Secondo le anticipazioni, il ‘Ddl Concorrenza’, non discusso in attesa di un incontro con le Associazioni di categoria, la norma sull’armonizzazione delle vendite promozionali dovrebbe essere cancellata e ciò sarebbe «un regalo alle organizzazione dei commercianti, ma un danno per i piccoli esercenti e per i consumatori.».
di Redazione —
Tra i provvedimenti all’ordine del giorno, che si doveva discutere nel Consiglio dei Ministri dello scorso 18 marzo 2023, doveva esserci, anche, il Ddl Concorrenza, che, secondo quanto anticipato dall’Agenzia di stampa ANSA, è uscito dalla discussione per permettere «di svolgere un preventivo confronto sul tema con le associazioni di categoria e con le Regioni.». Una decisione, accolta con favore dalle Associazioni dei Consumatori, in attesa dell’incontro,
«Ci sembra la scelta giusta: le vendite di fine stagione sono un evento utile ai consumatori e alle piccole imprese del commercio, dal valore di circa 8 miliardi di euro l’anno. Cancellarli avvantaggerebbe solo le attività di dimensioni maggiori, dalla Grande Distribuzione alle piattaforme on line, che hanno la possibilità di investire somme cospicue nella promozione», è stato il commento della Confesercenti, mentre per Carlo Rienzi, presidente di il Codacons: «Lo stralcio dal Ddl concorrenza delle norme sulla liberazione dei saldi è un regalo alle organizzazioni dei commercianti, ma un danno per i piccoli esercenti e per i consumatori. Si tratta di una cessione alle organizzazioni dei commercianti che scontenta tutti. La base, ossia i piccoli negozianti, è pienamente favorevole alla liberalizzazione dei saldi, considerato che limiti e paletti fissati dalla normativa attuale avvantaggiano solo l’e-commerce e creano un danno al commercio tradizionale. Da più di 10 anni come Codacons, a fronte delle vendite sempre più disastrose durante i saldi di fine stagione, che oramai hanno perso qualsiasi attrattiva presso gli utenti, chiediamo di abolire la normativa sugli sconti, liberalizzando il settore e lasciando ai singoli negozianti la facoltà di scegliere quando scontare la merce, in base alle proprie rimanenze, all’ubicazione e ad altri variabili che cambiano da esercizio ad esercizio.».
«Se fosse confermato che nel testo del ddl concorrenza sono state tolte le norme sui saldi ci troveremmo di fronte a un autogol per i commercianti. Intanto perché è loro interesse che i saldi partano tutti lo stesso giorno e durino allo stesso modo e, non come ora, dove ogni regione fa come gli pare. Partire nella stessa data significa promuovere e dare più risonanza mediatica all’avvio delle vendite di fine stagione. Quanto al divieto di effettuare vendite promozionali nei 30 giorni che precedono i saldi non c’è commerciante che di nascosto non faccia lo stesso lo sconto ai clienti che si presentano in negozio. Per non parlare di quelli che mandano sms per avvisare i clienti migliori dei ribassi anticipati. Insomma, meglio regolare la materia piuttosto che lasciare la giungla attuale», dice a riguardo, Massimiliano Dona, presidente dell’UNC, Unione Nazionale Consumatori.