di Piero Mastroiorio
O.S.A. Polizia, un sindacato nato dopo le sospensioni di migliaia di poliziotti, a seguito dell’obbligo vaccinale, per la prevenzione dell’infezione da SarsCov-2, formato da un gruppo di poliziotti che si sono opposti a quell’obbligo, vede scrivere, Antonio Porto, esponente del sindacato, sul sito di riferimento: «Dopo le note vicende che hanno portato alla chiusura del sindacato di cui facevo parte, è nata in me l’esigenza di far parte di un’organizzazione sindacale che è ben lungi da quelle che nulla hanno fatto per difendere una minoranza che non si è piegata ad un obbligo surrettizio che è sfociato nella sospensione dal lavoro di migliaia di poliziotti lasciati senza stipendio. Nessuno dei sindacati di categoria ha mosso un dito per difendere quella minoranza di cui, anche, io faccio parte.». Chiamato a rispondere in Commissione Covid su quella che è stata, da parte dei sindacati di polizia, la percezione sul primo periodo della pandemia, Antonio Porto ha così dichiarato alla presenza di Deputati e Senatori: «Preliminarmente prendo le distanze dalle dichiarazioni del collega sindacalista udito la seduta scorsa, perché noi di “OSA” preme che emerga la verità e venga fatta giustizia, che appaiono essere state perse di vista durante gli albori del periodo pandemico e successivamente.
Con spirito critico tanti di noi si sono chiesti se il proliferare senza controllo di circolari dispositive fossero contrarie ai i doveri, per i quali avevamo giurato e in contrasto illegittimi rispetto a quelli che sono i principi costituzionali. Oggi, possiamo affermare, ancora, con più forza, suffragati da le numerose sentenze dei tribunali aditi, che molte di quelle disposizioni limitative della libertà altrui erano illegittime…
Quale rappresentante di ‘OSA Polizia’ e di tutti gli iscritti a ‘OSA Polizia’ sento l’esigenza di dover chiedere scusa a tutti i cittadini italiani, per quanto hanno subito in quel periodo, per opera e per volere della loro istituzione governativa, perché appare chiaro, oggi, che l’incontrollata emanazione di provvedimenti amministrativi governativi hanno sconfinato nell’eccesso di potere e nella violazione contestuale dei diritti costituzionali inviolabili limitabili solo a date condizioni o per riserva di legge…. Ciò che é accaduto a Trieste, il 18 ottobre 2021, quando gli idranti della Polizia di Stato sono stati utilizzati su inermi manifestanti seduti in preghiera, fatto che costituisce una pagina buia della storia della democrazia italiana, perché non si conosce ancora chi diede l’ordine di usare la forza contro un dissenso talmente pacifico e simbolico che avrebbe meritato di sicuro la levata dei caschi e non certamente la carica… Sin dall’inizio abbiamo notato la divergenza tra realtà e quanto comunicato attraverso i media. Innescando dubbi sempre più crescenti e pressanti che sono sfociati in una dettagliata denuncia sporta da un esperto di governance sanitaria di cui la identità la trovate all’interno della denuncia, che noi depositiamo integrale in cui si illustra e dimostra come in Italia abbiamo riportato un quadro distorto clinico ed epidemiologico sia a livello interregionale che nazionale ed internazionale. Questa denuncia è stata depositata alla Procura della Repubblica di Napoli in data 10.12.2021 e ad oggi non si ha avuto alcuna risposta…».
Ben vengano queste dichiarazioni che fanno luce su un periodo buio e molto contraddittorio attraversato dagli italiani, che potrei riassumere: «Non potrò mai dimenticare gli sguardi vuoti e oscuri, senza anima, di molti di loro… Sembravano, avere un solo scopo, colpire! Scalpitando da fermi, partivano come mandrie inferocite al primo ordine…». È uno dei vari commenti, provenienti da Trieste, durante quegli accadimenti, che seguii in diretta, con il mezzo della videochiamata telefonica, che mi é rimasto impresso più degli altri, che, oggi, fa porre una domanda: tutti questi dietro front, di chi augurava l’arresto, peggio, la morte ai no vax, sono mossi da mero pentimento, non e il caso di OSA Polizia, nacque per difendere i poliziotti sospesi dal servizio per aver deciso di non farsi benedire con l’acqua salvifica, o perché in molti si stanno ammalando e temono la morte a causa dell’acqua salvifica che si sono fatti iniettare firmando di proprio pugno la loro condanna?
Le domande che sorgono, sono tante e molteplici, sui perché e come si arrivò a quei comportamenti contro svariati dettami costituzionali, complice, anche, il non vedere di molte cariche istituzionali, ma quella che balza, oggi, agli occhi, mentre la guerra al no vax sembra essersi affievolita, è la giustificazione tardiva, un concetto che suscita dibattito. Fenomeno che si verifica quando una persona, dopo aver commesso un’azione o un’omissione che avrebbe dovuto giustificare in un determinato contesto, ad esempio un ritardo o un comportamento considerato inadeguato, decide di fornire una spiegazione o una scusa a posteriori.
Legalmente, la giustificazione tardiva può essere vista in due modi: da un lato, può essere considerata una prova della buona fede o del tentativo di riparare una situazione, dall’altro, potrebbe essere percepita come una manovra difensiva che, giungendo troppo tardi, perde la sua efficacia, se non rischia di aggravare la posizione di chi la presenta.
Socialmente, la giustificazione tardiva può influire sul modo in cui una persona viene percepita dagli altri: se da un lato, potrebbe essere vista come un gesto di responsabilità, da un altro, potrebbe sembrare un tentativo di sfuggire alle conseguenze delle proprie azioni, quando ormai è troppo tardi per poter modificare la situazione.
Certo fa piacere, a distanza di anni, vedere, chi ha subito moltissime vessazioni, persino l’augurare la morte e continua a sentirsela augurare, da parte di chi si cercava di avvisare sul fatto che non tutto era proprio sicuro e nei limiti della Costituzione, avere ragione su gran parte delle cose dette, che erano state studiate e non pronunciate, per partito preso, peggio, se dette contro o a favore di una ideologia, ricordate i no vax erano ‘fascisti contro il progresso della scienza‘, oggi, la giustificazione tardiva, forse, neanche chiesta da chi quelle vessazioni le subì, porta con sé numerosi interrogativi legali e morali. La sua validità e l’efficacia dipendono dal contesto in cui viene presentata e dalle circostanze che la circondano. Per quanto possa sembrare un tentativo di espiazione o di chiarimento, essa non sempre risolve i problemi originari e, come detto, potrebbe complicare ulteriormente le relazioni legali e/o interpersonali.
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