TURI: «Il decreto per quanto riguarda la certificazione verde nelle scuole è inattuabile, discriminante e senza prospettive; che in sede di conversione va modificato e sostanzialmente reso costituzionale; che vanno rimesse le mani a livello legislativo perché le questioni in ballo non possono più essere risolte amministrativamente. Noi non chiediamo di allargare ma di rivedere tutto. Il Ministero sta andando oltre il decreto in modo illegittimo. È confusione su confusione.».
di Redazione —
Prosegue la polemica, sul green pass a scuola, del sindacalista della Uil Scuola, Pino Turi, che, dopo aver ritirato la delegazione ai tavoli ministeriali, torna a contestare le indicazioni ministeriali relative alla certificazione verde per docenti e Ata, che a suo modo di vedere andrebbero anche oltre il decreto del 6 agosto, infatti, secondo il segretario della Uil Scuola, l’esclusione dall’obbligo di green pass degli ITS, Istituti tecnici superiori, e degli IEFP, Istruzione e Formazione Professionale, di operatori delle mense, assistenti all’autonomia e alla comunicazione e di supporto ad alunne ed alunni con disabilità che operano a scuola ma non sono dipendenti del ministero dell’Istruzione sembra essere «l’ulteriore dimostrazione che il decreto per quanto riguarda la certificazione verde nelle scuole è inattuabile, discriminante e senza prospettive; che in sede di conversione va modificato e sostanzialmente reso costituzionale; che vanno rimesse le mani a livello legislativo perché le questioni in ballo non possono più essere risolte amministrativamente. Noi non chiediamo di allargare, ma di rivedere tutto.
Il Ministero sta andando oltre il decreto in modo illegittimo. È confusione su confusione.
È indispensabile accostare al ‘Green pass’ screening e tracciamento che devono essere a carico dell’amministrazione, non delle scuole. Si stanziano i fondi nel decreto per fare i tamponi, mentre, il Ministero scrive che non sono necessari quelli preliminari per l’accesso a scuola.».
Quindi, il sindacalista a proposito della nota firmata da Stefano Versari, il capo dipartimento, in cui si dice che «il Ministero dell’Istruzione prevede la sospensione dello stipendio dal primo giorno di mancata esibizione del green pass, mentre il decreto dice dal quinto», commenta: «Queste sono minacce inutili», indicando il punto della comunicazione ministeriale sulle Conseguenze sul mancato possesso della certificazione verde Covid-19, dove si legge: «…Riguardo le conseguenze delle assenze ingiustificate, oltre l’anzidetta sanzione della sospensione del rapporto di lavoro e di quella amministrativa, comminabili a partire dal quinto giorno, per norma di carattere generale, anche per quelle comprese fra il primo e il quarto giorno, al personale non sono dovute ‘retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominato.».
Sottolineando, a proposito della piattaforma annunciata per la gestione dei green pass, che: «Ben venga, ma non è la soluzione ai problemi. Ogni tanto ne annunciano una. La sottosegretaria Floridia aveva comunicato quella sulla mobilità e poi non se ne è saputo più niente», Turi ha annunciato il ritiro della delegazione trattante al ministero dell’Istruzione pur lasciando la firma sul Protocollo di sicurezza.