Con bollette quintuplicate, che rendono insostenibili i costi di gestione, le aziende si trovano di fronte all’alternativa di aumentare il prezzo del pane fino a 5-6 € al chilo, oppure cessare l’attività, che porterebbe alla conseguente perdita di circa 1.350 imprese di settore e di circa 5.300 posti di lavoro.
di Redazione —
Nei giorni scorsi si sono rincorsi gli allarmi che vedono i panificatori dichiarare essere a rischio la produzione di pane artigianale e la voce prezzo, che annuncia il rischio di raggiungimento del tetto dei 6 € al chilo.
«Abbiamo non più di sessanta giorni davanti il rischio, dobbiamo dircelo, è che tra un paio di mesi il pane artigianale possa sparire dalle tavole degli italiani. Le piccole e medie imprese di questo passo scompariranno lasciando spazio ai grandi operatori industriali», dice Antonio Tassone, presidente nazionale Assipan Confcommercio, che chiede al Governo un credito d’imposta capace di compensare l’incremento del costo energetico, nonché un tetto massimo a questi costi, soprattutto, quelli dell’energia, come afferma la sigla: «Nel periodo precrisi i costi delle materie prime energetiche, di bollette di luce e gas, era pari in media al 5% circa del fatturato complessivo aziendale. Oggi c’è un balzo di queste voci che in media, per i panificatori, sono quadruplicate. Da qui alla metà del 2023, in assenza di aiuti concreti si rischia di perdere fino a 1.350 imprese dell’intero settore della panificazione che potrebbero chiudere senza essere sostituite da nuove imprese, con una perdita di circa 5.300 posti di lavoro.
Riteniamo indispensabile l’immediato inserimento delle imprese della panificazione fra quelle energivore, alla luce soprattutto dell’impatto che tale voce di costo ha sul valore della produzione e, in linea generale, chiede di procedere alla revisione della fissazione dei prezzi del gas sul mercato TTF, ossia l’indice di borsa del gas sul mercato dei Paesi Bassi, dal quale sarebbe opportuno sganciarsi e di valutare la possibilità di praticare prezzi del gas legati ai contratti di fornitura, cioè sulla base dei prezzi all’importazione che sono notevolmente più bassi di quelli del mercato TTF. Inoltre, il contesto economico attuale richiede di riconsiderare l’attivazione della moratoria sui finanziamenti in essere per un periodo di almeno 12 mesi, cosi come avvenuto in piena emergenza pandemica. Senza questi interventi immediati il pane artigianale, bene primario per eccellenza, potrebbe presto mancare sulle tavole degli italiani.».
Intanto il prezzo del pane è destinato a salire, molti tipi di pane, per quelli più “pregiati” o per quelli con farine speciali, i 6 € al chilo sono stati già superati, come dice Unipan Campania Confcommercio, che attraverso le parole del suo presidente, riportate da “il Sole 24 Ore“, Mimmo Filosa, sottolinea: «Con bollette quintuplicate che rendono insostenibili i costi di gestione, le aziende si trovano di fronte all’alternativa di aumentare il prezzo del pane fino a 5-6 € al chilo, oppure cessare l’attività.».