di Redazione —

«L’Italia è in forte ritardo nel realizzare gli impianti a fonti a rinnovabili, nel centrare l’obiettivo 2030 fissato dal decreto aree idonee, ossia nuovi 80 GW», dicono da Legambiente, spiegando: «Negli ultimi quattro anni è stato realizzato appena il 23,2% dell’obiettivo al 2030. Mancano ancora all’appello 61,4 GW da realizzare nei prossimi 6 anni, pari a 10,2 GW l’anno e serve accelerare: nel 2023 abbiamo installato in Italia circa 6 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili, mentre nel 2024 saranno tra i 7 e gli 8 GW. Sul dato relativo al 2025 e agli anni successivi rischiano di incidere negativamente il decreto agricoltura, quello ambiente e il dm sulle aree idonee.».

A fare il punto è il report di Legambiente “Regioni e aree idonee. Le fonti rinnovabili nelle Regioni italiane, la sfida verso il raggiungimento degli obiettivi al 2030 attraverso le aree idonee, presentato lo scorso 27 novembre 2024, a Roma, nella prima giornata della XVII edizione del Forum Qualenergia, che mette in fila dati e numeri accompagnati da un pacchetto di dodici proposte per la valutazione delle aree idonee., che rivela come il Trentino-Alto Adige sia la regione che spicca più di tutte, con il 60,8% dell’obiettivo raggiunto. Le altre regioni si mantengono al di sotto del 35%, con Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Valle D’Aosta e Piemonte che registrano una percentuale tra il 34,4% e il 30,6%; nelle ultime posizioni ci sono, invece, il Molise, appena il 7,6%, la Sardegna con il 13,9% e la Calabria con il 14%.

«A rallentare la realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili in Italia è una strada tutta in salita, piena di ostacoli, di ostruzionismo e burocrazia, e ora con il nuovo decreto sulle aree idonee di luglio con cui il Governo delega totalmente le Regioni ad approvare le linee guida su dove realizzare gli impianti, il Paese rischia di arenarsi come sta dimostrando il caso Sardegna. Qui la giunta ha varato un disegno di legge che vieta l’installazione di impianti rinnovabili su almeno il 99% del territorio sardo. Anche il repowering degli impianti eolici, cioè la sostituzione di molti impianti piccoli con meno impianti ma più potenti e quindi di maggiori dimensioni, è stato sostanzialmente vietato. Un precedente che rischia di essere prese come modello da altre regioni», dice Legambiente, sottolineando come, quasi, tutte le Regioni stanno lavorando alle normative sulle aree idonee, cinque al momento quelle che hanno elaborato norme, proposte o linee di indirizzo.

Legambiente presenta le sue pagelle con l’elenco dei bocciati, rimandati, dei promossi e dei non classificati: una la regione bocciata, la Sardegna, “per le diverse le criticità della Legge Regionale in tema di Aree Idonee”. Rimandata la Puglia, per le “restrizioni che si ravvisano all’interno della normativa”. Promossa la Lombardia, perché “la legge regionale promossa è impostata per ridurre la discrezionalità dei processi autorizzativi, nonostante la retroattività della norma che appare comunque un elemento di criticità importante”. Non classificate, invece, Piemonte, in quanto “l’Amministrazione si è espressa soltanto attraverso un documento sintetico” e la Calabria, che si espressa attraverso “una sintesi nella proposta del piano regionale energia e clima, dove, ad oggi, è presente una proposta di Legge regionale presentata da alcuni consiglieri che risulta troppo restrittiva, soprattutto considerando le fasce di rispetto per l’eolico”.

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