di Piero Mastroiorio —

La Commissione europea ha pubblicato i risultati di un’indagine sweep, che analizza siti web ed app secondo una serie di indicatori: chiarezza dei testi, progettazione dell’interfaccia, presenza di messaggi assillanti, o di ostacoli, o interazioni obbligate frapposti alle scelte, relativa ai post sui social media di decine di influencer a livello europeo, realizzata insieme all’Autorità nazionale per la tutela dei consumatori dei 22 Stati, sul tema del business degli influencer, specie contro l’opacità dei contenuti pubblicitari, che non vengono rivelati come tali, i cui risultati rivelano come, quasi tutti gli Influencer, il 97%, hanno pubblicato contenuti commerciali, di cui uno su cinque, il 20%, ha indicato sistematicamente che si trattava di contenuto pubblicitario. Il 78% degli influencer, oggetto dell’indagine, esercitava un’attività commerciale, con solo il 36% registrato come trader a livello nazionale, mentre, il 30% non forniva dettagli aziendali nei propri post: indirizzo e-mail, nome dell’azienda, indirizzo postale o numero di registrazione. Quindi, l’indagine rivela che gli influencer raramente rendono chiara la natura pubblicitaria dei contenuti che postano sui social, come richiesto dal diritto dei consumatori dell’UE. Dopo aver controllato i post di 576 influencer pubblicati sulle principali piattaforme social, l’indagine rivela come 82 di loro avevano oltre 1.000.000 di follower, 301 oltre 100.000 e 73 fra i 5.000 e i 100.000 follower, nonche, come molti di loro sono presenti su più piattaforme social, occupando i primi posti su Instagram, TikTok e YouTube.

«Oggi, la maggior parte degli Influencer ottiene entrate dai propri post. Tuttavia, i nostri risultati mostrano che non sempre lo rivelano ai propri follower. Gli Influencer esercitano una notevole influenza sui propri follower, molti dei quali sono minorenni. Li invito a essere molto più trasparenti nei confronti del loro pubblico», spiega Didier Reynders, commissario alla Giustizia Ue, evidenziando come l’attività degli Influencer sia diventato un business a tutti gli effetti.

Rilevanti i risultati dell’indagine, atteso che i risultati della ricerca confluiranno anche nel Digital Fairness Fitness Check on EU Consumer Law e, che il diritto della Ue sui consumatori prevede che le comunicazioni commerciali debbano essere trasparenti, i consumatori devono sapere quando si trovano davanti un contenuto sponsorizzato o pubblicitario. Per cui, anche, gli Influencer sono tenuti a non ingannare i consumatori con informazioni false o non veritiere sui prodotti o servizi promossi che rientrano nella direttiva sulle pratiche commerciali sleali. Qualsiasi promozione di prodotti o servizi in un post, che generi per l’Influencer ricavi o un guadagno, deve essere dichiarata come attività pubblicitaria. Gli influencer che vendono prodotti o servizi per proprio conto hanno gli stessi obblighi legali dei negozi online, quindi devono fornire ai consumatori garanzie legali e diritto di recesso come richiesto dalla direttiva sui diritti dei consumatori.

Non solo, l’indagine ha analizzato, anche, le parole usate per qualificare i post: il 38% degli influencer non ha usato le etichette della piattaforma che servono a divulgare contenuti commerciali, come “partnership a pagamento” su Instagram, optando per diciture diverse, come “collaborazione”, il 16%, “partnership”, il 15%, o un “generico ringraziamento al brand partner“, per l’11% dei casi, mentre il 44% degli influencer ha un proprio sito web dal quale può direttamente vendere prodotti.
Gli influencer oggetto della ricerca sono risultati attivi, soprattutto, nei settori moda, lifestyle, bellezza, alimentazione, viaggi e fitness/sport, inoltre, la Commissione europea, ha considerato 119 Influencer monitorati promotori di «attività ‘malsane’ o ‘pericolose’, come cibo spazzatura, bevande alcoliche, trattamenti medici o estetici, gioco d’azzardo o servizi finanziari come il trading di criptovalute», per cui «le pratiche di marketing problematiche illustrano l’importanza di disporre di una legislazione moderna e solida, adeguata a garantire l’equità digitale per i consumatori online», dicono da Bruxelles.
Nel frattempo, dal 17 febbraio 2024, è entrato in vigore, per tutte le piattaforme online il Digital Services Act: gli Influencer che caricano contenuti devono dichiarare se questi contengono comunicazioni commerciali. Obblighi che, validi già per le prime piattaforme online di grandissime dimensioni, come Instagram, TikTok, Youtube, Facebook, X e Snapchat, dal 17 febbraio 2024, valgono anche per le piattaforme più piccole.

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