Mentre, il COORDINAMENTO NO GREEN PASS TRIESTE sottolinea: «Proprio perché la salute è una cosa seria, non la clava antidemocratica di una cricca di governanti e dirigenti sanitari, invitiamo i diretti interessati a parlare seriamente di sanità ed epidemie, senza giocare alla caccia all’untore, come avviene dall’inizio di questa emergenza. Democratica, verrebbe da dire», poniamo alcune domande.
di Piero Mastroiorio
Dopo che le parole del prefetto di Trieste: «In piazza Unità d’Italia, da sempre considerata a disposizione di tutti, sarà compresso momentaneamente il diritto a manifestare. Non potrà essere teatro di ulteriori manifestazioni fino al 31 dicembre…», a cui hanno fatto eco quelle del sindaco che sottolineava: «Sono dei disertori… Chi violerà questo divieto sarà punito con ammende molto importanti…», arrivano quelle del Coordinamento No Green Pass Trieste, che in un comunicato stampa datato 31 novembre 2021, così scrive: «Dopo aver ignorato le oceaniche proteste contro l’infame misura del green pass, istituzioni e giornali sono state finalmente costrette a fare i conti con le istanze che provenivano dalle piazze triestine e non solo.
Tuttavia, non è passato molto tempo prima che ricominciasse la campagna denigratoria contro i manifestanti.
Proprio mentre il consiglio dei ministri si accingeva a dedicare addirittura “cinque minuti” alla valutazione delle richieste delle mobilitazioni, montava una nuova polemica a mezzo stampa: la questione dei focolai provocati dalle proteste.
All’improvviso il contact tracing dell’Azienda Sanitaria locale si è messo all’opera minuziosamente per ricollegare nuovi contagi alla partecipazione alle manifestazioni cittadine (tutte avvenute all’aria aperta, tra l’altro), mentre i suoi dirigenti dichiaravano pubblicamente informazioni quali la professione, i movimenti, le idee politiche, le scelte sanitarie dei nuovi contagiati in regione.
Ora, ci verrebbe da chiedere: la gestione dei focolai è una misura sanitaria, o di nuovo l’ennesima manovra politica tesa a denigrare e squalificare le istanze di migliaia di cittadini e cittadine che si oppongono alle misure del governo?
A noi pare proprio la seconda, soprattutto quando presta il fianco alle gravissime dichiarazioni istituzionali sulla volontà di impedire le legittime manifestazioni di dissenso da parte della popolazione.
Queste dichiarazioni lasciano trasparire un dato scientifico a noi prima sconosciuto, la selettività del virus che sceglie di colpire i manifestanti in corteo mentre evita i mezzi pubblici strapieni e le classi pollaio delle scuole (situazioni a rischio sulle quali si è scelto di non investire). O ancora sta ben lontano dagli eventi approvati da chi governa il nostro territorio, come i comizi elettorali o le folle che hanno invaso le vie del centro nei giorni della ‘Barcolana’.
Facciamo inoltre notare – questo sì un dato scientifico, forse sfuggito ai nostri arguti governanti – che dalla mappa ECDC del 28/10/2021, il FVG risulta a ridosso di zone con alta diffusione del virus.
Proprio perché la salute è una cosa seria, non la clava antidemocratica di una cricca di governanti e dirigenti sanitari, invitiamo i diretti interessati a parlare seriamente di sanità ed epidemie, senza giocare alla caccia all’untore, come avviene dall’inizio di questa emergenza. Democratica, verrebbe da dire.».
Non voglio esprimere commenti a riguardo, non vorrei trovarmi con la fascia al braccio con su scritto, “pericoloso per se e per gli altri”, ma alcune domande vorrei porle: la “dittatura sanitaria” vieta ogni manifestazione politica a Trieste, perché si preoccupa per la salute dei cittadini e di non ingolfare le leggendarie terapie intensive, o teme una tremenda reazione della piazza nel caso palesasse che sta reprimendo un movimento politico che odia, togliendogli la libertà costituzionale, perché intenzionato ad eliminare ogni opposizione, nella convinzione che hanno tutto il potere e e gli oppositori al regime nessuno? O, semplicemente, perché ha giurato fedeltà al nuovo motto: La salute viene prima delle libertà? Come mai si è lasciata organizzare la festa Rave alle porte di Torino, dove 6-7.000 giovani, arrivati in Italia da mezza Europa, mentre le frontiere erano chiuse (!?) per il G20, si sono potuti riunire indisturbati senza intervento di forze di sicurezza con scudi, caschi, manganelli ed idranti come si è visto fare contro anziani, donne e bambini a Trieste?
Cari manifestanti, la prossima volta, perché non organizzate un rave party, in modo da non rischiare di accendere focolai covid, il virus è intelligente, sembra quasi quanto i missili delle ultime guerre, vi risparmia, non avere bisogno di lasciapassare, finire in zone a colori, riempire terapie intensive, soprattutto, potreste usufruire, anche, di un punto di pronto soccorso, magari, gestito da volontari, con ricchi premi e cotillons?