Un’inflazione così alta, sul carrello della spesa, non si vedeva da 36 anni, vola all’8% a giugno, facendolo diventare sempre più pesante con rincari che superano l’8% e il suo peso, diventa è ancora più alto, per le famiglie meno abbienti e con minore capacità di spesa, sulle quali il rialzo dei prezzi è del 9,8%.
di Redazione —
I dati, relativi all’inflazione di giugno, diffusi lo scorso 15 luglio 2022, dall’ISTAT, Istituto di Statistica nazionale, confermano la stima preliminare: l’inflazione aumenta dell’1,2% su base mensile e dell’8,0% su base annua, dal 6,8% del mese precedente, come spiega lo stesso istituto di statistica: «in un quadro di diffuse tensioni inflazionistiche, l’ulteriore accelerazione della crescita su base tendenziale si deve prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici, la cui crescita passa da +42,6% di maggio a +48,7%, dei Beni alimentari, sia lavorati (da +6,6% a +8,1%) sia non lavorati che passa da +7,9% a +9,6%, dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona che passano da +4,4% a +5,0% e dei Servizi relativi ai trasporti che passano da +6,0% a +7,2%.
Su base mensile, l’aumento dell’inflazione è legato soprattutto ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+6,0%), cui si aggiungono quelli dei Servizi relativi ai trasporti (+2,0%), degli Alimentari lavorati (+1,6%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,3%) e dei Beni non durevoli (+0,7%).
A giugno l’inflazione accelera di nuovo salendo a un livello, +8,0%, che non si registrava da gennaio 1986, quando fu pari a +8,2%. Le tensioni inflazionistiche continuano a propagarsi dai Beni energetici agli altri comparti merceologici, nell’ambito sia dei beni sia dei servizi. Pertanto, i prezzi al consumo al netto degli energetici e degli alimentari freschi, componente di fondo +3,8%, al netto dei soli beni energetici, +4,2%, registrano aumenti che non si vedevano rispettivamente da agosto 1996 e da giugno 1996. Al contempo, l’accelerazione dei prezzi degli Alimentari, lavorati e non, spingono ancora più in alto la crescita di quelli del cosiddetto “carrello della spesa”, +8,2%, mai così alta da gennaio 1986, quando fu +8,6%.».
Su base annua aumentano sia i prezzi dei beni sia quelli dei servizi, ma con intensità diversa, i beni segnano più 11,3%, i servizi più 3,4%, come evidenzia l’ISTAT: «l’impatto dell’inflazione è più alto sulle famiglie con minore capacità di spesa rispetto a quelle con livelli di spesa più elevati: rispettivamente il rincaro dei prezzi pesa per +9,8% e +6,1%. Poiché, i beni incidono di più sulla spesa delle famiglie meno abbienti e i servizi su quelle delle famiglie più agiate, la crescita dell’inflazione ha un impatto maggiore sulle famiglie più povere e con minore capacità di spesa. Per loro dunque l’inflazione passa dal +8,3% del primo trimestre al +9,8% del secondo trimestre dell’anno, mentre per quelle con capacità di spesa più alta accelera dal +4,9% del trimestre precedente al +6,1%.».
I dati rilanciano e confermano l’allarme delle Associazioni dei Consumatori, per le quali «il peso dell’inflazione all’8% significa centinaia di € in più che le famiglie dovranno sborsare solo per mangiare, con i rincari possono sfiorare o superare i 3.000 € l’anno totali per le famiglie con figli.».
«È l’inflazione più alta degli ultimi 36 anni e rischia di raggiungere quota 10% ad agosto. Una tragedia per le famiglie e il potere d’acquisto», commenta Assoutenti, che, attraverso le parole del suo presidente, Furio Truzzi, spiega: «I prezzi dei prodotti alimentari registrano nell’ultimo mese una impennata record, aumentando del +9% rispetto allo scorso anno e addirittura del +1,1% in un solo mese. Questo significa che una famiglia, solo per mangiare, deve mettere in conto una maggiore spesa in media pari a +674 € annui. Siamo in presenza di un vero e proprio allarme destinato, purtroppo, ad aggravarsi nei prossimi mesi, con l’inflazione che potrebbe raggiungere già ad agosto quota +10%, toccando i livelli massimi per il nostro Paese. Il Governo non può restare a guardare e, di fronte a quella che è una emergenza, deve adottare misure straordinarie a tutela delle famiglie e dell’economia, bloccando subito il prezzo dei carburanti e ricorrendo a tariffe amministrate per i beni primari come gli alimentari e l’energia.».
«Un’emergenza nazionale che in assenza di un Governo in carica non può che aggravarsi ulteriormente», commenta il presidente dell’UNC, Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, che spiega: «il taglio delle accise dei carburanti ad esempio scade il 2 agosto, il che vuol dire che dal 3 agosto, tra meno di 20 giorni, la benzina arriverà, per il ‘self service’, stando agli ultimi dati MITE, al record storico di 2,33 €, mentre il gasolio a 2,29 €, mentre, per il ‘servito’ si raggiungerà il primato di 2,46 € per la benzina e 2,42 € per il diesel, con devastanti ripercussioni sui costi di trasporto e di distribuzione dei prodotti, soprattutto alimentari, che si infiammerebbero ulteriormente. Entro il 30 settembre, poi, va fatto un nuovo intervento sulle bollette di luce e gas, altrimenti dal 1° ottobre scatterebbe nel quarto trimestre una stangata tale da mandare definitivamente sul lastrico le famiglie meno abbienti. L’inflazione all’8% comporta una batosta di 2.658 € in più l’anno per una famiglia con due figli; di 2.469 € l’anno per una coppia con un figlio; record negativo per le famiglie numerose per le quali la stangata sarà di 2.978 €, dei quali oltre 800 solo per il cibo.».