ITALIA

Dipendenza da sostanze: un tunnel in cui entra anche la famiglia

di Giuseppina De Nicola —

La tossicodipendenza è una condizione in cui il soggetto si ritrova incapace di controllare l’impulso di assumere una sostanza, nonostante questa provochi danni, fisici, psicologici, emotivi e sociali.
Una delle caratteristiche principali delle sostanze stupefacenti è la condizione che provocano, dipendenza sia fisica che mentale, provocando danni sia alla propria vita, nonché, all’interno dell’entourage familiare.

È importante fare una distinzione tra consumo e abuso di sostanze, il consumo nasce dalla curiosità con la voglia di sperimentare gli effetti, l’abuso invece è legato ad un crescente disequilibrio psicologico in cui il rapporto con la sostanza è gli effetti che produce, comportano un coinvolgimento sempre più totale della persona.
Per la famiglia non è sempre semplice capire quando il proprio familiare fa uso di sostanze, a volte è difficile accettare la realtà, a volte si crea una sorta di “alleanza“, di solito in questa fase sono coinvolte di più le mamme e, per via della loro innata “protezione materna“, acconsentono a tutte le richieste del figlio.

Tra i campanelli d’allarme quelli che spiccano di più sono:

  • il cambiamento delle abitudini
  • gli sbalzi di umore
  • l’isolamento
  • la perdita di appetito
  • gli occhi lucidi ed arrossati.

Un ruolo fondamentale nello sviluppo della dipendenza lo giocano in primis il sistema familiare, essa è il luogo primario dove si impara a relazionarsi con gli altri e a saper gestire le emozioni, positive o negative che esse siano, quindi le famiglie possono e devono essere supporto attivo per il familiare, rendendosi disponibili ad accogliere consigli e suggerimenti nella gestione del loro caro e della sua problematica di dipendenza, tutti devono essere convinti e motivati ad impegnarsi in modo coerente con il trattamento di disintossicazione. Inoltre, è fondamentale che venga assicurato un percorso di accompagnamento e di sostegno emotivo per le famiglie coinvolte.
Per non rischiare di rimanere spettatori impotenti, quindi, sarebbe opportuno che le famiglie abbiano al proprio fianco, persone, enti e associazioni che conoscano il problema e garantire loro un programma rieducativo.

Piero

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