Con la fine del boicottaggio del cotone uzbeko si intravedono nuove aperture nel mercato per i brand e i produttori italiani di tessuti e abbigliamento.
di Redazione —
Nella conferenza stampa congiunta tenutasi presso il Ministero dell’Occupazione e delle Relazioni dell’Uzbekistan, per discutere le condizioni di lavoro nel settore del cotone, il gruppo ONG “Cotton Campaign“, Organizzazione Internazionale per i Diritti Umani e dei Lavoratori, ha ufficializzato la fine della sua richiesta di boicottaggio dell’industria tessile uzbeka.
Durante la conferenza, alla quale hanno partecipato i rappresentanti della Cotton Compaign, Tanzila Narbayeva, Presidente del Senato e del Parlamento dell’Uzbekistan, Nozim Khusanov, Ministro dell’Occupazione e delle Relazioni Sindacali, e rappresentanti di aziende e marchi internazionali, è stato rilevato che dal 2017 il governo dell’Uzbekistan ha condotto una serie di consultazioni e negoziazioni con la Cotton Campaign al fine di rimuovere il cosiddetto “boicottaggio del cotone“, che, nel giugno 2019, aveva presentato, al governo uzbeko, una “tabella di marcia per le riforme” con l’intento di eliminare il ricorso al lavoro forzato nell’industria del cotone.
È stato inoltre sottolineato che, sotto la guida del Presidente Shavkat Mirziyoyev, l’Uzbekistan ha compiuto un passo importante vietando il lavoro forzato e abolendo le quote per la produzione di cotone. In accordo con le raccomandazioni dell’ILO, Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale, gli stipendi dei lavoratori del settore sono stati aumentati e quindi il numero dei volontari è aumentato considerevolmente.
In cinque anni nel Paese è stato fatto un lavoro massiccio per eliminare questo flagello. Per l’Organizzazione si sono concretizzati gli sforzi del governo uzbeko in occasione della stagione del raccolto 2021 e l’Uzbek Human Rights Forum, uno dei principali partner della Cotton Campaign, l’organismo che dal 2009 monitora le condizioni della raccolta di cotone, ha segnalato per la prima volta l’assenza del ricorso sistematico al lavoro forzato nel 2021.
Durante l’incontro, è stato anche notato che questo storico risultato è il frutto di molti anni di sforzi da parte di attivisti uzbeki e internazionali per i diritti umani e marchi transnazionali, nonché dell’impegno del governo uzbeko per l’eradicazione del lavoro forzato. Contestualmente, riconoscendo la necessità di adottare ulteriori misure per rafforzare il ruolo di società civile, si è deciso di proseguire le verifiche per garantire il rispetto dei diritti del lavoro e le Parti hanno manifestato la volontà di proseguire un’attiva cooperazione al fine di garantire la trasparenza e tracciabilità della filiera.
Si tratta di un importante traguardo storico che potrebbe aprire la strada all’industria tessile uzbeka verso i mercati internazionali, compreso quello italiano. L’Uzbekistan ha il potenziale per diventare un Paese importante per l’approvvigionamento di tessuti e indumenti in cotone, offrendo nuove strutture all’avanguardia. L’industria del cotone, del tessile e dell’abbigliamento di questo Paese ha tutte le carte in regola per diventare leader del mercato globale.