“Flair Italia 2024” la ricerca di IPSOS che racconta una società contrassegnata dalle fratture sociali con una realtà oscillante tra dinamismo e immobilismo, radicalismo e difensivismo.
di Piero Mastroiorio —
Presentato, lo scorso 12 marzo 2024, presso Milano Luiss Hub, in collaborazione con Centromarca, il nuovo rapporto “Flair 2024”, pubblicazione annuale giunta alla XIV edizione di IPSOS, società multinazionale di ricerche di mercato e consulenza con sede a Parigi, dal titolo “Un Paese divergente. Una società contrassegnata dalle fratture sociali, oscillante tra spinte solidali e brame egoiste”, con l’obiettivo di analizzare le persone-cittadini-consumatori, i loro valori, gli atteggiamenti e le opinioni relative alla società in cui vivono e a cui aspirano, cercando di catturare l’atmosfera del nostro Paese, riconoscerne la direzione, proporre stimoli e riflessioni utili alla comprensione dello scenario d’insieme.
Il rapporto “Flair 2024” scatta la fotografia ad un Paese che si distingue per le sue contrapposizioni e che attraversa un periodo di profonde trasformazioni. Trasformazioni che sono segnate da fratture sociali, passioni inquiete e un senso di instabilità che oscilla tra dinamismo e retromarce, radicalismo e difensivismo, spinte solidali e brame egoiste. Una situazione che è il riflesso della complessità delle dinamiche sociali che caratterizzano l’attuale panorama italiano. Negli ultimi cinque anni, abbiamo assistito a una notevole accelerazione dei processi di transizione che stanno modellando i cambiamenti. Tale accelerazione è stata alimentata da una serie di crisi che si sono incrociate e susseguite. Crisi ambientali, economiche, sociali, finanziarie e sanitarie hanno tutte contribuito al quadro attuale, ciascuna lasciando il proprio segno nel tessuto sociale del Paese.
«La frammentazione emerge come la tendenza dominante che sta plasmando la nostra società, proiettata verso un futuro in cui appaiono sempre più forti complessità e contraddizioni. Per questo attraverso ‘Flair’ vogliamo fornire una visione più ampia possiamo non tanto dipingere con certezza il futuro che ci attende, ma dotarci degli strumenti per affrontare con maggior serenità e competenza le scelte che ognuno di noi deve assumere quotidianamente», le parole di Nicola Neri, CEO Ipsos a comento del rapporto, a cui hanno fatto eco quelle di Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos Public Affairs, che spiega: «Eventi che hanno portato l’Italia a emergere come un Paese divergente, contrassegnato da un notevole aumento delle divisioni sociali e delle distanze tra opportunità e desideri. In altre parole, l’Italia è diventata un Paese dove le differenze tra le persone, sia in termini di opportunità che di aspirazioni, sono diventate sempre più marcate.».
Nonostante alcuni segnali economici positivi, come l’aumento dell’occupazione e la diminuzione del timore di perdere il proprio posto di lavoro, la società italiana rimane profondamente divisa. Il 52% degli italiani ritiene che le distanze sociali siano aumentate negli ultimi anni. Il dato è particolarmente preoccupante quando si considera l’aumento delle differenze tra giovani e adulti. Tale fenomeno mette in luce un problema fondamentale della società italiana: la crescente disuguaglianza tra le diverse generazioni.
Il rapporto evidenzia un diffuso desiderio di una buona società, caratterizzata da sicurezza, equità, libertà e sostenibilità, come sottolinea il Presidente IPSOS vc, Nando Pagnoncelli: «Questa è la sfida che ci attende: costruire una società in cui ogni individuo possa realizzare il proprio potenziale, contribuendo al benessere comune. Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale promuovere politiche che favoriscano l’inclusione sociale, la giustizia economica e la tutela dell’ambiente. Solo attraverso un impegno collettivo e condiviso possiamo sperare di costruire la “buona società” che desideriamo.».
Ampio spazio è dedicato dal rapporto “Flair 2024” alla GenZ, dai cui dati emerge che il 73% degli italiani è convinto che sia molto alto il rischio che i giovani vivano in una situazione di maggiore povertà rispetto ai loro genitori. I giovani, a differenza degli adulti, si sentono più delusi (34% rispetto a una media del 29%), più insicuri (35% rispetto a una media del 26%), più angosciati (25% rispetto a una media del 18%), più confusi (20% rispetto a una media del 15%). Nonostante l’ampio uso delle connessioni social, la GenZ avverte come più fragili le relazioni con gli altri: si tratta del 47% dei ragazzi e delle ragazze fra i 25 e i 34 anni e del 46% dei 18-24enni, la media nazionale si ferma al 38%. Solo il 33% ritiene l’Italia un Paese aperto ai giovani e non a caso nella Generazione Z le forme di disuguaglianza percepite in crescita sono: le discriminazioni di genere, le diverse possibilità tra chi vive piccoli centri e città metropolitane, le differenti possibilità di accesso allo studio e alle opportunità formative. Le dinamiche più incerte di fronte al futuro per i giovani sono la stabilità lavorativa (39% contro il 12% degli adulti), la rete di amici e relazioni (20% contro il 10% degli adulti), mentre, il 32% dei giovani contro il 23% della media della popolazione, reputa il proprio bagaglio di conoscenze inadeguato. Riguardo gli aspetti della società contemporanea, i giovani reputano maggiormente sbagliati la mancanza di stabilità nel lavoro (32%); il livello ridotto delle prospettive future (43%), l’individualismo autorefenziale (24%) e le differenze di genere tra uomini e donne (26%, contro una media del 15%).
Tra i vari focus dal Rapporto c’è, anche, quello dedicato all’AI, intelligenza artificiale, al suo impatto sul mondo del lavoro e sulla vita personale delle persone e di come stia sempre più entrando nella vita quotidiana delle persone, nonostante, sia un tema ancora poco conosciuto: solo il 5% degli italiani si dichiara molto informato sull’AI. Circa 1 italiano su 3 ritiene che l’AI stia già oggi rivoluzionando il mondo del lavoro. Se si guarda a un orizzonte temporale più lungo, 5 o 10 anni, la maggioranza è concorde che l’impatto sarà importante, anche se non riguarderà solo il lavoro, ma, sempre secondo la maggioranza degli italiani, avrà un impatto significativo anche sulla sfera interpersonale. Tuttavia, è ancora presto per comprendere quale sarà il bilanciamento tra vantaggi e svantaggi prospettati. Se da un lato si riconoscono le positività dirette dell’AI tra cui la possibilità di demandare le azioni ripetitive alle macchine, aumentando così la produttività, è innegabile che si prefigurino anche svantaggi che riguardano in particolare possibili contraccolpi per le aziende più piccole (la maggioranza, data la struttura economica dell’Italia) e meno strutturate e una riduzione delle retribuzioni legate al minor numero di ore lavorate, in un Paese che ricordiamo, rispetto a tutti gli altri Paesi Europei, è l’unico a non aver avuto dal 1990 un aumento del salario medio anzi ha registrato una diminuzione. Inoltre, relativamente alle retribuzioni, c’è l’ulteriore timore che si accentui ancor di più la frattura retributiva, incrementando ulteriormente le disuguaglianze nel Paese.