di Alessandro Marco Fusco

Fanno certamente parte della storia della nazione italiana sia i territori nord orientali d’Italia, cioè la Venezia Giulia, l’Istria, la città di Fiume e la Dalmazia, sia le popolazioni che la abitavano particolarmente nel ventesimo secolo e, anche, quelle che oggi sono le minoranze italiane nelle repubbliche di Slovenia, Croazia, Bosnia e Montenegro, nate dalla disgregazione di quella che fu la Jugoslavia.
Questi territori che da nord a sud del mare adriatico sono di fronte alle coste della penisola (appenninica) italiana e le popolazioni hanno avuto da sempre contatti, connessioni e legami con quella che oggi chiamiamo Italia, dal Veneto alla Puglia, dal fu Granducato di Toscana al Regno delle Due Sicilie, dallo Stato Pontificio a Malta, alla Sardegna e alla Corsica.

Siccome la vicinanza, anche fisica, è grande mi preme di parlare di queste terre e delle sue genti e quindi è doveroso parlare della fuga che portò al quasi totale abbandono, esodo se vogliamo, delle popolazioni istriane e dalmate dovute ad orrori che portano il nome di foibe, soprattutto, nonché persecuzioni, ricatti, usurpazioni e vendetta sociale e razziale per tutti gli anni ’40 e ’50 del Novecento.

Molti italiani dell’Istria, molti fiumani e dalmati trovarono rifugio, anche, in Puglia, quindi, noi, dobbiamo affrontare il tema in questione e capire le ragioni che hanno spinto una così grande massa di popolo di un territorio di confine, ma dal chiaro carattere italiano, a lasciare letteralmente tutto, anche, i benestanti, per cominciare una nuova vita in posti che non erano considerati propriamente “casa“.

Solo dal 2004 il Giorno del Ricordo ha dato la possibilità di parlare, quasi sottovoce, a qualche esule per raccontare la loro storia ed i loro ricordi traumatici, considerando che si tratta di quasi 300.000 persone che hanno dovuto lasciare, a malincuore, le proprie case e le proprie città.

Gli argomenti che verranno trattati nella conferenza che si terrà in collaborazione con il Centro CRD per la Storia della Capitanata, riguardano le foibe, delle voragini carsiche utilizzate per far sparire in modo crudele italiani in genere ed oppositori politici anche non italiani, di prima e dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, le violenze fisiche e psicologiche della famigerata polizia politica jugoslava OZNA, la fuga verso la Repubblica italiana, più matrigna che madre accogliente, dimensioni, tempi, motivi, con i racconti di alcuni istriani.

La maggior parte delle famiglie di origine istriana o dalmata, in particolare quelle che si sono rifatte una vita nella repubblica, hanno tutte storie molto simili: spesso erano coppie sposate italiane, in gran parte oppure miste, con figli piccoli, con parenti imprigionati dai soldati del maresciallo Tito oppure fatti sparire in foiba o in mare; gente scappata al di qua del confine abbandonando tutto, lavoro, famigliari più anziani, il lavoro e, anche, grandi e piccole proprietà, partendo con spesso nemmeno una valigia, ma solo con i vestiti addosso.

Quasi tutti, ormai definiti profughi, vissero in campo profughi, da Trieste, al nord e al sud Italia, anche in Puglia, ricavati in vecchie caserme, vecchie fabbriche, ex colonie estive o altri fabbricati privi di quasi tutto. L’accoglienza, soprattutto al nord, non fu buona e non si provava a far realmente integrare i nuovi arrivati che erano in miseria maggiore degli altri italiani ridotti male dalle conseguenze della guerra e dei bombardamenti “alleati“. In famiglia e nei paesi si parlava italiano e, a volte, si conosceva anche un po’ di croato, la lingua dell’allora minoranza particolarmente nell’Istria interna, a Fiume e a Zara, in Dalmazia. Molti anziani sono rimasti in Istria da soli.
Molti “profughi” non sono mai più ritornati nelle loro terre di origine, per timore di rivedere quelle stelle rosse sulle divise delle guardie e dell’esercito jugoslavo.

Per concludere, si cercherà quindi di fare un minimo di luce su quello che fu l’esodo e gli eccidi, finalmente noti a tanti italiani, indicati con il termine di foibe, dato che i documenti storici disponibili dalle cosiddette guerre jugoslave degli anni ’90 in poi sono finalmente abbondanti, ma non sempre affidabili. Questi temi, fino al 1989, quando cadde il muro di Berlino e ci fu il crollo dei regimi communisti, in Europa, non erano molto conosciuti, per colpa delle implicazioni politiche in Italia e solo con le vicine guerre in Jugoslavia sono iniziati molti approfondimenti storici sul tema di più ampio respiro.


Anche uno spiraglio di luce può illuminare una stanza oscura…

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