Mentre Kossovo e Serbia cominciano a tagliare con sospensioni energetiche la fornitura ai rispettivi cittadini e l’America invia navi contenenti gas all’Europa, il Banco dell’energia promuove il Manifesto “Insieme per contrastare la Povertà energetica”, con la speranza di contrastare un fenomeno in rapida crescita come la povertà energetica.

di Piero Mastroiorio —

La povertà energetica è un problema, che, riconosciuto anche dalla Commissione europea, a livello europeo e nazionale, riguarda un cittadino europeo su quattro e più di un italiano su sei, dati che, con molta facilità, si aggraveranno con l’aumento dei costi dell’energia e, se ve ne saranno, con le conseguenze della pandemia, le costrizioni in casa fecero aumentare i consumi energetici.
Nei giorni scorsi il Banco dell’energia ha promosso il Manifesto “Insieme per contrastare la Povertà energetica”, che ha l’obiettivo di contrastare un fenomeno in rapida crescita a causa della crisi pandemica e dei costi della transizione ecologica. Il contrasto alla povertà energetica fra l’altro è uno degli obiettivi inseriti nell’Agenda ONU 2030 per garantire a tutti l’accesso a sistemi di energia convenienti, sicuri, sostenibili e moderni.

«Ad oggi, meno di un terzo dei paesi europei ha adottato ufficialmente una misura per la povertà energetica e solamente pochi di essi, tra cui Francia, Irlanda, Regno Unito e Slovacchia, hanno inserito una sua definizione nelle proprie legislazioni. A livello nazionale, secondo le analisi effettuate dall’OIPE, Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica, i costi che le famiglie devono sostenere per gli usi energetici domestici negli ultimi anni sono lievitati al punto che l’8,5% dei nuclei familiari, circa 2.200.000 famiglie, nel 2019 era in povertà energetica», si legge nel Manifesto a proposito della situazione in Italia ed  Europa, dove la Commissione europea che ha lanciato iniziative come EPOV, Osservatorio europeo sulla povertà energetica e, nel luglio 2021, ha promosso EPAH, Energy Poverty Advisory Hub.
Come se non bastasse, su questa situazione già grave, si abbattono le conseguenze della pandemia, l’aumento dei consumi per il riscaldamento, l’aumento dei costi dell’energia che ha già ripercussioni pesanti sulle famiglie, non a caso si moltiplicano le proposte per affrontare il problema nell’anno imminente, considerato che si prevedono ulteriori aumenti almeno per l’inizio del 2022, come si legge nel Manifesto: «Le cause che possono provocare una condizione di povertà energetica sono molteplici: basso reddito; scarsa efficienza energetica delle abitazioni e/o degli elettrodomestici; limitata conoscenza degli strumenti di agevolazione per interventi di efficientamento e difficoltà di accesso agli stessi; limitate risorse disponibili per anticipare le spese di ristrutturazione e difficoltà di accesso al credito. A ciò si aggiunge, l’aumento del costo dell’energia.».

Intanto mentre il Banco dell’Energia e della rete creata si pongono l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sui consumi energetici, l’accessibilità agli strumenti di efficientamento energetico e il sostegno alle persone/famiglie vulnerabili, arrivano notizie poco rassicuranti sulla situazione energetica europea, l’America ha inviato verso i porti europei navi cisterna con a bordo GNL, gas naturale liquefatto, che, tramite rigassificatori, può essere immesso nelle reti nazionali.
come non sono meno tragiche le notizie che arrivano dal Cossovo dove, secondo quanto riportato da Bloomberg, il Kosovo ha introdotto blackout continui a turno alla maggior parte dei suoi due milioni di cittadini, annunciando, il 23 dicembre scorso, da parte di KEDS, Energy Distribution Services, interruzioni di corrente di due ore a causa di un “sovraccarico” della sua rete elettrica e la richiesta ai clienti di ridurre i consumi data “la generazione interna insufficiente per coprire i consumi e la crisi energetica globale”.
Al Paese balcanico, la nazione più povera d’Europa, che ha avuto un problema tecnico nella sua più grande centrale elettrica a carbone, tanto da dover chiudere, lo scorso mese, costringendo il governo a importare elettricità a prezzi elevati, quindi al di sopra delle possibilità economiche della piccola regione-stato, si affianca la Serbia, altra nazione balcanica, accusata di essere alla base della crisi energetica del Kosovo, costretta a tagliare l’elettricità ai clienti, per gravi problemi di fornitura avvenuti dieci giorni prima e non dipendenti da Belgrado, che si incolpa di una crisi che ha origine altrove.

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