L’indagine di Cittadinanzattiva su liste d’attesa e fondi per le Regioni per recuperare le prestazioni sanitarie sospese a causa del covid, rivela una grande disomogeneità, trasparenza non effettiva e, ancora, tanti i ritardi delle Regioni nel recupero delle prestazioni sanitarie rinviate, nonostante i fondi destinati a tale scopo, dal DL n.104 del 14 agosto 2020, siano ancora disponibili come previsto nel Decreto Sostegni bis.
di Redazione —
Cittadinanzattiva, nel presentare i risultati di un’indagine effettuata tramite lo strumento dell’accesso civico, in merito ai piani regionali per il recupero delle liste d’attesa e ai fondi ripartiti alle Regioni., segnale come vi siano ancora ritardi da parte delle Regioni nel recupero delle prestazioni sanitarie rinviate a causa del Covid, nonostante i fondi destinati a tale scopo dal DL 14 agosto 2020, n.104, fondi ancora disponibili come previsto nel Decreto Sostegni bis.
Le Pubbliche Amministrazioni, interpellate su alcune tematiche specifiche, emanazione del piano regionale per il recupero delle liste d’attesa e fondi previsti, programmi/azioni per il recupero delle liste d’attesa, numero prestazioni effettivamente recuperate e ancora da recuperare, hanno risposto in maniera diseguale, in particolare, hanno fornito risposte a tutti i quesiti Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta, P.A. Bolzano; solo risposte parziali: Campania, Piemonte, Puglia e P.A. di Trento; nessuna risposta: Basilicata, Calabria, Lazio, Lombardia, Toscana e Veneto.
Secondo quanto emerso dall’indagine, tutte le Regioni e le Province Autonome hanno emanato un proprio atto, come stabilito dal decreto legge del 2020. Emilia Romagna, Liguria, Marche, Puglia, Sardegna riportano i riferimenti alla normativa, ma non allegano atti. Per quanto riguarda le azioni intraprese per il recupero delle liste d’attesa, Marche, Molise, Puglia, Trento, Valle D’Aosta rimandano genericamente ad azioni previste dal decreto 104 senza mostrare altre evidenze. Campania, Piemonte, Sardegna non forniscono dati in merito alle azioni poste in essere.
Sempre dall’indagine emerge che nella provincia di Trento si è recuperato il 73% delle prestazioni ambulatoriali, 18.000 delle circa 24.000, ma solo il 39% degli screening oncologici e appena l’1% dei ricoveri. In Abruzzo il 64% degli screening oncologici sospesi è stato erogato, su un totale di 60.000, assieme al 43% delle prestazioni ambulatoriali e a quasi il 25% dei ricoveri.
In Friuli Venezia Giulia solamente lo 0,7% delle prestazioni specialistiche ambulatoriali è stato recuperato, su un totale di circa 215.000, insieme al 1% di circa 6.000 ricoveri. Mentre, in Sicilia sono oltre 3.000.000 le prestazioni ambulatoriali e 63.000 i ricoveri non erogati, ma non si sa quanti siano stati recuperati. Così pure in Molise, dove non si hanno notizie certe sul recupero di circa 10.000 prestazioni, fra specialistica e diagnostica, e di circa 1.100 ricoveri.
Meglio in Valle D’Aosta, dove è stato possibile recuperare il 32% dei ricoveri, il 49% degli screening oncologici, su un totale di circa 12.000 e il 39% delle prestazioni specialistiche ambulatoriali, su un totale di circa 9.000.
I dati relativi al numero di prestazioni recuperate, sul totale di quelle da recuperare, sono stati forniti anche da Emilia Romagna, dove è stato recuperato il 95% delle prestazioni e 35% dei ricoveri al 31/12/2020 e nelle Marche dove è sato recuperato il 50/70% delle prestazioni e dei ricoveri.
«Chiediamo alle Regioni di dare piena attuazione al piano di recupero delle liste di attesa post-covid, rendendo trasparenti le informazioni sui modelli organizzativi applicati, sulle tempistiche e sui criteri di priorità. Su un tema importante come quello del “ritorno alle cure ordinarie”, i cittadini non possono attendere oltre e hanno diritto ad avere piena trasparenza. Anche per questo chiederemo un confronto con il Gruppo di lavoro tecnico che sta per insediarsi presso il Ministero della Salute, per valutare come recuperare le prestazioni negate ai cittadini durante la pandemia. Ancora una volta constatiamo, con la nostra indagine, un ritardo sul tema della trasparenza da parte delle pubbliche amministrazioni che, nella gran parte dei casi, sembrano considerare come mero adempimento formale la risposta alla richiesta di informazioni da parte dei cittadini attraverso lo strumento dell’accesso civico», dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva.