Nonostante i dati ISTAT, nel primo trimestre 2022, diano un potere d’acquisto delle famiglie in crescita, un risicato +0,3%, rispetto al trimestre precedente, le Associazioni dei Consumatori dicono che: «il rallentamento del potere d’acquisto è solo il primo passo per la sua caduta.».
di Redazione —
Il potere d’acquisto delle famiglie rallenta per l’aumento dei prezzi, come sottolinea l’ISTAT, Istituto italiano di Statistica, che vede, nel primo trimestre 2022 il potere d’acquisto delle famiglie «cresciuto soltanto dello +0,3% rispetto al trimestre precedente. Meno del reddito delle famiglie e della propensione al risparmio, che aumenta. Il reddito disponibile delle famiglie è aumentato del 2,6% rispetto al trimestre precedente. Tuttavia, per effetto del generalizzato aumento dei prezzi, +2,2%, la variazione del deflatore implicito dei consumi finali delle famiglie, il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto soltanto dello +0,3% rispetto al trimestre precedente. La propensione al risparmio delle famiglie è pari al 12,6%, in aumento di 1,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, a fronte di un aumento della spesa per consumi finali dell’1,4% in termini nominali.».
Dati, che, secondo le Associazioni dei Consumatori «preludono alla caduta del potere d’acquisto, anche perché con un’inflazione all’8% le famiglie taglieranno sui consumi», come spiega Massimiliano Dona, presidente dell’UNC, Unione Nazionale Consumatori, sottolineando: «Il rallentamento della crescita del potere d’acquisto è solo il primo passo verso la sua inevitabile caduta. L’inflazione oramai alle stelle avrà come conseguenza quella di portare in territorio negativo il potere d’acquisto, mentre i consumi formalmente reggeranno ancora per qualche trimestre, gonfiati dall’aumento dei prezzi. Per questo il Governo deve fare di più. Il bonus di 200 € è insufficiente per invertire questa rotta.».
Per il CODACONS i dati diffusi sul reddito e potere d’acquisto delle famiglie sono destinati a peggiorare nel prossimo trimestre e attraverso le parole del suo presidente, Carlo Rienzi, rimarca: «Già nel primo trimestre dell’anno l’ISTAT registra una riduzione del potere d’acquisto e una crescita dei consumi più bassa rispetto al reddito. Numeri, purtroppo, destinati ad aggravarsi come effetto dell’inflazione alle stelle che ha raggiunto un tasso dell’8%, del perdurare dell’emergenza energia e dell’escalation dei carburanti. A risentirne saranno non solo redditi e capacità di spesa dei cittadini, ma anche i consumi, perché gli italiani reagiranno alla situazione attuale riducendo gli acquisti, con evidenti danni per l’economia nazionale. Dinanzi a tale situazione, il Governo non ha ancora adottato alcuna misura per salvare i bilanci delle famiglie e contenere la crescita dei listini al dettaglio, ci chiediamo cosa si aspetti ancora per fermare speculazioni e inflazione.».