Secondo quanto è emerso dai monitoraggi del progetto COMMON, rete a tutela del Mediterraneo, su oltre 90.000 oggetti raccolti sulle spiagge mediterranee e analizzati, 17.000 sono mozziconi di sigaretta, mentre per quanto riguarda la fauna marina analizzata, un pesce su tre ed oltre la metà delle tartarughe ha ingerito plastica,
di Redazione —
I monitoraggi del Progetto COMMON, rete a tutela del Mediterraneo, che ha coinvolto Legambiente, l’Università di Siena e il CIHEAM di Bari, l’Istituto Nazionale di Scienze e Tecnologie del Mare di Tunisi e l’Università di Sousse per la Tunisia, l’ONG libanese Amwaj of the Environment e la riserva naturale di Tyre, per il Libano, ha fatto emergere come la plastica rappresenta l’80% dei rifiuti dispersi nell’ambiente marino e costiero. In particolare, su oltre 90.000 oggetti, raccolti sulle spiagge e analizzati mediante protocolli scientifici armonizzati, tra i diversi partner del progetto, circa il 20%, 17.000, è rappresentato da mozziconi di sigaretta, 6.000 sono cotton fioc e più della metà dei rifiuti rinvenuti, il 53%, è monouso o usa e getta. Inoltre, su oltre 700 individui analizzati, riconducibili a 6 specie ittiche, è risultato che un pesce su tre ha ingerito plastica, in più della metà delle tartarughe analizzate sono stati ritrovati rifiuti e come sottolinea una nota stampa del progetto: «Segnale di un impatto fortemente negativo per tutta la biodiversità marina. Questo non solo a causa dei problemi dovuti all’ingestione dei rifiuti, ma anche ai possibili effetti tossici legati agli additivi aggiunti ai materiali plastici.».
«Sebbene il nostro mare, sia più piccolo degli oceani Atlantico e Pacifico, è uno degli hotspot di biodiversità più importanti al Mondo, ma, purtroppo, anche uno dei maggior sei, nel Mondo, per quanto riguarda la concentrazione di plastiche in mare. Uno dei maggiori ostacoli al contrasto di questo fenomeno è rappresentato dalla presenza di legislazioni e regole nazionali troppo complesse e poco uniformi tra loro. Per questo, con il progetto COMMON, abbiamo promosso l’adozione di politiche comuni tra i Paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo, perché il problema del ‘marine litter’ va affrontato agendo a livello internazionale, con un’azione congiunta e coordinata dei singoli stati», spiega Giorgio Zampetti, Direttore Generale di Legambiente.
«L’impatto del ‘marine litter’ sulla fauna marina varia, anche, a causa delle diverse forme e dimensioni del rifiuto. Se da una parte riguardano l’intrappolamento degli esemplari principalmente in reti da pesca e oggetti galleggianti, dall’altra l’ingestione dei rifiuti può portare a malnutrizione, morte per soffocamento, ostruzione del tratto intestinale, inedia. Inoltre, l’ingestione di plastica e microplastica può provocare alterazioni a vie metaboliche e sistemi endocrini, dovuti al rilascio di sostanze tossiche contenute o assorbite dalla plastica (ftalati, composti organoclorurati e altre sostanze tossiche) una volta all’interno degli organismi», spiega Legambiente.
Durante gli anni, gli animatori del progetto, per promuovere l’impegno dei cittadini e degli “utenti del mare”, hanno organizzato un centinaio di eventi di sensibilizzazione per varie categorie interessate: pescatori, stabilimenti e operatori economico-turistici della costa, amministratori di città costiere, studenti, società civile, e altre organizzazioni. I pescatori, incontrati nelle aree pilota, circa 268 tra singoli e cooperative, hanno partecipato a workshop e seminari incentrati sugli impatti del ‘marine litter’ sulla loro attività e sul problema, molto sentito, della gestione dei rifiuti accidentalmente raccolti durante la pesca. Mentre, gli operatori turistici, circa 80, sono stati coinvolti in workshop e nella campagna estiva di sensibilizzazione BEach CLEAN, un’iniziativa volta a promuovere una migliore gestione dei rifiuti negli stabilimenti balneari di località del Mediterraneo ad alto afflusso turistico. Inoltre, il progetto ha promosso Clean Up The Med, una grande iniziativa di volontariato ambientale, giunta ormai alla sua 30^ edizione, che, nel corso di COMMON, ha visto oltre 2.000 volontari, provenienti da 20 paesi del Mediterraneo, prendere parte alle attività di pulizia delle spiagge, rimuovendo 10 tonnellate di spazzatura marina in quasi 24.000 km di costa.