AIFA: «I risultati dello studio, suggeriscono che la posizione socioeconomica sia fortemente correlata con l’uso dei farmaci e che il consumo dei farmaci sia più elevato tra i soggetti residenti nelle aree più svantaggiate, probabilmente a causa del peggior stato di salute di questi soggetti, che potrebbe essere associato a uno stile di vita non corretto.».
di Redazione —
L’AIFA, Agenzia italiana del farmaco, lo scorso 15 settembre 2021, ha presentato il primo “Atlante delle disuguaglianze sociali nell’uso dei farmaci per la cura delle principali malattie croniche”, i cui dati rivelano come il consumo di farmaci sia più elevato fra i cittadini che risiedono nelle aree più svantaggiate, probabilmente a causa di un peggior stato di salute, che potrebbe essere associato a uno stile di vita poco corretto, fenomeno evidente, soprattutto, per il consumo di farmaci antipertensivi, ipolipemizzanti e, nelle donne, per gli antiosteoporotici. Legami di questo tipo non emergono se si analizza l’aderenza e la persistenza al trattamento, questo fa supporre che, una volta che il paziente abbia avuto accesso alla cura farmaceutica, la presa in carico non si modifichi al variare del livello di deprivazione.
«L’obiettivo di questa nuova pubblicazione, che arricchisce la costellazione dei Rapporti OsMed, è stato valutare come nell’ambito di un sistema universalistico, come il Servizio Sanitario Nazionale, l’accesso al farmaco per le principali malattie croniche sia correlato ad alcuni fattori socio-economici come l’istruzione, l’occupazione, la composizione del nucleo familiare, la densità e la condizione», ha detto Nicola Magrini., Direttore Generale dell’AIFA.
«Il consumo dei farmaci è più elevato tra i soggetti residenti nelle aree più svantaggiate, probabilmente a causa del peggior stato di salute, che potrebbe essere associato a uno stile di vita non corretto. Si tratta di un fenomeno evidente per quasi tutte le condizioni analizzate, in modo particolare per i farmaci antipertensivi, ipolipemizzanti e, nelle donne, per gli antiosteoporotici. Correlazioni di questo tipo invece non emergono analizzando l’aderenza e la persistenza al trattamento, facendo supporre che una volta che il paziente abbia avuto accesso alla cura farmaceutica la presa in carico non si modifichi al variare del livello di deprivazione», mette in evidenza l’Atlante.
Nell’Atlante, quali dati presi in considerazione, AIFA?
Fra gli adulti, l’Atlante considera i dati di prescrizione farmaceutica territoriale a carico del SSN, Servizio Sanitario Nazionale, di farmaci per ipertensione, dislipidemie, ipotiroidismo, ipertiroidismo, depressione, demenza, morbo di Parkinson, osteoporosi, ipertrofia prostatica benigna, iperuricemia e gotta, diabete, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Mentre, nella popolazione pediatrica sono stati analizzati i dati di prescrizione di farmaci utilizzati per asma, epilessia e disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD).
In termini assoluti le categorie terapeutiche con i maggiori tassi di consumo sono quelle degli antipertensivi e degli ipolipemizzanti, seguite da quelle dei farmaci per l’ipertrofia prostatica benigna negli uomini e degli antidepressivi nelle donne.
In media per gli uomini ci sono livelli di consumo di farmaco più alti per la maggior parte delle categorie terapeutiche analizzate, a eccezione dei farmaci antidepressivi, degli antiosteoporotici e dei farmaci per il trattamento delle patologie tiroidee (iper- e ipotiroidismo), per le quali il consumo è nettamente maggiore tra le donne.
A livello geografico, i livelli di consumo sono complessivamente più alti al Sud e nelle Isole per la maggior parte delle categorie terapeutiche. Un trend inverso, con consumi maggiori nelle aree del Nord e minori al Sud, viene invece osservato per i farmaci antidepressivi.
«I risultati dello studio, suggeriscono che la posizione socioeconomica sia fortemente correlata con l’uso dei farmaci e che il consumo dei farmaci sia più elevato tra i soggetti residenti nelle aree più svantaggiate, probabilmente a causa del peggior stato di salute di questi soggetti, che potrebbe essere associato a uno stile di vita non corretto», spiega l’AIFA.
Fra le categorie terapeutiche analizzate, lo studio rileva un consumo più elevato in quella dei farmaci respiratori, in misura maggiore nei maschi rispetto alle femmine, seguita dalla categoria dei farmaci antiepilettici e per la cura del disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività.