Una panoramica tra domande che resteranno senza risposta e consueti schieramenti all’Italiana dei pro e dei contro, dove, i primi, i favorevoli, non vedono solamente una riduzione e compressione del percorso formativo, ma un modello educativo, mentre, ai secondi, i contrari, non sembra essere una buona idea “scontare” un anno di studio alla scuola superiore.
di Piero Mastroiorio —
Non sono passati molti giorni dal via al rinnovo e l’ampliamento del Piano nazionale per la sperimentazione di percorsi quadriennali di istruzione secondaria di secondo grado, un modello di scuola, ancora sotto osservazione, che in molti casi sta fornendo indicazioni su come potrebbe essere l’istruzione superiore accorciata di un anno rispetto ai classici cinque, che già si sono costituiti, cosa normalissima in Italia, i due schieramenti i pro e i contro, dove, per il primo schieramento, ovvero i favorevoli, non si tratta di una mera riduzione e compressione del percorso formativo, ma un vero e proprio modello educativo, mentre per i secondi, i contrari, non sembra essere una buona idea “scontare” un anno di studio nella scuola superiore.
Tra i pro c’è Amanda Ferrario, dirigente scolastico dell’ITE Tosi di Busto Arsizio, pioniera dei percorsi quadriennali, che ad “Orizzonte Scuola”, ha spiegato quali vantaggi possa offrire agli studenti, sottolineando che: «La scuola è molto cambiata nel corso degli anni. Non possiamo pensare, che uno studente che oggi vive una realtà fortemente europea, sia ancorato, invece, a un modello didattico statico da ormai oltre cinquant’anni. Inoltre, la riforma dell’università, tre più due, va nella direzione di una carriera scolastica differente. Si pensi alle opportunità post diploma: non solo università, ma anche percorsi innovativi come gli ITS, esperienze in atenei stranieri il tutto in linea con l’età dei coetanei degli altri paesi. Essere diplomati a 18 anni permette un indubbio vantaggio competitivo.
Meno tempo scuola, ma più tempo dedicato a percorsi altamente innovativi. Che partono prima a settembre e terminano a fine giugno, ogni anno. Che nella loro proposta includono molto tempo in alternanza, ‘learning week’, esperienze formative all’estero, incontri con il mondo del lavoro e delle imprese, ‘project work’, sviluppo di competenze necessarie ad adattarsi a contesti difficilmente prevedibili adesso. I ragazzi non avranno uno sconto, ma un investimento in termini di qualità dell’apprendimento. Imparare ad apprendere sviluppando i propri talenti per adattarsi alle situazioni lavorative o di studio che si dovranno affrontare in futuro.».
Tra i contro c’è Alfonso D’Ambrosio, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Vo’ Euganeo, sempre in Veneto, nel Padovano, che ha pubblicato un duro intervento dal tono sarcastico sulla sua pagina Facebook nel bel mezzo delle Festività natalizie, che, sempre ad “Orizzonte Scuola”, spiega: «In sogno, come avviene agli innovatori della scuola che si inventano le cose prima sui social e poi le portano in classe, mi è apparsa una visione e così ve la racconto: facciamo la scuola superiore invece che in 5 anni, in 4 anni. Vado a cercare su Google e scopro che questa cosa l’hanno già fatta. Leggo, si dice, non si tratta di scorciatoie e non ci saranno «sconti»: i corsi di studi dovranno, infatti, assicurare agli studenti il raggiungimento degli obiettivi specifici di apprendimento e delle competenze previsti, per il quinto anno di corso, entro il termine del quarto anno. Insomma, mi pare di capire, da ignorante, che quello che si faceva in 5 anni, ora si compatta in 4 anni. Si riempie la testa allo stesso modo, tranquilli, semplicemente per farvi arrivare prima al mercato del lavoro (quale?) o all’università (ehi ragazzi sapete che potete prendervi le lauree online pagando e semplicemente facendo esami con domande a crocette?) vi faranno fare lo stesso numero di ore di 5 anni, in 4 anni. Gli obiettivi sono gli stessi! Che grande cosa! Però leggo: si potranno fare laboratori in più e scegliersi il proprio percorso: ma non si può fare già ora? Ma tranquilli. i vostri docenti si chiameranno sempre allo stesso modo, la lavagna sarà sempre la stessa e gli strumenti di laboratorio che avete ora saranno sempre uguali.
Perché non fare i 5 anni della primaria e i 3 delle medie iniziando a 3 anni?
Ci ritroveremo ad avere persone diplomate già a 15 anni. A 5 anni sapranno le tabelline e a 10 faranno il latino… Pazienza se ne perdiamo qualcuno per strada. Intanto abbiamo fatto innovazione. Detto questo. la cosa che mi ha svegliato dal sogno è che tutto questo avviene già, ma avviene in un modo che mi lascia basito: le scuole si sono ingegnate. Percorsi quadriennali colorati e luccicanti con nomi roboanti. Indirizzo con big data. Curvatura verso l’eco sostenibilità. Economia circolare. Percorso su agrifood e tanto altro… Eppure gli insegnanti sono gli stessi, anche gli arredi sono gli stessi…», quindi, il preside D’Ambrosio, conclude con un occhio alla possibile dispersione scolastica: «Penso che alla dispersione scolastica, ad una scuola aperta a tutti del dettato costituzionale, si debba rispondere con dati ed evidenze e non con sperimentazioni avviate in 1 o 2 mesi. Penso che non è la scuola della quantità. 1, 3 o 4 o 5 anni, che ci renderà più europei. Ma è la scuola della qualità, inclusiva, responsabile, dove la pedagogia e la ricerca non sono nuove discipline, una scuola che costruisce e si interroga con dati ed evidenze e con percorsi collegiali interni autonomi che possa renderci migliori ed è con questa scuola che l’Europa ci prenderà a modello. Torno a dormire e chissà che mi capiterà qualche altro sogno. Ricordate quando si cambiarono i corsi di laurea da 4 a 3+2? Alla fine gli studenti rimanevano indietro lo stesso, perché i curricoli erano uguali e i prof gli stessi. Non è cambiando numeri o mettendosi etichette luccicanti e nomi strani che si cambiano le cose e si posseggono competenze nuove.».
A noi restano le domande: cambieranno i libri di testo e le cattedre, o resteranno sempre gli stessi? Veramente si pensa di cambiare la scuola cambiandone i nomi ed accorciandone gli anni? Veramente si pensa che l’abito faccia il monaco o non quello che vi è dentro? La riduzione degli anni serve a far comprendere più cose agli alunni o semplicemente a far apparire un carrozzone un “carpentum”? Veramente si pensa di migliorare la tragica situazione degli studenti italiani, ultimi in Europa per competenze di base, accorciandone gli anni e pretendendo che assimilino le nozioni di 5 anni in 4 anni? Veramente si crede che in una scuola, dove ogni studente dovrebbe avere le stesse opportunità, tutto possa essere rispettato accorciandone i tempi? Veramente si crede che, accorciandone i tempi, la scuola riesca a capire le potenzialità dei suoi studenti? Con il taglio di un anno, l’esame conclusivo, il tanto temuto, da alcuni negli anni passati, Esame di Stato, resterà uguale o sarà ‘accorciato’ in una qualche maniera, abolito o cosa? I nostri ragazzi cosa perderanno in cultura, accorciando di un anno il loro studio? Quanti argomenti resteranno ignoti e non trattati in classe per scarsità di tempo con il taglio di un anno?
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