di Redazione —

Riceviamo e pubblichiamo una lettera apertalettera, inviata ai Direttori di testata da parte di Luca Marsella, Portavoce di CasaPound Italia, inerente il corteo, dei giovani del Blocco Studentesco, vietato da parte delle Autorità, in cui si legge: «Egregio Direttore,
Le scrivo in merito al corteo del nostro movimento giovanile, il Blocco Studentesco, che era stato
regolarmente preavvisato agli organi competenti e che doveva tenersi il prossimo 30 novembre a
Milano. Il corteo è stato vietato e ci sono state notificate delle prescrizioni dal Questore, con delle
motivazioni che non sono solo oggettivamente paradossali, ma che ledono ampiamente la libertà
di espressione e quella di manifestare
.

In particolare, la possibilità che centri sociali, anarchici e realtà antagoniste organizzino delle contro-manifestazioni non autorizzate che degenerino in disordini non può rappresentare un impedimento ad un movimento qualsiasi di scendere in piazza.

Un movimento, in questo caso ‘CasaPound‘, che esiste da 20 anni, ha migliaia di iscritti su tutto il
territorio nazionale, opera alla luce del sole, fa politica, cultura, solidarietà.

In ‘CasaPound’ ci sono lavoratori, madri e padri, studenti, disoccupati, precari, che, fino a prova contraria, hanno gli stessi diritti di tutti gli altri.
Non mi risulta infatti, che siano in atto procedimenti per lo scioglimento o per la messa al bando di
una realtà che ad oggi non viola nessuna legge, anzi per anni si è presentata col proprio simbolo a
competizioni elettorali di ogni livello, dalle amministrative fino alle europee.

Perché o si decide che ‘CasaPound’ va sciolta, e non lo può certo disporre a suo piacimento una parte politica che non tollera la nostra esistenza, oppure qui siamo di fronte a un ricatto. Addirittura nelle motivazioni del divieto si fa riferimento a 18 anni fa, quando nel 2006 a Milano, a fronte di una manifestazione della Fiamma Tricolore, che tra l ’ altro si svolse senza disordini di alcun tipo, i centri sociali misero a ferro e fuoco la città, rovesciando persino delle auto in corso Buenos Aires.

Siamo di fronte a un metodo che rasenta quello mafioso e da uomini liberi, quali ci consideriamo, non possiamo né approvarlo, né sopportarlo.
Siamo di fronte a quello che potrebbe diventare un precedente pericoloso, che oggi colpisce ‘CasaPound’, ma che in un futuro, nemmeno troppo distante, potrebbe estendersi a qualsiasi movimento o partito non allineato al pensiero dominante o all’orientamento politico di chi amministra una qualsiasi città.
Chiaramente alla base del divieto c’è quanto accaduto il 9 novembre a Bologna ed il dibattito che
ne è scaturito. La domanda di fondo, se è giusto che ‘CasaPound’ possa manifestare o no, è
profondamente sbagliata.
Ed è davvero incoerente e irragionevole che sia sollevata da chi ci
accusa continuamente di violare la Costituzione e la democrazia.

Le domande che chiunque è in buonafede dovrebbe porsi su Bologna sono ben altre: perché sono state permesse altre tre manifestazioni che avevano intenti chiari, non distanti dal percorso del nostro corteo, che eppure era stato già preavvisato con largo anticipo?
Perché ai centri sociali è stato consentito di avvicinarsi così tanto a piazza XX Settembre dove doveva svolgersi il nostro comizio?
Perché sono stati fermati da appena 7 poliziotti, mentre noi ne eravamo circondati?
Solo grazie al nostro senso di responsabilità si è evitato il peggio quel giorno, ma se si continua su questa linea, negandoci il sacrosanto diritto di manifestare, si rischia di tornare ad anni di tensione e allo scontro politico di piazza, che già in passato hanno portato conseguenze tragiche per l’Italia.

Per questo oggi lanciamo un appello e chiediamo a giornalisti, intellettuali, politici e rappresentanti istituzionali di prendere una posizione affinché il corteo del ‘Blocco Studentesco’ il 30 novembre a Milano sia consentito.
Prendere posizione in questo caso non vuol dire condividere le nostre idee radicali o la nostra visione del mondo, ma difendere un principio di giustizia e di libertà. Perché è la libertà che è in ballo e non solo la nostra. Perché non possono esistere nel 2024 città ancora ostaggio di uno stantio antifascismo istituzionale e non.
Sia chiaro a tutti: non siamo certo noi a voler soffiare sul fuoco, non intendiamo essere usati e
strumentalizzati per interessi altrui. Abbiamo la responsabilità verso tanti ragazzi, anche
giovanissimi, che vogliamo tutelare.

Ci è stato insegnato, però, che non bisogna permettere mai che la propria dignità venga calpestata e che la libertà, a volte, va conquistata. Che la libertà, soprattutto, è un dovere, che noi intendiamo onorare ad ogni costo.».

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