Università Europea di Design di Pescara e Tashkent Institute of Textile and Light Industry insieme per scoprire e apprezzare la cultura tessile uzbeka, con l’obiettivo di progettare prodotti innovativi e di tendenza, dove materiali semplici, vetro, plastica, legno, carta, vecchi abiti e tessuti, rielaborati dagli studenti, in nuovi concetti e prodotti, acquisiscono un significato culturale legato alla cultura uzbeka.
di Piero Mastroiorio —
Nell’ambito del processo di internazionalizzazione dell’UED, Università Europea del Design, di Pescara, a fine 2019 è stato firmato un Protocollo d’Intesa tra la UED e il TITLI, Tashkent Institute of Textile and Light Industry, con lo scopo di stimolare lo scambio culturale tra Italia e Uzbekistan attraverso la formazione e il reciproco scambio, ottica, che ha fatto muovere l’UED, per integrare, all’interno del corso triennale di Fashion Design, una esercitazione che permettesse agli studenti di scoprire e apprezzare la cultura tessile uzbeka. Il corso di Fashion Lab, di fatti, ha assegnato ai suoi 20 studenti il progetto “Anima”, per la creazione di una serie di accessori ispirati alla storia dei tessuti e dei costumi uzbeki.
Questo tipo di ricerca e progettazione rientra nell’ambito del concetto di glocalizzazione, che consiste in un nuovo paradigma economico capace di sfruttare al meglio i risultati della globalizzazione, partendo dalla bellezza e dalle particolarità delle culture locali, valorizzando le differenze stilistico/culturali di diversi popoli per poterli poi portare, grazie alla progettazione e attualizzazione, alla ribalta del mondo globalizzato, dove UED e il TITLI iniziano un percorso mirato a magnificare le differenti culture, ad averne rispetto e a renderle note a livello globale.
Nell’ambito del corso di Fashion Lab, secondo anno di formazione in Fashion Design, è stato assegnato lo sviluppo di un progetto intitolato “Uzbekistan” con l’obiettivo di incentivare una ricerca sperimentale e di decontestualizzazione volta alla progettazione di prodotti innovativi e di tendenza, dove materiali semplici, vetro, plastica, legno, carta, vecchi abiti e tessuti, rielaborati dagli studenti dell’UED in nuovi concetti e prodotti capaci di stimolare la loro creatività, acquisiscono un significato culturale attraverso l’attribuzione di un linguaggio legato alla cultura uzbeka.
Nel processo creativo che si genera è insita la bellezza della trasformazione del significato e del linguaggio derivante dal processo di decontestualizzazione degli oggetti, che compongono i nuovi prodotti. Il progetto “Anima”, nato dall’idea di raccontare l’essenza di un Paese, del quale, apparentemente, siamo meno informati, ma che ha una grande ricchezza, sia dal punto di vista storico, che artistico e, che, attraverso le sue creazioni, porta a viaggiare con la mente nel lontano ed affascinante Uzbekistan, è focalizzato sul concetto di sostenibilità, in particolare l’ispirazione è avvenuta dalla triste storia del lago d’Aral, che, situato alla frontiera tra l’Uzbekistan e il Kazakistan, si è prosciugato fino a scomparire. Per questo si è deciso quindi di affrontare il tema della sostenibilità, utilizzando materiali naturali come il cotone, il lino e la canapa.
Il design utilizzato dagli allievi si ispira alla cucina uzbeka, alla tipica focaccia obi, che somiglia al pane Naan indiano per la sua forma a disco, considerato sacro grazie ad una leggenda che racconta della passione di ogni nuovo governatore per la creazione di speciali monete. Altro elemento fondamentale da cui si è preso ispirazione sono le lunghe trecce che distinguevano una donna sposata da una nubile.
Sono state create borse immaginando che fossero gli occhi e l’anima delle donne, consapevoli dei loro valori, desiderose di una riscoperta della loro identità più profonda.
La borsa è stata interpretata con disegni e motivi geometrici caratteristici dell’architettura indo-islamica, che metaforicamente diventano finestre sull’infinito. I colori riprendono le brillanti tonalità del posto: turchese, rosso e smeraldo. L’architettura uzbeka, elemento fondamentale per trarre maggiore ispirazione è stata rivisitata in chiave moderna, destrutturandola e ricomponendola attraverso una sorta di rinascita. Punto di riferimento per le creazioni la piazza del Registan di Samarcanda, simbolo della vita uzbeka e importante centro storico. È proprio dalle tre scuole islamiche, che incorniciano questo ambiente, che parte l’idea alla base della collezione. Se iniziassimo a camminare per le vie dei mercati agricoli di Bazar Sia di Samarcanda ci sembrerebbe di aver posato lo sguardo all’interno di un caleidoscopio: giochi di luci, di colori, di armonie che si mischiano tra loro e creano sempre nuove percezioni, che hanno dato lo spunto e vita ad una collezione che è un contenitore di storia.
Per quanto riguarda i tessuti e i colori si sono utilizzati il velluto e un tessuto stampato, che riportano colori caldi.
I diversi elementi realizzati, inoltre, presentano dei punti luce e delle nappe, elemento tipico della cultura del Paese.
Per rappresentare il più possibile la cultura uzbeka si è deciso di utilizzare due materiali che fanno parte della sua terra e della sua cultura: il rame e la lana. Materiali molto diversi, che, intrecciati tra loro, definiscono un equilibrio perfetto, dando vita ad eleganza e positività, rispecchiando quello che è il carattere del popolo uzbeko.
Il progetto ha avuto come obiettivo quello di concatenare tra loro tradizione e modernità. , dove, per rappresentare la prima si è voluto riproporre i colori dei mausolei religiosi e dei portali presenti all’interno della città, che ancora oggi conservano il loro fascino inestimabile, per la seconda, invece, è stata scelta una delle più rivoluzionarie e innovative tecnologie del XXI secolo ovvero la stampa 3D.