L’estensione delle verifiche ha inoltre consentito di accertare ulteriori violazioni connesse con la regolare tenuta di farmaci e dispositivi medici, eseguendo il sequestro di 650 confezioni di medicinali defustellati e 25.300 mascherine facciali irregolari.
di Redazione —
Il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute ha avviato, d’intesa con il Ministero della Salute, una vasta campagna di accertamenti per verificare la corretta esecuzione di tamponi e analisi antigeniche per la ricerca del Covid-19 nei punti prelievo delle farmacie e centri di analisi che hanno aderito al protocollo d’intesa col Ministero e con il Commissario straordinario per l’emergenza Covid.
I controlli dei Carabinieri del NAS, sono partiti dallo scorso mese in tutta Italia soprattutto per contrastare il fenomeno dei “falsi positivi” e cioè persone già risultate positive che si presentano presso un punto di prelievo con la tessera sanitaria di un altro soggetto “no vax” al fine di fargli ottenere, alla scadenza del periodo di quarantena e successivamente a un test negativo effettuato da quest’ultimo, il “green pass”.
Per questo i Carabinieri, come si sottolinea in una nota, «hanno soprattutto verificato che, all’esecuzione dei tamponi rapidi, farmacie e centri richiedessero il documento di identità insieme alla tessere sanitaria, in modo da identificare correttamente i cittadini che si sottoponevano al test.».
I Nas durante i controlli, nell’ultimo mese, in 1.360 farmacie e centri di analisi, non hanno trovato irregolarità solo sulle procedure di identificazione, ma anche sulla formazione del personale e sulla stessa regolarità dei tamponi rapidi usati, tanto da essere risultate irregolari 170 strutture, pari al 12,5%. Hanno contestato 282 violazioni legate a motivi diversi, tra cui l’uso di tamponi e kit reagenti non regolari che, non rispettando gli standard richiesti, potevano fornire un risultato inattendibile. Mancata identificazione e registrazione delle persone che si sottoponevano a tampone. Sono state trovate irregolarità nella comunicazione delle risultanze nella piattaforma sanitaria informatica. Altre contestazioni riguardano l’inadeguatezza delle figure professionali impiegate nell’esecuzione dei tamponi, in quattro casi fatti da personale non qualificato e in altri casi privo del green pass obbligatorio.
A volte i tamponi rapidi venivano fatti in ambienti non idonei, in androni di condominio o sottoscala, in locali promiscui (tamponi fatti negli stessi locali destinati alla vendita di farmaci) o in totale assenza di autorizzazione regionale, aumentando il rischio di contagio.
Alla fine delle ispezioni i Carabinieri hanno sospeso l’attività di 21 punti di prelievo di tamponi rapidi condotti in condizioni igienico-strutturali carenti e con modalità non compatibili con la prosecuzione dell’attività.
Sono stati sequestrati complessivamente 677 kit per tamponi rapidi risultati non idonei e individuati 18 operatori che svolgevano l’attività sebbene privi del green pass.
L’estensione delle verifiche ha inoltre consentito di accertare ulteriori violazioni connesse con la regolare tenuta di farmaci e dispositivi medici, eseguendo il sequestro di 650 confezioni di medicinali defustellati e 25.300 mascherine facciali irregolari.