SLG-CUB Poste ha comunicato a Poste Italiane che «le spese dei tamponi, per tutti, sono a carico dell’azienda e non dei lavoratori, come ogni spesa per la sicurezza sul luogo di lavoro (Tus 81/08, art. 15. comma 2) e ribadisce che sosterrà i lavoratori che ne chiederanno il rimborso.».
di Redazione —
«Quasi due anni passati nella tempesta del covid, mentre i dirigenti si sono subito rintanati nei loro palazzi sicuri, lanciando messaggi recitati dai loro bunker.
Ci si deve ricordare di quando Poste Italiane non forniva le mascherine e fu necessario impartire indicazioni sindacali perentorie di autotutela, per non lavorare a rischio di contagio e restare a disposizione. Addirittura, in qualche luogo di lavoro si arrivò a chiamare i Carabinieri, per far tirare fuori le mascherine. Tutti i lavoratori di Poste Italiane subirono la paura di dover lavorare ed esporsi per il “servizio pubblico essenziale”.
Ora è arrivato un governo che ha voluto spaccare i lavoratori, con un “green pass” discriminatorio ‘ad hoc’, attaccandone alla radice il diritto al sostentamento, mentre l’azienda si manifesta in modo ancora più discriminatorio, non accettando ancora di dover pagare i tamponi a tutti i lavoratori, ma decidendo di farlo solo per i nuovi vaccinati.
SLG-CUB Poste ha già comunicato a Poste Italiane che le spese dei tamponi, per tutti, sono a carico dell’azienda e non dei lavoratori, come ogni spesa per la sicurezza sul luogo di lavoro (Tus 81/08, art. 15. comma 2) e ribadisce che sosterrà i lavoratori che ne chiederanno il rimborso.
È evidente che si sta portando avanti una strategia di appoggio reciproco, governo/Poste, per obbligare tutti i lavoratori ad effettuare un vaccino non obbligatorio, ma è anche vero che un atto coercitivo di tale portata, dal principio ‘fascista’, per piegare le persone, in questo modo, al volere del potere, non può riservare nulla di buono per nessuno. Infatti, se oggi questo sistema viene accettato e applicato per un motivo X, domani verrà applicato per un motivo Y, e poi per un motivo Z, ecc.
Per questo motivo, SLG-CUB Poste non può condividere questo metodo e questa impostazione assolutistica governativa e condanna anche l’atteggiamento e il comportamento aziendale, che, oltre al caos e all’angoscia creati dal green pass del governo, vuole dividere i lavoratori tra favoriti e sfavoriti.
Una vergogna che non esiste in nessuna nazione civile del mondo e che SLG-CUB Poste denuncia pubblicamente», si legge nel comunicato stampa, relativo all’obbligatorietà all’esibizione del green pass, per lavorare, inviato alle testate giornalistiche dal SLG-CUP Poste, sigla sindacale dei lavoratori delle Poste Italiane.