Una ricerca EUROSTAT sulla trasmissione intergenerazionale degli svantaggi, cioè su come lo stato finanziario della famiglia di origine possa influire sul rischio di povertà dei figli, una volta adulti, mostra come in Europa questo rischio sia del 9,6% maggiore per coloro che vengono da una famiglia d’infanzia con una cattiva situazione finanziaria.
di Piero Mastroiorio —
La domanda posta nel titolo sicuramente incute, allo stesso tempo, curiosità e preoccupazione, ma potrebbe esserci veramente una corrispondenza tra situazione economica e/o finanziaria della famiglia di origine e il rischio di povertà degli adulti contemporanei?
A toglierci la curiosità ci ha pensato una ricerca EUROSTAT, l’Ufficio statistico dell’Unione europea responsabile della pubblicazione di statiche e di indicatori di qualità a livello europeo per consentire confronti fra Paesi e Regioni, “Parents’ finances reflect on today’s adults’ poverty” (Le finanze dei genitori riflettono sulla povertà degli adulti di oggi) da cui emerge come le finanze dei genitori possano riflettersi sul rischio di povertà dei figli, una volta adulti.
La banalità che sembra prospettarsi è il sintomo, almeno nei casi limite, di un “ascensore sociale di fatto bloccato”. Cioè, quello che si identifica come “trasmissione intergenerazionale degli svantaggi”. Vale a dire: “se vieni da una famiglia povera hai più rischio di rimanere povero” ed è appunto l’espressione usata dalle statistiche EUROSTAT, che la sintetizza nella ricerca evidenziando come nell’Unione europea, nel 2019, il tasso di rischio di povertà era del 23% fra gli adulti che hanno vissuto una cattiva situazione finanziaria nella famiglia di infanzia, quella dei genitori, quando gli intervistati avevano 14 anni. Questa percentuale è del 9,6% superiore al tasso di rischio di povertà di chi aveva una situazione finanziaria buona nella famiglia d’infanzia.
Ovviamente ad influire su tutto vi sono le differenze nazionali e regionali, per le quali il tasso di rischio di povertà fra gli adulti che vengono da una cattiva situazione finanziaria nella famiglia d’infanzia varia dal 10,2% della Repubblica Ceca al 40,1% della Bulgaria. Mentre, la percentuale di rischio di povertà per chi viene da una famiglia in buono stato economico varia dal 5,9% della Repubblica Ceca al 16,6% in Spagna.
In quasi tutti gli stati europei, il tasso di rischio di povertà è più alto per le persone che in passato già vivevano in una cattiva situazione finanziaria. Quindi, per gli adulti i cui genitori erano poveri o in difficoltà economica, ma le differenze più ampie, quelle che fanno mostrano di più l’impatto della famiglia d’infanzia sul rischio o meno di povertà in futuro, ci sono in Bulgaria con il 27,6% di differenza tra situazioni finanziarie buone e cattive in passato, in Romania che si attesta al 17,1% di differenza e in Italia che fa segnare un 14,8% di differenza.
Di contro, nella speciale “classifica” delle minori differenze, cioè, il minore impatto della situazione finanziaria della famiglia di origine sul futuro dei figli, la ricerca posiziona la Lettonia al primo posto con un 0,6%, l’Austria con lo 0,7%, l’Estonia con l’1,8% e Finlandia al 2%. Da segnalare il caso Danimarca, dove accade l’esatto contrario: il tasso di rischio di povertà tra le persone che avevano una buona situazione finanziaria in passato è più alto di quelle che vengono da cattive finanze.