PRANDINI: «Dietro la carne ‘coltivata in vitro’ c’è una precisa strategia delle multinazionali, che, con abili operazioni di marketing, puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione…».
FALLUCCHI: «Una delle nostre eccellenze non può essere svilita dalla diffusione di cibo sintetico creato in laboratorio… I prodotti in questione non sono equivalenti alla carne naturale per gusto, valori nutrizionali e livelli di salubrità…».
di Piero Mastroiorio —
Dopo essere intervenuto con 4 decreti relativi all’etichettatura dei cibi a base d’insetti, contenenti specifiche indicazioni da riportare in etichetta per tutti i prodotti e preparati destinati al consumo umano ottenuti tramite l’utilizzo di Acheta domesticus (grillo domestico), larva di Tenebrio molitor (larva gialla della farina), larva di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore) e Locusta migratoria, il Governo interviene nuovamente in tema di alimentazione, questa volta lo fa, sulla “carne coltivata in vitro“, approvando un disegno di legge che introduce disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici, che riguarda, sia gli alimenti destinati al consumo umano, sia i mangimi animali, come sottolinea, in una propria nota, il ministro Francesco Lollobrigida: «Abbiamo voluto tutelare la nostra cultura e la nostra tradizione, anche enogastronomica. Se si dovesse imporre sui mercati la produzione di cibi sintetici, ci sarebbe maggiore disoccupazione, più rischi per la biodiversità e prodotti che, a nostro avviso, non garantirebbero benessere. In particolare, viene sancito il divieto di impiegare, nella preparazione di alimenti o bevande, vendere, detenere per vendere, importare, produrre per esportare, somministrare o comunque distribuire per il consumo alimentare, cibi o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati.».
Nel rispetto del principio di precauzione, le norme intendono tutelare la salute umana e il patrimonio agroalimentare attraverso il divieto di produzione e commercializzazione di alimenti sintetici cercando di “assicurare il massimo livello di tutela della salute dei cittadini e preservare il patrimonio agroalimentare, quale insieme di prodotti di espressione del processo di evoluzione socioeconomica e culturale dell’Italia, di rilevanza strategica sul territorio per l’interesse nazionale“.
In caso di violazione delle norme, sono previste sanzioni amministrative pecuniarie da un minimo di 10.000 € fino ad un massimo di 60.000 €, ovvero fino al 10% del fatturato totale annuo, con l’indicazione, comunque, di un tetto massimo, oltre alla confisca del prodotto illecito, nonché, ulteriori sanzioni amministrative, che intervengono sulla possibilità di svolgere attività di impresa, inibendo l’accesso a contributi, finanziamenti o agevolazioni erogati da parte dello Stato, da altri enti pubblici o dall’Unione europea, per un periodo da uno a tre anni.
“Bene il governo sul divieto di produzione e vendita in Italia di carne sintetica. Una delle nostre eccellenze non può essere svilita dalla diffusione di cibo sintetico creato in laboratorio, la linea del nostro esecutivo è chiara, i prodotti in questione non sono equivalenti alla carne naturale per gusto, valori nutrizionali e livelli di salubrità, evidenziando, altresì, lo sfruttamento di feti di animali vivi e il maggior consumo di acqua ed energia dovuto al carattere ultra processato e omologato del prodotto finale.
Dobbiamo andare nella giusta direzione e quella migliore è tutelare i nostri allevamenti e le nostre eccellenze, un obiettivo che il ministro Lollobrigida si è prefisso fin dall’inizio del suo mandato, per ribadire il ruolo centrale delle nostre produzioni di qualità, che sono espressione di identità, di gusto e cultura dei territori e frutto di filiere garantite, controllate e tracciate”, dice a riguardo Annamaria Fallucchi, senatrice di Fratelli d’Italia, componente la Commissione Agricoltura di Palazzo Madama.
Soddisfatta la Coldiretti, che, attraverso le parole del suo presidente, Ettore Prandini, spiega: «dietro la carne ‘coltivata in vitro’ c’è una precisa strategia delle multinazionali, che, con abili operazioni di marketing, puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione. La verità è che non si tratta di carne, ma di un prodotto sintetico e ingegnerizzato, che non salva l’ambiente, perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali e non aiuta la salute, perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e, inoltre, non è accessibile a tutti, poiché è nelle mani di grandi multinazionali.».