CPI: «Riteniamo un dovere continuare a ribadire, come abbiamo fatto in passato nel corso di numerose azioni in questa zona, che i confini marittimi non devono essere dimenticati, come invece spesso accade tra continui arrivi illegali e tentativi di cessione di porzioni di mare a potenze straniere (Algeria, Francia), nel totale silenzio delle altre forze politiche.».
di Redazione —
Lo scorso 6 aprile 2021, con l’arrivo del caldo e la ripresa degli sbarchi, i militanti di CasaPound Italia sono usciti in mare aperto con alcune imbarcazioni, che esponevano uno striscione recante la scritta “Defend Borders“, accompagnato da bandiere tricolori e della Sardegna, per monitorare la tratta migratoria che è tornata a interessare la Sardegna, navigando tra la costa del Sulcis in direzione dell’Algeria, con un megafono dal quel spiegavano, in italiano e francese, i motivi della presenza in mare: «Con questa azione vogliamo ribadire la sacralità dei nostri confini marittimi. Non possiamo accogliere migliaia di persone che arrivano e creano problemi sanitari e di criminalità, come testimoniano le numerose risse ed evasioni al centro d’accoglienza di Monastir, in un periodo in cui gli italiani e i sardi vivono nell’insicurezza più totale sul loro futuro e in cui sono costretti a chiudere le proprie attività.».
«Riteniamo un dovere continuare a ribadire, come abbiamo fatto in passato nel corso di numerose azioni in questa zona che i confini marittimi non devono essere dimenticati, come invece spesso accade tra continui arrivi illegali e tentativi di cessione di porzioni di mare a potenze straniere (Algeria, Francia), nel totale silenzio delle altre forze politiche», hanno, poi, spiegato gli attivisti di CasaPound, in una nota, avvertendo, che le azioni di protesta e di monitoraggio dei confini nazionali, marittimi e di terra, continueranno a prescindere dai ciechi lockdown del governo.