di Redazione —

«Sempre più lavoratori/lavoratrici di Poste Italiane vedono vanificato il senso reale del loro impegno, dei loro sforzi, dei loro disagi, cioè del loro lavoro. Infatti, capiscono che il lavoro si svolge in condizioni difficoltose, in ogni settore lavorativo, come fossero inspiegabilmente mandati ogni giorno allo sbaraglio, senza i dovuti mezzi necessari e attrezzature o senza le informazioni per poter lavorare in modo preciso, e devono spesso “inventarsi” soluzioni personali, che, invece, dovrebbero venire dall’azienda. A questa situazione sconcertante, si deve aggiungere quella di chi ha anche serissimi problemi di salute, che viene spostato in sedi molto lontane e disagiate. Inoltre, per tamponare il vuoto di organico strutturale creato dalla metà degli anni 90, considerato che, dalle 222mila unità, del 1994, si è arrivati alle 110mila unità, del 2024, si utilizza lo sfruttamento del precariato, con decine di migliaia di giovani assunti solo per un breve periodo e poi lasciati a casa, per sostituirli con altri giovani temporanei, e così via, creando disoccupati in serie, invece di assumere stabilmente i giovani, eliminando l’abnorme carenza. Attualmente, per lavorare bene, ne servono 90mila. 

Il risultato finale di questo trattamento è quello della produzione di un livello di stress inaudito, con più malattie e infortuni, a cui va aggiunto il fatto che tanti si trovano spesso a lavorare oltre l’orario di lavoro, senza nemmeno essere retribuiti. Inoltre, tra tutte le grandi aziende ex statali, trasformate in spa e privatizzate, i dipendenti di Poste Italiane, sono quelli che economicamente se la passano peggio, ricevendo i già molto miseri aumenti stipendiali, addirittura, alla fine del 2027, mentre il costo della vita aumenta ogni giorno. E, invece di ricevere aumenti di stipendio congrui e coerenti alla situazione reale, i dipendenti si vedono “portati” a entrare nei vari “fondi” pensione, sanitari, ecc.

PERCHÉ ACCADE QUESTO?

Nel 1998, Poste Italiane è stata trasformata in Spa. Una Spa si fa per guadagnare molti soldi e venderla ai soci privati, che, ogni anno, si divideranno questi soldi (i “dividendi”). E, nel 2015, sono entrati i soci privati. Dunque, il motivo per cui dal 2016 il servizio postale italiano è finito distrutto dall’incivile sistema di consegna della posta “a giorni alterni e rarefatti”, mentre gli sportelli attivi agli uffici postali sono stati ridotti e 1.900 uffici postali sono stati soppressi, è solo quello di ridurre sempre di più il personale, per ottenere maggiori “dividendi” da distribuire ai soci privati azionisti. Da qui nascono i problemi dei lavoratori postali, sia stabili che precari, costretti a lavorare male, in condizioni sempre peggiori ed economicamente più svantaggiose.

COSA SUCCEDERÀ

I piani aziendali non guardano in faccia nessuno. Dietro la propaganda su giornali e tv, con postini che viaggiano sereni su monti innevati o isole, con giovanissimi direttori di uffici postali, con squadre di addetti rilassati che si esibiscono in pose e sfilate di moda per mostrare le tute “pigiama” aziendali, c’è l’esigenza politica di smentire in modo pubblico chi denuncia, apertamente, il malessere del personalecome fa SLG-CUB Poste, perché Poste Italiane deve mostrare che tutto va bene, per continuare a ricevere il sostegno politico, da governo e parlamento, per la privatizzazione e per più tagli del personale. Ecco che la sfiducia degli utenti, danneggiati dal sistema “a giorni alterni e rarefatti” e dagli uffici postali chiusi, viene aggirata con la tesi che hanno deciso da soli di cambiare abitudini ed esigenze. Ecco che le mal tenute cassette postali vengono sigillate. Ecco che il servizio universale, il cui obbligo è previsto fino al 30 aprile 2026, ha fatto dire a Poste Italiane di poterne uscire anche prima.

Ecco che le notizie sulle sperimentazioni delle consegne postali con droni e mezzi a guida autonoma si susseguono. Ecco che tutto ciò che si può fare senza personale o con meno personale possibile viene incentivato, come i servizi on line e virtuali. Ed ecco perché si stabilizzano pochi precari, e si resta sottonumero, visto che un’azienda che ha l’obiettivo di ridurre il personale non assume per aumentarlo. Ma ecco che, magicamente, la posta che si dice calata in Poste Italiane, poi aumenta nelle ditte esterne, le quali stanno facendo ricerche di personale.
SLG-CUB Poste continuerà a denunciare e lottare, ma può farlo meglio con la condivisione di tutti», scrive SLG-CUB Poste in un comunicato stampa, inviato agli organi di informazione, con il quale denuncia lo stato di malessere del personale di Poste Italiane.

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