L’appello UNCEM: «promuoviamo campagne di informazione sull’utilizzo responsabile dell’acqua. Nonostante le ordinanze dei Sindaci, c’è chi irriga giardini e non considera la complessità e gravità delle crisi che stiamo vivendo. Informiamo in modo efficace e rendiamo tutti più consapevoli e responsabili.».
di Redazione —
«Facciamo nuovi invasi in montagna. Accumuliamo in quota più acqua, così quando necessario possiamo rilasciarla a valle. Necessario, ma non basta. O almeno, vale per una pianificazione di medio periodo, ma non da soli. Quei bacini idrici dobbiamo farli, come si ripete ormai da tempo. UNCEM lo dice da vent’anni. Serra degli Ulivi, nel Monregalese, è un esempio di impegno degli Enti locali e di tutti i “portatori di interesse” del territorio (associazioni agricole, produttori di energia, comunità locale) per realizzare un nuovo bacino idrico: se ne parla dal 2006, si è avviata la progettazione (1.000.000 di €), complessa, ma dell’opera ancora non vi è traccia. Tra burocrazie e valutazioni, i tempi sono lunghissimi. Dunque occorre programmarli subito, con urgenza, questi invasi. Sapendo però che la gestione di queste opere, insieme a tutte le opere, in Italia, è difficile e articolata. I tempi non sono brevi», scrive in una nota l’UNCEM, Unione dei Comuni montani.
La domanda, nella più tradizionale delle situazioni, sorge spontanea: cosa fare? UNCEM ha elaborato cinque proposte, che non sono figlie dell’emergenza, infatti, vengono ripetute da un po’: «occorre subito efficientare le reti idriche, che hanno perdite dal 20% al 60%. Non è ammissibile. Servono 5.000.000.000 di € in 5 anni. Il Paese deve investire bene le prime risorse già stanziate nel PNRR e altre dei POR FESR, nonché, con i gestori del ciclo idrico integrato e le ATO, mettere “in rete le reti” comunali che in moltissimi casi non sono in relazione, per effetto, anche, di “campanilismi” da vincere.
Efficientare le reti dei Comuni significa realizzare i depuratori dove non esistono, nei paesi e città che ne sono sprovvisti, con un nuovo piano di investimenti dello Stato.
Pianificare invasi, se vogliamo veramente farlo, vuol dire investire nella relazione tra acqua e forza di gravità, tra chi produce e chi consuma il bene, dando dunque pieno ruolo ai territori montani. Il tema “nuovi invasi”, senza semplificazioni o retorica, deve rientrare nelle partite del rinnovo delle concessioni idroelettriche delle grandi derivazioni, perché serve una pianificazione territoriale vasta, oltre i singoli municipi. Nelle valli alpine, a partire dalle Valli di Lanzo e dal Canavese, ma anche in Val di Susa, la risorsa idrica è quasi ovunque ‘stra’ sfruttata.».
Alla domanda che in molti si pongono: dove facciamo oggi invasi se abbiamo condotte che attraversano longitudinalmente le valli intere, ha così risposto il presidente UNCEM, Marco Bussone: «Se si pianificano invasi, occorre ripensare dove va e come è usata la risorsa, visto che l’acqua disponibile è completamente sottesa.
Rendere migliore il ciclo idrico integrato è necessario chiedendo alle Regioni, da parte dello Stato, di convocare, anche con le Autorità d’Ambito, tavoli di interazione e concertazione del sistema degli Enti locali, con le Associazioni e i gestori di acquedotto, fognature, depurazione, con tutte le ‘multiutilities’.
Chiedendo che il piano di investimenti annuale dei gestori sia finalizzato non solo alle grandi aree urbane, ma sia distribuito anche nelle aree interne e montane. Per questo, ogni regione deve inserire una percentuale di ritorno ai territori sulla tariffa che ciascuna famiglia e impresa paga al gestore, a vantaggio della protezione delle fonti idriche.
Non solo. Ripartiamo dalle case e dagli edifici pubblici. Rendere efficiente l’uso della risorsa idrica negli immobili della PA, a partire dalle scuole fino ai privati cittadini, significa obbligare, come per l’installazione dei pannelli fotovoltaici, a installare meccanismi per il recupero e il riuso delle acque, ad esempio introducendo un credito d’imposta al 100% per acquisto e installazione di questi sistemi, tecnologicamente avanzati, controllati digitalmente, dotati anche di intelligenza artificiale. Creare, dunque, piccole “riserve domestiche”. Con poche decine di € si compra una cisterna da 300 litri da mettere all’uscita della grondaia, per raccogliere l’acqua piovana e, ad esempio, per irrigare il giardino. Vale anche per i condomini.».
Da qui l’appello UNCEM: «promuoviamo campagne di informazione sull’utilizzo responsabile dell’acqua. Nonostante le ordinanze dei Sindaci, c’è chi irriga giardini e non considera la complessità e gravità delle crisi che stiamo vivendo. Informiamo in modo efficace e rendiamo tutti più consapevoli e responsabili.».