di Antonio AltieriPresidente Gioventù Antoniana Foggia

Troppo spesso oggi accade che le confraternite vengono interpretate come il retaggio di un inutile passato da superare anziché la linfa vitale per la Chiesa di oggi e di domani o peggio ancora spesso emerge il tentativo di soffocarle accecati dalle più folli ideologie. Ma cosa sono le confraternite? Soprattutto cosa sono le confraternite oggi e qual è il loro ruolo nella chiesa odierna?

Prima di rispondere a questo quesito dobbiamo fare mente locale sulla storia di queste associazioni di fedeli che oggi chiameremmo “aggregazioni laicali”, sulla loro importanza nel favorire l’evangelizzazione, la missionarietà  e soprattutto la mutualità. Sono tutti aspetti che hanno trovato terreno fertile nelle comunità cristiane aggregate sin dai tempi delle cosiddette “Discipline” associazioni di fedeli sorte già in epoca romana. Col passare dei secoli le confraternite sono state protagoniste di una evoluzione spirituale ed organizzativa fino a diventare veri e propri plinti sulla quale le chiese diocesane potevano poggiare i pilastri dell’apostolato.

Molte confraternite da secoli gestiscono rettorie, santuari anche se dietro questa realtà aleggia sempre il famoso luogo comune che lega le confraternite elle attività cimiteriali. E’ vero, quasi la totalità delle confraternite è legata alle attività cimiteriali e si trova tutt’ora a gestire fabbricati e cappelle funerarie, ma è anche vero che questa sfaccettatura delle confraternite trae origine proprio da uno di quegli elementi caratterizzanti che ne hanno sancito la nascita, ovvero la mutualità. Tutti sappiamo, o per lo meno chi è addentrato nel mondo confraternale, che prima delle leggi napoleoniche sui cimiteri soltanto i fedeli più agiati potevano garantirsi una degna sepoltura e fu grazie all’intervento delle confraternite e al famoso aspetto della mutualità se ogni fedele avrebbe potuto garantirsi una degna sepoltura. Ma le con fraternite non sono solo questo.

C’è un altro aspetto molto più importante che caratterizza le nostre amate confraternite ed è la custodia delle tradizioni. Da cosa nasce questo aspetto? Sicuramente dalla continuità. Le confraternite sono tra le associazioni locali più longeve che hanno avuto una attività continuativa sin dalla loro fondazione a differenza di altre realtà laicali che sebbene a livello universale abbiano parimenti alle confraternite secoli di vita a livelli locali hanno subìto e subiscono continue alternanze di attività e di inerzia. Pensiamo ad esempio ai gruppi di preghiera: i gruppi di preghiera di Padre Pio, piuttosto che del Beato Carlo Acutis ecc. sono realtà forti con attività continuative a livello globale, ma a livello locale? I gruppi di preghiera nascono, durano, ma spesso si sgretolano. Un altro esempio? Il Terz’Ordine Francescano e la GI.FRA. (gioventù francescana) sono realtà che hanno molti anni di vita (circa 800 per il terz’ordine e oltre 50 per la GI.FRA.) ma quante fraternità locali sono scomparse? Quante fraternità sono poi risorte? Certo anche diverse confraternite proprio della nostra città si sono estinte, sono state soppresse e purtroppo alcune sono in pericolo, ma si tratta di una percentuale bassissima e costante nei secoli. Dunque qual è la formula che garantisce longevità alle confraternite rispetto ad altre associazioni laicali locali?

Primo componente di questa “formula magica” è senza dubbi il fascino della pietà popolare.
La locuzione “pietà popolare” designa qui le diverse manifestazioni cultuali di carattere privato o comunitario che, nell’ambito della fede cristiana, si esprimono prevalentemente non con i moduli della sacra Liturgia, ma nelle forme peculiari derivanti dal genio di un popolo o di una etnia e della sua cultura” (Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia, 2002; N° 9).

Con questa definizione la Congregazione per il culto Divino strizza l’occhio alla tradizione, al folklore, a tutte quelle pratiche devozionali tipiche di un determinato popolo o di una determinata zona del globo. Senza andare molto lontano già in Italia abbiamo un ricchissimo patrimonio di tradizioni devozionali, ovvero quei segni nati e tramandati che ben poco attingono dalla liturgia canonica o in alcuni casi sono retaggi di liturgie preconciliari. Si pensi a tutti i rituali della settimana santa che in Italia sono davvero infiniti e cambiano da paese a paese, da comune a comune. Addirittura si nota in alcune confraternite l’adozione di consuetudini così antiche che trovano applicazione pur essendo scomparse dai regolamenti e dalle normative che la chiesa oggi presenta per le associazioni laicali.

Sono questi i punti di forza che hanno garantito la longevità alle confraternite rispetto ad altre aggregazioni laicali ovvero la possibilità data ad ognuno dei membri di essere parte attiva di un atto, se non liturgico, ma a favore della Liturgia. Spesso la devozione personale ad un Santo piuttosto che alla Vergine Maria venerata sotto uno dei migliaia di titoli attribuitile o a Gesù Cristo era la spinta ad entrare a far parte di una confraternita, una devozione spesso tramandata di padre in figlio.

Oggi, però le confraternite stanno subendo un fenomeno di involuzione, dovuto ad un drastico calo dei membri aderenti, ad un notevole rialzo dell’età media non corrisposto da un ricambio generazionale. Perché sta accadendo questo? Una delle risposte può essere una apertura al laicato da parte della Chiesa che offre la possibilità di inserimento nell’apparato liturgico delle parrocchie di persone che possano mettere a servizio della comunità la loro esperienza senza doversi legare necessariamente ad un organo costituito. Le parrocchie oggi pullulano di ministranti giovani ed adulti che debitamente preparati offrono un servizio liturgico sempre al passo coi tempi al contrario lo stesso servizio affidato alla confraternita soffre di una staticità spiegata dalla solita frase: “si è sempre fatto così!

Ma al di là di queste riflessioni che sono già il primo segnale che le confraternite hanno necessariamente bisogno di rinnovarsi, c’è un dato di fatto che forse è il più preoccupante: un giovane che vuole avvicinarsi e magari entrare a far parte di una confraternita cosa trova? Ai giovani di oggi non basta più ritrovarsi nell’oratorio per passare il tempo, non basta più partecipare alla novena del santo patrono, non basta più fare una processione.

Questo fenomeno lo aveva già notato Giovanni Paolo II nel 1984 quando alle confraternite disse: “Oggi l’urgenza dell’evangelizzazione esige che anche le Confraternite partecipino più intensamente e più direttamente all’opera che la Chiesa compie per portare la luce, la redenzione, la grazia di Cristo agli uomini del nostro tempo”. Oggi a quarant’anni di distanza il problema è sempre lo stesso, integrarsi con la realtà ecclesiale odierna.

Spesso però si verifica sempre più frequentemente nelle diocesi che le confraternite non vengono accettate nel contesto comunitario delle parrocchie quasi come se fossero elemento destabilizzante di una sorta di equilibrio di intese tra parroci e attivisti parrocchiali e questo fenomeno porta inevitabilmente ad un’implosione del sodalizio. Purtroppo è anche vero che la mentalità conservatrice delle confraternite spesso va in netto contrasto con le esigenze delle comunità moderne innescando una serie di incomprensioni all’interno della stessa comunità. I parroci, e i sacerdoti sempre impegnati nella vita delle loro parrocchie non riescono a seguire più da vicino le confraternite le quali richiedono un impegno particolare e hanno bisogno di essere guidate spiritualmente per un cammino di fede al passo coi tempi.

Il risultato è che le confraternite restano chiuse nei loro oratori, nelle loro sedi relegate a gestire vecchie cappelle cimiteriali e a partecipare a qualche processione, spesso solo quelle diocesane, perché in quelle parrocchiali, per gli stessi motivi di cui sopra, non vengono nemmeno invitate.

Bisogna dare un nuovo volto alle confraternite, per fare in modo che quel lievito secolare che le ha viste nascere continui a tenerle in crescita e sempre vive. Per questo ci viene in aiuto Papa Francesco che durante l’incontro con i membri della Confederazione Nazionale delle Confraternite delle diocesi d’Italia (16 gennaio 2023) ha individuato tre dimensioni dell’atto più rappresentativo delle confraternite: il “camminare”.
Papa Francesco ci dice che per dare un nuovo impulso alle confraternite bisogna seguire tre linee fondamentali: evangelicità, ecclesialità e missionarietà. Questo significasostanzialmente camminare secondo le orme di Cristo, quindi ascoltare e meditare la Parola con l’aiuto degli assistenti spirituali. Secondo, camminare insieme. Questa è l’ecclesialità, essere Chiesa unita in comunione con i Vescovi e le diocesi.  Questa linea fu già ribadita da Benedetto XVI che esortava i Consigli e le Assemblee confraternali, i quali non debbano mai ridursi a “incontri puramente amministrativi o particolaristici; siano sempre e prima di tutto luoghi di ascolto di Dio e della Chiesa, di dialogo fraterno, caratterizzato da un clima di preghiera e di carità sincera. Solo così potranno aiutarvi ad essere realtà vivaci e a trovare nuove vie di servizio e di evangelizzazione.”

Terza dimensione il camminare annunciando il Vangelo. La missionarietà che ci chiede Papa Francesco è quella di testimoniare il Vangelo attraverso atti di carità concreti. Se nei secoli scorsi questi atti erano rivolti prettamente alla cura dei defunti oggi non ha più senso. Nei secoli scorsi la dignitosa sepoltura, opera di misericordia corporale, era un’esigenza importante per evitare che i poveri venissero abbandonati anche dopo la morte, ma oggi che fortunatamente le leggi dello Stato e quelle di polizia mortuaria garantiscono a tutti una degna sepoltura, bisogna spostare l’attenzione sulle nuove povertà e la storia secolare delle confraternite ha un grande carisma sotto questo aspetto. Si pensi a quanti ospedali, orfanotrofi, e opere pie sono stati realizzati dalle confraternite. Oggi non possiamo non menzionare l’opera delle Confraternite della Misericordia che hanno realizzato un vero e proprio servizio di soccorso sanitario a livello nazionale.

Cosa fare quindi in un periodo di stasi delle confraternite e di netta diminuzione degli iscritti? Bisogna essenzialmente uscire fuori dai propri oratori, creare eventi aggregativi, cercare di unire le forze rimaste delle confraternite attive, bisogna spostare l’attenzione sul carisma particolare delle proprie confraternite piuttosto che sulla gestione dei loculi cimiteriali ricordandosi che le cappelle funerario sono una creazione delle confraternite e non il contrario. Offrire ai novizi gli strumenti per realizzare un percorso formativo ed operativo è una prerogativa per poter crescere se vogliamo avvicinare i giovani.

Chiediamoci, noi Priori, Presidenti e addetti ai lavori: cosa trova nella mia confraternita un giovane che vuole avvicinarsi? Diamoci delle risposte e troveremo la chiave per poter aprire la porta a nuove sfide della società moderna.

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