Mancano all’appello le regole, quelle che sembrano farci annoiare e dunque non intendiamo rispettare, perché troppo banali… Mi viene da dire che un uomo è ciò che ha commesso, se lo dimentica, come ha ben detto qualcuno, è un bicchiere capovolto sulla tavola, un vuoto chiuso.
di Vincenzo Andraous —
Alcuni ragazzotti in centro stanno discutendo in merito alle richieste di condanna al processo per la morte di Willy. Alcuni ne parlano sottovoce, altri ridacchiano. Ad ascoltarli bene, la sintesi, che ne viene fuori, è che i fratelli bullo 1 e bullo 2 non volessero uccidere quel ragazzino, è accaduto, ma non intendevano togliergli la vita. Insomma un adolescente è morto, una persona è stata schiacciata senza pietà, colpita e annientata asimmetricamente, ebbene, non c’è emozione della vergogna, più semplicemente la ricerca dell’attenuante, in una memoria corta e denudata della sofferenza, per chi innocente, non è più presenza.
I ragazzotti ne parlano come si trattasse di un evento con cui si fanno i conti ad ogni alzo della mattina, che può accadere a ogni calata della sera, come a dire che qualche pugno non fa primavera.
C’è qualcosa che non quadra, che sta fuori posto, che manca all’appello.
L’impressione è che la scoperta dello strumento della violenza sia così annichilente da contagiare soprattutto chi non ha pratica con gli esami di coscienza, in particolar modo con la prossimità della propria dignità, con la sua necessaria manutenzione che mai dovrebbe venire meno.
Il rispetto di noi stessi, il mantenimento del rispetto, per noi stessi, perché possiamo esser uomini sconfitti, incapaci di risolvere un problema che ci assilla, ma se sapremo non cedere mai alla tentazione di usare il prossimo, di usare gli altri per giungere all’obiettivo prefissato, saremo a buon punto con la nostra dignità. Senza di ciò non avremo rispetto degli altri.
I ragazzi mi guardano un po’ infastiditi dalle mie obiezioni, tentano di divincolarsi dalle parole con qualche risata esagerata, ma li incalzo facendogli notare che il tempo può avere gli abiti sdruciti, ma possiede l’autorevolezza dettata dall’esperienza, come somma degli errori, per cui forse di fronte ad accadimenti così tragici e incomprensibili, azioni così vili e prive di una qualsiasi utilità, sarà bene davvero mollare gli ormeggi, liberandoci dei carichi inutili, della zavorra, di quei deliri di onnipotenza e commiserazione che comportano tragedie terribili.
Mancano all’appello le regole, quelle che sembrano farci annoiare e dunque non intendiamo rispettare, perché troppo banali. Eppure le regole sono delle vere e proprie salvavita, non subordinare mai le passioni alle regole sottende il dazio da pagare, quello più pesante, quello più imperdonabile.
A voi ragazzotti dal bicipite proteso mi viene da dire che un uomo è ciò che ha commesso, se lo dimentica, come ha ben detto qualcuno, è un bicchiere capovolto sulla tavola, un vuoto chiuso.