Un sondaggio, realizzato da ‘PwC, Global Consumer Insights Pulse Survey’, che ha coinvolto 9.180 consumatori in 25 Paesi, rivela come questi scelgano di ridurre le spese e cambino le proprie abitudini per contrastare l’impatto dell’aumento dei prezzi.
di Redazione —
Secondo un sondaggio realizzato da PwC Global Consumer Insights Pulse Survey, che ha coinvolto 9.180 consumatori in 25 Paesi, la metà dei consumatori è “estremamente” o “molto preoccupata” per la propria situazione finanziaria personale (50%), con un quinto estremamente preoccupato (22%) e i consumatori in diversi Paesi del Mondo non nascondono la loro preoccupazione per l’aumento dei prezzi di beni e servizi e tanti sono coloro che hanno scelto di ridurre le spese, per contrastare l’impatto dell’inflazione. Cambiano, quindi, le abitudini di acquisto e di consumo. Guardando al futuro, ben il 96% degli intervistati intende adottare strategie di risparmio nei prossimi sei mesi, secondo il sondaggio.
Il gruppo più pessimista (42%) prevede di ridurre significativamente la propria spesa in tutte le categorie di vendita al dettaglio. I consumatori, ad esempio, scelgono di viaggiare di meno e di passare alla marca più economica di un determinato prodotto o, addirittura, di rinunciare a uno usato regolarmente e, per quanto riguarda i prodotti alimentari, il 24% ha dichiarato di voler ridurre la spesa, rispetto al 12% del sondaggio precedente. Allo stesso tempo, però, i consumatori non rinunciano al consumo etico e sostenibile. Più del 70% ha dichiarato, infatti, di essere disposto a spendere di più per il cibo che arriva dagli agricoltori locali e per i beni prodotti da un’azienda nota per pratiche etiche, come il sostegno ai diritti umani e al benessere animale.
Anche le criticità presenti lungo la catena di approvvigionamento stanno influenzando il comportamento di acquisto dei consumatori. Quasi sette su dieci intervistati hanno affermato che l’aumento dei prezzi è il fattore che più di tutti influisce sulle loro esperienze di acquisto in negozio (68%), seguito dai prodotti esauriti (42%) e dalla seccatura di stare in coda più a lungo (39% ). Allo stesso modo, quando è stato chiesto di identificare i problemi riscontrati “quasi sempre o frequentemente” durante gli acquisti online negli ultimi tre mesi, il 48% ha citato l’aumento dei prezzi dei beni di consumo. Quasi un quarto ha citato l’impossibilità di acquistare un prodotto, perché esaurito o perché i tempi di consegna erano più lunghi di quanto dichiarato (entrambi 24%).
Il sondaggio ha indagato anche sulle motivazioni che spingono i consumatori a scegliere tra l’e-commerce e i negozi fisici. Quando ai consumatori è stato chiesto come potrebbero cambiare le loro spese e il loro comportamento di acquisto nei prossimi sei mesi, il 43% ha affermato di voler aumentare lo shopping online, percentuale in calo rispetto al 50% del sondaggio precedente. Allo stesso tempo, anche l’intenzione di aumentare gli acquisti nei negozi fisici è diminuita in modo significativo, dal 33% al 23%. In questo caso, più della metà dei consumatori che scelgono questo canale di acquisto o magari di effettuare ordini online ma ritirare in negozio (54%) ha dichiarato di farlo perché offre loro la possibilità di verificare che i prodotti non siano rotti o difettosi e per essere certi che siano i prodotti che hanno ordinato. Inoltre il 40% di coloro che intendono aumentare gli acquisti in negozio e diminuire quelli online ha dichiarato che ciò è dovuto al fatto che i costi di consegna sono troppo elevati.