di Piero Mastroiorio —
Ogni anno, nel periodo natalizio, precisamente il 21 dicembre, una fiamma speciale viaggia da Betlemme, la città dove nacque Gesù, fino a raggiungere centinaia di migliaia di persone in tutto il Mondo: la Luce della Pace di Betlemme. Simbolo di speranza, pace e fraternità che unisce cristiani e persone di diverse fedi in un messaggio universale di solidarietà e pace.
Una lampada viene accesa dalla lampada che si trova nella Chiesa della Natività a Betlemme e viene trasportata dagli Scout, da lì, per essere distribuita in diversi Paesi. L’iniziativa ha preso il via nel 1986 in Austria e da allora si è diffusa in Europa, raggiungendo anche altre parti del Mondo, come l’Italia, dove ogni anno la Luce della Pace è accolta e portata nelle case, nelle chiese e nei luoghi di ritrovo.
Il gesto di portare questa luce, non è solo un atto simbolico, ma un invito a riflettere sul significato profondo del Natale e sui valori di pace e fraternità, che dovrebbero guidare la vita quotidiana di ognuno, sebbene il suo significato religioso e simbolico sia profondo, la ‘manifestazione’ della Luce della Pace di Betlemme può essere considerata una “manifestazione in sordina” per diversi motivi.
Per quanto visto nel pomeriggio del 21 dicembre 2024, a San Severo, una cita di 49.000 abitanti e per il silenzio tombale degli organi di informazione, nonostante la sua portata internazionale, la Luce della Pace di Betlemme non riceve la stessa attenzione mediatica di altri eventi religiosi o civili. La sua distribuzione avviene, in massima parte, attraverso iniziative locali e a livello di comunità, coinvolgendo principalmente gruppi scout, chiese e famiglie che partecipano attivamente all’evento. Tuttavia, la sua visibilità globale non è tanto alta, rispetto ad altre manifestazioni natalizie o religiose di grande richiamo.
La domanda che mi sono posto, assistendo all’evento, invitato dall’Associazione culturale “Cultura in Movimento” di San Severo, che attraverso la sua Presidente, Giuseppina de Nicola, ha acceso una lampada ad olio con la “fiamma” proveniente da Betlemme, nella lampada “scortata” da scout di Trieste a bordo del treno, che ha fatto una brevissima sosta nello scalo ferroviario cittadino, é stata: la luce ha rilevanza più spirituale o più mediatica?
La risposta che mi sono dato é questa: il valore principale della Luce della Pace di Betlemme è simbolico e spirituale, legato alla pace, alla solidarietà e al ricordo della nascita di Gesù. Rappresenta la speranza e l’amore che dovrebbe unire le persone di buona volontà. Tuttavia, poiché il suo messaggio è più di tipo interiore che esteriore, la sua diffusione non è focalizzata sulla spettacolarizzazione o sulla creazione di eventi di massa, cosa, questa, che limita la portata al di fuori di determinati contesti di fede e solidarietà, contribuendo a farla rimanere in “sordina“.
A differenza di eventi che coinvolgono grandi numeri di persone in piazze o attraverso enormi celebrazioni pubbliche, la Luce della Pace di Betlemme è un evento che celebra la condivisione, la spiritualità di piccoli gruppi, l’intimità personale. Ogni anno, i membri delle comunità accolgono la “fiamma” con un senso di partecipazione privata e comunitaria, spesso senza l’intenzione di fare un grande “spettacolo“. Questo aspetto rende l’evento più raccolto e meno visibile rispetto ad altre manifestazioni.
Infine, credo, che la Luce della Pace di Betlemme può essere vista in “sordina“, anche, in relazione al contesto geopolitico e sociale: la Palestina, in particolare Betlemme, sono una regione segnata da conflitti e difficoltà. Un lembo di terra in cui la guerra e la violenza sono notizie più ricorrenti, dove la Luce della Pace potrebbe non essere percepita con la stessa forza simbolica di altre iniziative. La speranza e la pace che essa rappresenta possono sembrare un messaggio marginale rispetto alla drammatica attualità.
Guardando i partecipanti e la liturgia, che ruota attorno alla Luce della Pace di Betlemme, si potrebbe concludere, agevolmente, che si tratta di una manifestazione discreta, che trova la sua forza nel simbolismo e nel valore spirituale piuttosto che nell’attenzione mediatica. La sua “sordina” non ne diminuisce il significato. Al contrario, essa rappresenta una speranza silenziosa, ma potente, che continua a diffondersi a livello locale, nelle case e nelle chiese, portando il messaggio di pace in modo personale e intimo. La sua bellezza risiede nella sua semplicità e nel suo essere un invito a riflettere sull’importanza della pace e della solidarietà, senza il clamore delle grandi manifestazioni pubbliche.
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