un crescita del 20,9%, che spiega:«Città con sempre meno negozi sono ormai una patologia, soprattutto per la concorrenza del commercio elettronico e il perdurare della crisi dei consumi. Serve un piano nazionale per la rigenerazione urbana. Bene dunque il bonus facciate che va in questa direzione. Come se non bastasse, alle criticità del settore si aggiunge anche l’epidemia di coronavirus. Gli effetti rischiano di mettere in ginocchio interi comparti economici del nostro Paese. Penso soprattutto al comparto del turismo e della ristorazione, con impatti sul Pil di almeno tre decimi di punto.».