L’ultimo Report di ‘Save The Children’ sulla maternità in Italia mostra uno scenario critico con forti disuguaglianze: il 42,6% delle mamme tra i 25 e i 54 anni non è occupata e il 39,2% con 2 o più figli minori è in contratto part-time, soprattutto, come sia ancora elevata la forbice tra i redditi delle donne e degli uomini.
di Piero Mastroiorio —
Una ricerca, “Le Equilibriste. La maternità in Italia nel 2022”, effettuata da “Save The Children”, che definisce le donne, madri, lavoratrici “equilibriste”, perché sempre in cerca di un “equilibrio per conciliare la vita professionale e le esigenze di cura dei figli”, dipinge uno scenario molto critico: in primo luogo le percentuali relative all’occupazione, il 42,6% delle mamme tra i 25 e i 54 anni non è occupata, con un divario rispetto ai loro compagni di più del 30%. Do sia stato conservato il lavoro, spesso si trasforma in un contratto part-time, per il 39,2% di donne con 2 o più figli minori.
Nel primo semestre 2021, solo poco più di 1 contratto a tempo indeterminato su 10 è a favore delle donne., come si legge in una nota di Save The Children, che sottolinea: «Nel 2020 sono state più di 30.000 le donne con figli che hanno rassegnato le dimissioni, spesso per motivi familiari o perché non supportate da servizi sul territorio, carenti e troppo costosi, come gli asili nido. Continua ad essere sempre più larga, inoltre, la forbice tra i redditi delle donne e degli uomini. Le donne, a differenza degli uomini, sono ancora in notevole svantaggio quando nei loro orizzonti di vita prende corpo la decisone di avere un figlio e questo avviene non solo sul versante occupazionale, ma anche su quello retributivo.».
Il tasso occupazionale tra uomini e donne subisce, poi, un ulteriore divario e cambia notevolmente a seconda delle aree del Paese, arrivando a sfiorare il picco del 62,6% nel Mezzogiorno, seguito dal 35,8% al Centro e da un 29,8% al Nord. Inoltre, mentre l’occupazione dei padri tende a crescere all’aumentare del numero di figli minorenni presenti nel nucleo, per contro, quello delle madri tende a diminuire. A fronte del 61% di madri con un figlio minorenne occupate (3 donne su 5), gli uomini nella stessa condizione che hanno un lavoro sono l’88,6%. Il divario aumenta quando entrambi i generi hanno due o più figli minorenni, con un totale di donne occupate del 54,5% a fronte dell’89,1% degli uomini.
Nonostante in Italia ci sia stata una leggera ripresa economica, questa non ha incluso le donne, dai dati risulta che delle 267.775 trasformazioni contrattuali a tempo indeterminato del primo semestre 2021, solo il 38% riguarda donne, come afferma Save The Children, sottolineando: «Uno scenario molto complesso, quindi, nel quale le mamme sono alla continua ricerca di un equilibrio tra vita familiare e lavorativa, spesso senza supporto e con un carico di cura importante, aggravato negli ultimi anni a causa della pandemia» e come spicchino i valori in discesa riguardo il lavoro stagionale «con 17,7%, la somministrazione, 15,3% e, solo per ultimo, l’indeterminato con un bassissimo 14,5%.
Per contro, degli oltre 2.000.000 di contratti attivati per gli uomini, quasi la metà, cioè il 44,4% è a tempo determinato, subito seguito dall’indeterminato con il 18%. Tra tutti questi numeri e dati, la costante è l’ingiustizia di genere. La recessione dovuta alla pandemia Covid-19, ha avuto conseguenze maggiori sulle attività lavorative delle donne rispetto agli uomini, accelerando ancora di più un gap di genere sotto il punto di vista economico, sociale ed educativo.».
«In Italia le donne, le mamme in particolare, hanno pagato un prezzo altissimo. La recessione conseguente alla pandemia è stata giustamente definita una ‘shecession’, i dati ci dimostrano che è una ‘momcession’. Anche la ripresa dell’occupazione del 2021 è connotata in larga parte dalla precarietà delle donne e delle mamme nel mondo del lavoro. Servono misure efficaci, organiche e ben mirate che consentano di bilanciare le esigenze dell’essere madri e quelle dell’accesso e della permanenza nel mondo del lavoro», dice, concludendo, la Responsabile Politiche per l’infanzia di Save the Children, Antonella Inverno.