La mia Los Angeles, oggi in fiamme. Città che non sarà mai mia come per chi qui ci è nato, ma che ho fortemente voluto come mia e dove sono diventata la persona che sono. Il petrolio, la scienza, il cinema, la storia, l’architettura. Non posso spiegare quanto io sia riconoscente a questo posto, alla sua gente, alle cose belle che ho imparato.
di Maria Rita D’Orsogna
Ti svegli e pensi che sia ancora notte, perché il cielo è grigio. E poi ti affacci e vedi tanti colori di cielo innaturale. Arancio, giallo, grigio scuro, grigio chiaro. Forme di nuvole grasse e minacciose. Se ti sforzi da qualche parte in lontananza vedi pure il blu.
L’aria puzza. Hai sete. La gola sente che ci sono cose innaturali in circolazione. La pelle è secca. Non hai più la voce.
Accendi la TV, e senti invece la voce rotta dei giornalisti che cercano di raccontarci la storia. Rotta dalla stanchezza, dall’enormità, dall’impotenza.
Gli incendi sono dappertutto. Acri ed acri ed acri. Semplicemente non ci sono abbastanza persone. Arrivano dall’Oregon e dal Nevada, ma il fuoco vince, per ora almeno. Zero containment in questo momento.
Ne ho vissuti tanti di incendi, qui a Los Angeles, ma mai così. Così vicino casa, cosi estesi, così tanti e vicino a posti e persone a me cari. Cosi minacciosi, e di fronte a cui ti senti piccolo. E poi ti dispiace per i vigili del fuoco che mai e poi mai potranno farcela, per quelli che hanno perso poco o tanto. Per la perdita collettiva di intere comunità.
Non è facile spiegare questa città perché esula da tutti gli schemi europei di città. Per uno che la conosce però Los Angeles County, quella che è una enorme megalopoli, è in realtà un insieme di centri di media grandezza, ciascuno con la sua storia e la sua peculiarità culturale, e la sua bellezza.
Conosco alcune persone che hanno perso la casa, ed altre che sono state evacuate. La linea dell’evacuazione di Santa Monica è a 2km da casa mia. Però tutti siamo al sicuro. E quindi il pensiero va a quello che resta, fuori e a quello che arriverà dentro.
Non sono ancora uscita di casa. Ma so che mi si spezzerà il cuore a sapere che tre miglia della Pacific Coast Highway sono andate in fiamme. Il posto dove andavo ogni tanto a mangiare il pesce fresco, a Malibu, è bruciato. Si chiama Reel Inn. Era una operazione di altri tempi, semplice e alla buona. Tutti lo conoscono, e lo amano qui.
Pacific Palisades High è bruciata. Ci sarò passata mille volte davanti. Le case dietro pure. Palisades è zona per ricchi, ma conserva un senso di piccola città di altri tempi se uno guarda bene. Ci vado ogni tanto, a farmi le unghia, a lavorare dai vari caffè della zona, a vedere l’architettura di Richard Neutra, a guardare l’oceano dall’alto e fra le bouganville, a trovare Tom.
Non so cosa sia ancora in piedi. La TV dice che 1,000 case sono bruciate. Pare anche quella di Tom.
Altadena è vicino alle montagne, dall’altro lato. Vado spesso a Sierra Madre che è lì vicino a trovare Cynthia e suoi bimbi di cui sono la madrina. Lei ha un enorme giardino. Ci sediamo e ce la raccontiamo e ridiamo. A volte camminiamo e io le dico sempre che mi pare di essere nella California dei pionieri. Abbiamo piantato alberi di avocado e sono venuti i cervi a mangiare le foglie. Ogni volta che ci vado porto via fichi e limoni. Cynthia è stata evacuata, con la sua anziana mamma e i bimbi.
Intanto annunciano che hanno evacuato la Canada-Flintridge. Li c’è la NASA e la maggior parte delle famiglie della zona sono scienziati o persone dell’indotto. Ci sono pure i Descanso Gardens. Bellissimi. La mia studentessa Eliya vive li, abbiamo fatto tante cose con lei, fra cui un piccolo documentario sull’uso di stupefacenti. Ha 16 anni e le voglio bene. Le scrivo. È stata evacuata anche lei con la sua famiglia.
Annunciano pure di conservare l’acqua e di bollirla se la si usa in casa.
Ecco, questa è, un po’, la mia Los Angeles, oggi in fiamme. Città che non sarà mai mia come per chi qui ci è nato, ma che ho fortemente voluto come mia, e dove sono diventata la persona che sono. Il petrolio, la scienza, il cinema, la storia, l’architettura. Non posso spiegare quanto io sia riconoscente a questo posto, alla sua gente, alle cose belle che ho imparato.
Sono le 9. Mi preparo. Fra un po’ esco e vedo di che si tratta.