PAOLONI: «Ancora troppo lontani dalla verità, ancora troppe cose non chiare. Il depistaggio senza responsabili e senza mandanti, sono una macchia che il nostro Paese non può e non deve permettersi. Le commemorazioni servano anche per spingere verso un ulteriore sforzo investigativo, lo dobbiamo non solo alla nostra comunità, ma, anche e, soprattutto, ai famigliari delle vittime.».
di Redazione —
«Oggi, a 30 anni dalla strage di Via D’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque dei sei membri della sua scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina, purtroppo, c’è ancora molto da chiarire», dice Stefano Paoloni, Segretario Generale del SAP, Sindacato Autonomo di Polizia, sottolineando: «E’ necessario capire cosa sia realmente accaduto, per poter commemorare a testa alta.
Il desiderio della collettività, di chi è rimasto, dei familiari, di coloro che hanno continuato ad indagare e lottare per avere giustizia, di coloro che sono sopravvissuti, di chi rischia la propria vita tutti i giorni, è quello di conoscere la verità per impedire che nel futuro possano ripetersi questi tragici eventi.
Ancora troppo lontani dalla verità, ancora troppe cose non chiare.
Il depistaggio senza responsabili e senza mandanti, sono una macchia, che, il nostro Paese, non può e non deve permettersi.
Le commemorazioni servano anche per spingere verso un ulteriore sforzo investigativo, lo dobbiamo non solo alla nostra comunità, ma, anche e, soprattutto, ai famigliari delle vittime.».