Un’indagine condotta da Unioncamere con BMTI e Ref Ricerche evidenzia come, fino alla fine dell’anno, si protrarrà un’inflazione alimentare alta e sostenuta, oltre il 10%, con previsioni che parlano di prezzi al consumo elevati anche per tutto il 2023.
di Redazione —
Un’indagine condotta da Unioncamere con la collaborazione di BMTI e REF Ricerche prospetta una crescita dei prezzi pagati dalle Centrali di Acquisto della GDO all’industria alimentare del +2,2% nel bimestre ottobre-novembre, portando così i prezzi su di un livello atteso pari al +16,6%, rispetto allo stesso bimestre del 2021, facendo segnare un’inflazione alimentare alta e sostenuta, su valori superiori al 10%, fino alla fine dell’anno, con previsioni che parlano di prezzi al consumo elevati anche per tutto il 2023. Lo studio, analizzando l’andamento dei prezzi alla produzione e all’ingrosso, i prezzi pagati dalle Centrali di Acquisto della GDO e i prezzi alimentari al consumo, mostra come sul versante delle materie prime, i prezzi restino molto elevati rispetto allo scorso anno, pur registrando un calo nell’ultimo mese, in particolare per gli oli, con un -6,6% e la controtendenza dei cereali, che registrano un aumento pari al +1,5%. Rispetto ad agosto il frumento tenero ha registrato un aumento del +1,3%, controbilanciato da una forte discesa nei prezzi del frumento duro, al -6,1%.
Dall’inizio dell’anno c’è un costante aumento del prezzo di latte e derivati, che a settembre 2022 aumentano ancora del 2,3% rispetto al mese di agosto. Sempre nel settore dei prezzi alla produzione, a settembre c’è un’impennata dei prezzi di ortofrutta e olio di oliva, che aumentano rispettivamente del 13,9% e del 5,7% rispetto al mese di agosto.
I prezzi al consumo rimangono elevati, tanto che la ricerca parla di un’inflazione alimentare al +11,3% a settembre 2022 rispetto all’anno precedente, ancora in forte crescita nell’ultimo mese, con livelli elevatissimi nelle previsioni di inflazione e una forte crescita ancora per il 2022 e il 2023: più 8,4% nella media del 2022 e più 5,5% nella media del 2023 secondo le previsioni.
Nel bimestre ottobre e novembre, è prevista una crescita annua del 16,6% dei prezzi pagati dalle centrali di acquisto della Grande distribuzione organizzata. , tanto da attendersi un aumento per l’olio extravergine di oliva (+8,2%), su cui pesano anche le attese di una netta contrazione produttiva, tonno all’olio di oliva (+7,6%), birra nazionale (+7,3%) e carne in scatola, cresciuta del +6,7%. In calo solo l’olio di semi vari (-1,7%), complice il rientro, negli ultimi mesi, dai picchi raggiunti dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino. Su base annua, l’inflazione attesa per il bimestre è pari al +16,6%, con i rincari maggiori previsti per olio di oliva (+43,6%), tonno all’olio di oliva (+37,9%), pasta di semola (+34,2%), farina di grano tenero (+33,8%) e olio extravergine di oliva (+29,0%). Significativi anche gli aumenti annui attesi per i formaggi freschi, +19,8% per la mozzarella di latte vaccino, +21,2% per lo stracchino e i formaggi molli, +16,3% per il Gorgonzola, +17,4% per il Provolone, sulla scia dei rialzi del costo del latte e dell’energia. Se questo è l’andamento dei prezzi, tutto suggerisce che per i consumatori sarà ancora una spesa salata, come sottolinea la ricerca: «Le anticipazioni raccolte sui prezzi pagati dalle Centrali d’Acquisto della GDO all’industria alimentare suggeriscono che l’inflazione alimentare al consumo, a causa dei rincari delle materie prime energetiche, rimarrà sostenuta su valori superiori al 10% sino alla fine del 2022. Per la media dell’anno 2022 la previsione è ora all’8,4%. Nei dati preliminari di Istat per il mese di ottobre, l’inflazione alimentare al consumo, rispetto allo scorso anno, ha già raggiunto il +13,1%, in accelerazione dal +11,4% di settembre.».