PUGLIA

SAN SEVERO: una città moribonda, che sta continuando lentamente a morire

di Redazione —

Un tempo, in relazione ai pensieri e/o disappunti dei lettori, inviati per posta, si diceva riceviamo e pubblichiamo, oggi si e “taggati“, meglio “etichettati“, dal verbo inglese “to tag”, appunto “etichettare”, dall’imprenditrice Lucia Buoncristiano, proprietarie gestore di bar che, sulla sua pagine scrive e tagga il nostro direttore, che risponde in altra pagina, così dice: «Sono qui a scrivere tutto il mio rammarico e il mio disappunto nei confronti dell’attuale amministrazione comunale che, come la precedente, continua ad accanirsi nei confronti delle attività commerciali, quali, bar, pizzerie, ristoranti.
In una città deserta, la cui popolazione è passata da 62.000 a circa 49.000 abitanti nell’ultimo decennio, abbandonata a sé stessa, un cantiere a cielo aperto, priva di aree verdi, priva di una programmazione, priva di servizi, priva di tutto, gli amministratori, a distanza di mesi dall’insediamento, anziché agevolare gli imprenditori, già precedentemente penalizzati e duramente colpiti dal Covid e dal post-Covid, hanno pensato bene di infierire con controlli, tasse, verbali e chiusure.


Ciò che mi fa più rabbia è l’aver assistito durante la scorsa tornata elettorale all’ennesima passerella dei vari candidati consiglieri che si riempivano la bocca di “dovrei” e “farei”, belle parole, idee, progetti a cui non c’è stato ancora alcun seguito: San Severo resta la città moribonda, che sta continuando, lentamente, a morire.

La scorsa estate, diversi paesi limitrofi, anche con una nuova amministrazione, sono riusciti ad organizzare, in breve tempo, eventi estivi con i fiocchi evitando lo spostamento dei residenti e promuovendo il turismo. Invece, per la nostra città, il nulla cosmico… vergognoso!

Ancor più vergognoso e penoso è che si chieda, chieda, chieda, sempre di più: quasi, un tentativo di soffocamento, che si aggiunge alle pretese dello Stato, già costantemente sul groppone e incessantemente con le mani in tasca. Lo stesso Stato, che, durante il Covid, ha “agevolato”, diciamo così, i piccoli imprenditori e, che, ora pretende tutto indietro, con gli interessi.

Voglio chiedervi, cari amministratori e care amministratrici: ma voi vivete la città? Camminate per le strade? Ogni tanto vi fate una passeggiata in centro? Con quale coraggio pretendete i tributi, per l’occupazione del suolo pubblico, l’ombra proiettata sul suolo, la conformità delle lampadine e, parlate di inquinamento acustico, per un po’ di musica dal vivo?

Ci dovreste ringraziare, perché rendiamo ancora un po’ viva, a spese nostre, questa città e nel nostro piccolo ce ne prendiamo cura. Invece no! Sanzioni, sanzioni e sanzioni!
Vi impettite parlando di leggi, normative, regolamenti, che, com’è ormai tristemente noto, valgono solo per alcuni, per coloro che non portano voti, soldi e favori, per i non amici degli amici, per i non parenti dei parenti. Ridicolo!

Vogliamo parlare della festa patronale? Parliamo anche di quella! A vostro avviso, è normale che dopo essersi affannati, tutto l’anno per prepararci, arrivano i forestieri e si piazzano, senza alcun criterio, in larghezza e in altezza, davanti alle attività, già esistenti, ostruendo e bloccando passaggi, strisce pedonali e rampe per i disabili? Sempre perché, ovviamente, sono amici o parenti di qualcuno, a nulla servono PEC, video, foto e segnalazioni. Questa situazione è nauseante!

Mi ero ripromessa di non intervenire più in questioni politiche, ma le cose storte proprio non le digerisco. In questa Città, tutto è il contrario di tutto, per forza di cose si è costretti alla disonestà e se non sei così molli! Ciò che più mi rattrista è aver realizzato che l’orchestra è cambiata, ma la musica è sempre la medesima, che quelli che ritenevo, da destra a sinistra, passando per il centro, persone serie e affidabili, in realtà si sono mostrate deboli e con le mani legate. Siete una grande delusione.».

Piero

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