di Piero Mastroiorio —

Alle prime ore dello scorso 22 febbraio 2025 un terremoto, di magnitudo 3.6 ha interessato la Provincia di Foggia ed in modo particolare l’Area garganica, che, seppur sentito in modo distinto, non ha creato danni a cose o persone, ma, fa porre la classica domanda, a chi vive in zone sismiche come la nostra: quanto dobbiamo preoccuparci, per questo evento sismico?

«L’evento sismico rientra nella “normale” attività di questa parte del territorio italiano, collegato al sistema di faglie a direzione E-W, trascorrenti destre, che interessano le isole Tremiti e sono associate al sistema tettonico del Promontorio garganico che è in sollevamento. La Puglia settentrionale e il Gargano, in particolare, sono caratterizzate da una sismicità che si può definire relativamente “moderata”, con eventi abbastanza frequenti, ma per lo più di energia medio-bassa», dice Giovanna Amedei, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Puglia.

A noi abitanti di San Severo, che spesso “balliamo”, il terremoto non é fenomeno sconosciuto, atteso che, uno sciame sismico, discontinuo, come ne avvengono molti in Italia, preannunciò, la scossa principale di magnitudo 6.7, registrata il 30 luglio del 1627, che produsse danni diffusi e vittime tra le città di San Severo, San Paolo di Civitate, Apricena, nonché, in tutta la provincia di Foggia, fino alle città di Termoli e Chieti. A causa del terremoto, con epicentro localizzato presso San Severo, ex-capoluogo, dell’allora provincia di Capitanata, nell’ambito del regno di Napoli, si dice nelle cronache dell’epoca, essere pari al 10* grado della scala Mercalli, capace di causare uno tsunami di grandi dimensioni verificatosi lungo la costa garganica, tra S. Nicandro e la foce del fiume Fortore, presso il lago di Lesina, dove, il mare si ritirò per circa 3 miglia lasciando il lago completamente asciutto. La conseguente inondazione interessò il paese di Lesina e la costa adiacente, generando la massima ingressione marina, mai registrata su un litorale italiano, con migliaia di morti.

Potrebbe ripetersi un evento sismico di tali dimensioni e cosa rischierebbero le nostre abitazioni?

«La costa garganica potrebbe, eventualmente, anche, essere interessata da maremoti, seppur già dal 2017 in Italia è stato istituito il SiAM – Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma, nel quale collaborano tre istituzioni: l’INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che opera attraverso il CAT – Centro Allerta Tsunami, l’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e il Dipartimento della Protezione Civile, per informare in tempo la popolazione. Relativamente alle nostre abitazioni occorre ricordare che il rischio sismico complessivo va valutato tenendo conto sia degli aspetti della vulnerabilità della struttura, sia della pericolosità dei luoghi legata alla sismicità di base (classificazione sismica nazionale) e sia alla valutazione della risposta sismica locale (effetti di sito) che dipendono dalla geolitologia di base. Purtroppo molto spesso, anche, nelle progettazioni tali elementi vengono sottovalutati o addirittura trascurati tutto a discapito della sicurezza», dice la geologa, Giovanna Amedei.

Quale potrebbe essere la cosa migliore da fare?

«Essere consapevoli che si vive in una zona sismica, che le nostre abitazioni specie quelle dei centri storici, hanno bisogno di interventi di messa in sicurezza, che eventuali opere abusive possono danneggiare la staticità degli immobili e, quando si fanno delle ristrutturazioni, non preoccuparsi solo delle piastrelle o della rubinetteria, ma anche della natura del terreno e delle fondazioni, perché in una zona sismica nuove scosse ci saranno… Nel dire questo non sono una veggente, ma un semplice geologo che, come tanti colleghi, si confronta ogni giorno con tali problematiche», risponde Giovanna Amedei, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Puglia.

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