L’immagine dell’Italia che emerge dalla 24^ edizione del Rapporto sulla qualità della vita, dopo gli accadimenti degli ultimi due anni, è quella di un Paese sempre più divaricato, tra un Nord che ha saputo dimostrare buone doti di resilienza e un Sud dove si manifestano sempre più gravi sacche di disagio personale e sociale, anche se siamo tornati grossomodo alla situazione del 2019, il Sud segna un tracollo, sotto molti aspetti.
di Redazione —
L’ultima classifica annuale di ItaliaOggi e Università “La Sapienza” di Roma, relativa alla qualità della vita in Italia, rivela, dopo anni di alternanza tra Pordenone e Trento, quest’anno rispettivamente 9^ e 2^, come sia la provincia di Parma ad essere prima in classifica, 39^ nell’edizione 2021 e a chiudere sia la città di Crotone, scivolata di una posizione rispetto allo scorso anno. Oltre alla sorpresa Parma, ci sono quelle relative a Bolzano, passata dall’ottava alla terza posizione, Bologna, che passa dal 27° posto alla 4^ posizione e Milano, che guadagnando quaranta passa dalla 45^ posizione alla 5^, nonché, Trieste che dal 40° posto balza in 7^ posizione e Firenze balzata dal 30° posto alla 6^ posizione. da 31ª a sesta. Guardando il fondo di questa speciale classifica sopra Crotone, ci sono Napoli, che era in 103^ posizione, Foggia, che risale di due posizioni. A perdere maggior quota è Taranto che dalla 94^ posizione scende al 103° posto.
Dalla ricerca di ItaliaOggi Sette-Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni, giunta alla 23ª edizione, si ricava come la “pandemia” non abbia agito in egual misura in tutte le zone del Paese, mettendo a nudo aree di vulnerabilità, a sorpresa, anche nel Nord Italia e come abbia messo in evidenza la capacità di reazione di altre zone e delle Metropoli, in particolare.
Tre le tendenze emerse quest’anno, la prima rappresenta una costante degli ultimi anni, la crescente complessità che caratterizza l’analisi della «qualità della vita» in Italia, che ha reso necessario affiancare alle tradizionali classifiche una lettura trasversale del fenomeno, resa possibile dalla classificazione delle 107 province italiane in 5 cluster. I risultati ottenuti consentono di avvalorare l’ipotesi, formulata negli anni passati, secondo cui deve ormai ritenersi superata la generica contrapposizione tra Centro-Nord e Mezzogiorno, in quanto non rappresenta l’unico paradigma interpretativo per spiegare le differenze nei livelli di qualità della vita tra le province italiane. A tale visione devono affiancarsi una serie di letture trasversali dove province «minori», non necessariamente collocate nel Nord del Paese, sono contraddistinte da un notevole dinamismo, non soltanto imprenditoriale, e da condizioni economiche favorevoli, bassa inflazione, valori immobiliari contenuti, buoni livelli di reddito e ricchezza patrimoniale pro capite. Il livello di qualità della vita che negli ultimi anni le ha caratterizzate è risultato spesso superiore a quello di molte aree metropolitane.
La seconda tendenza, che è verosimilmente collegata alla precedente, riguarda l’emersione di significative aree di disagio sociale e personale non necessariamente dislocate in Italia meridionale e insulare. Il fenomeno assume una particolare rilevanza nell’attuale situazione, dovuta all’emergenza pandemica, che ha messo sotto pressione le strutture sanitarie e ha spinto il governo a intervenire con nuove e inedite forme di assistenza. L’epidemia non ha colpito con la stessa virulenza tutte le zone del Paese, rivelando inaspettate aree di vulnerabilità anche nel Nord.
La terza tendenza, che si delinea con chiarezza nell’indagine 2021, è una forte ripresa che ha caratterizzato le province del Centro-Nord appartenenti al cluster Metropoli. Il punteggio medio finale delle province di questo raggruppamento si colloca ai vertici per la prima volta da quando abbiamo introdotto il nuovo strumento di lettura trasversale. Verosimilmente, tale fenomeno indica che, nella fase di uscita dall’emergenza pandemica, sono le grandi aree urbane del Centro-Nord che hanno mostrato la maggiore resilienza.
Nella sua evoluzione storica, il fenomeno che si etichetta come «qualità della vita» è sempre stato caratterizzato da un percorso non lineare, determinato da un insieme estremamente eterogeneo di cause che si sovrappongono e interagiscono tra loro su e nel territorio, ed è solo nel lungo periodo che risulta possibile individuare dinamiche e tendenze di fondo. La ricerca ha utilizzato, quindi, un indicatore che sintetizza lo «stato» della qualità della vita nel nostro Paese facendo riferimento al numero di province in cui la qualità della vita è buona o accettabile e alla relativa popolazione.
Sia nel 2016 sia nel 2017 le province censite nei primi due gruppi sono state 56 su 110, per poi attestarsi a 59 su 110 nel 2018 e a 65 su 107 nel 2019. Nel 2020, a causa dell’emergenza pandemica, l’elevata stabilità che caratterizza la dimensione della popolazione è in larga parte dovuta alle proprietà degli indicatori che la definiscono e che riflettono la elevata stabilità nel tempo delle tendenze demografiche, per tale motivo che anche la classifica di questa dimensione è caratterizzata dalla stessa proprietà. Bolzano si conferma al primo posto nella classifica della popolazione, risultato che si ripete da sette anni a questa parte. Seguono, a posizioni invertite rispetto allo scorso anno, Caserta e Barletta-Andria-Trani, mentre Ragusa si piazza al 4° posto per il secondo anno consecutivo.
Delle 23 province che si classificano nel gruppo di testa, erano 22 nella passata edizione, nessuna si trova nel nord-ovest, contro le 3 province censite nel 2020; il nord-est è presente con le 2 province di Bolzano e Trento in Trentino-Alto Adige, contro le 5 censite lo scorso anno.
Per l’Italia centrale figura una sola provincia, Latina nel Lazio, a fronte delle 2 classificate nelle quattro passate edizioni. Le 20 province rimanenti appartengono all’Italia meridionale e insulare, rispetto alle 12 della passata edizione. Vi figurano 3 province campane (nell’ordine Caserta, Napoli e Salerno); tutte le province pugliesi ad eccezione di Lecce; la provincia di Matera in rappresentanza della Basilicata; tutte le province calabresi ad eccezione di Cosenza; tutte le province siciliane ad eccezione di Messina ed Enna.
Nelle 21 posizioni di coda (una in meno rispetto alla passata edizione) si registra, come nei sei anni passati, una significativa presenza di province del nord ovest, mentre è stabile quello di province del nord-est.
Nel gruppo di coda troviamo 12 province dell’Italia nord-occidentale, fra cui 5 delle 8 province piemontesi (nell’ordine Verbano-Cusio-Ossola, Asti, Vercelli, Alessandria e Biella), Aosta, Cremona e Pavia in Lombardia e le quattro province liguri. Il nord-est è rappresentato da Belluno e Rovigo per il Veneto; Gorizia e Trieste per il Friuli-Venezia Giulia; Piacenza e Ferrara in Emilia Romagna. L’Italia centrale figura con la sola provincia di Massa-Carrara in Toscana, mentre per l’Italia meridionale e insulare figurano soltanto Isernia in Molise e Oristano in Sardegna. Chiude la classifica Biella, già in penultima posizione lo scorso anno.
Riguardo la salute l’indagine conferma un risultato già conseguito nelle passate edizioni: Isernia si classifica al primo posto, seguita da Ancona, Catanzaro e Terni.
Nelle 18 posizioni di testa, stabili negli ultimi due anni, si incrementa leggermente la presenza di province dell’Italia del nord-ovest e diminuisce quella di province dell’Italia centro-meridionale. Nel gruppo di eccellenza 2 province del nord-ovest, Genova in rappresentanza della Liguria e Milano in rappresentanza della Lombardia, mentre. come nelle passate due edizioni non risultano censite province dislocate nel nord est. L’Italia centrale figura con 6 province, fra cui Siena, Pisa e Grosseto in Toscana, Terni per l’Umbria, Ancona per le Marche e Roma per il Lazio. Infine, l’Italia meridionale e insulare è rappresentata da 9 province, una in meno rispetto allo scorso anno: L’Aquila in Abruzzo; Isernia e Campobasso in Molise; Benevento e Avellino per la Campania; Foggia in Puglia; Potenza in Basilicata; Catanzaro in Calabria; Cagliari in Sardegna.
Ad ogni modo, la scarsa consistenza del primo gruppo segnala che nelle province italiane la dotazione di servizi sanitari si attesta prevalentemente su livelli medi o medio-bassi. In generale, per quanto riguarda la distribuzione territoriale dei servizi, questa si presenta ampiamente eterogenea. I servizi sanitari si concentrano prevalentemente nelle province in cui è presente un grande centro urbano (Roma, Milano), in poli di eccellenza nella ricerca medica (Pisa, Siena), ma esistono anche altri fattori. L’eterogeneità nella distribuzione territoriale delle strutture sanitarie riflette verosimilmente le caratteristiche dei rispettivi bacini di utenza o specifiche scelte politiche nazionali e soprattutto locali.
Va comunque notato che nelle prime 50 posizioni figurano tutte le province in cui sono presenti centri urbani di dimensioni medie e grandi. Nel complesso, sono 59 le province in cui la dotazione di servizi medico-ospedalieri e diagnostici risulta scarsa o insufficiente, come nella passata edizione.
Le posizioni di coda comprendono 26 province, come lo scorso anno, 6 sono dislocate nel nord-ovest, 3 delle 8 province piemontesi, nell’ordine Cuneo, Vercelli e Asti; Como in Lombardia; Imperia e La Spezia in Liguria. Il nord-est è presente nel gruppo di coda con 7 province, una in più rispetto alla passata edizione. Vi figurano Trento per il Trentino-Alto Adige, il cui piazzamento potrebbe essere determinato da lacune nel sistema informativo disseminato dal Ministero della Salute; Vicenza e Treviso in Veneto; Trieste, Udine e Gorizia in rappresentanza del Friuli-Venezia Giulia; Reggio Emilia in Emilia Romagna.
Quanto all’Italia centrale, risultano censite 6 province, fra le quali figurano Livorno e Pistoia in Toscana, Fermo nelle Marche, Latina, Frosinone e Viterbo nel Lazio. Infine, per l’Italia meridionale e insulare troviamo Taranto e Barletta-Andria-Trani in Puglia; Vibo Valentia in Calabria; Trapani e Agrigento in Sicilia; Sud Sardegna e Oristano in Sardegna. Chiude la classifica Trento.