NICOLETTI: «Ad oggi nessuno degli ‘Aichi biodiversity Targets’ della COP 10 del 2010 è stato pienamente raggiunto. Ciò ha indotto la Convenzione sulla biodiversità a predisporre un nuovo quadro globale, al fine di sviluppare una strategia post-2020, che arrestasse entro il 2030 il tasso di perdita di biodiversità. Auspichiamo di raggiungere l’obiettivo del 30% di territorio e di mare protetti entro il 2030.».
di Redazione —
Nel Mondo 1.000.000 di specie di piante, insetti, uccelli e mammiferi sono minacciate di estinzione. Inoltre, si stima che circa i due terzi dei servizi offerti gratuitamente dagli ecosistemi mondiali, quali la regolazione climatica, la fornitura di acqua dolce, la fertilità dei suoli, si stiano impoverendo a causa dell’azione dell’uomo. Una perdita che, in termini economici, potrebbe rappresentare il 7% del PIL, Prodotto Interno Lordo, mondiale. E’ la triste fotografia scattata dal report Biodiversità a rischio 2021 di dall’Legambiente presentato in occasione della Giornata mondiale della biodiversità, che si è celebrata lo scorso 22 maggio.
In Italia, in particolare, preoccupa lo stato di salute della flora, in particolare quella appenninica e della fauna marina e terrestre. Tra i fiori appenninici, la Scarpetta di Venere, l’Adonide ricurva, l’Iris Marsica, l’Aquilegia della Majella, stando al rapporto di Legambiente, sono a rischio. Come lo sono diversi uccelli nidificanti, che popolano la Penisola, quali il Cormorano Atlantico, il Capovaccaio, il Gipeto, la Bigia padovana, senza dimenticare quelle specie che popolano il Mar Mediterraneo, come tartarughe marine, delfini, uccelli, squali e razze, sempre più oggetto di bycatch, catture accidentali, della pesca professionale, molte delle quali avvengono nel Mar Adriatico, mare ricco di biodiversità marina, ma anche area intensamente sfruttata dalla pesca a strascico e dalle reti da posta. Per l’associazione ambientalista, risulta fondamentale creare nuove aree naturali terrestri e marine protette entro il 2030, per la tutela della biodiversità, rafforzare la Rete Natura 2000, nonchè, puntare sulla bioeconomia.
Nel report Legambiente segnala anche alcuni ritorni, come quello dello sciacallo dorato, carnivoro poco più grande di una volpe originario dei Balcani meridionali, arrivato nel 1984 in Italia e che sta continuando a espandersi nella Penisola. Il castoro, estinto in Italia già da cinque secoli a causa della caccia intensissima alla quale è stato soggetto per secoli, da un paio d’anni è riapparso in Italia, nella foresta di Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia: un solo esemplare, arrivato dall’Austria. Inoltre nel 2020 sono stati registrate oltre 200 nidificazioni sulle nostre spiagge della grande tartaruga marina Caretta caretta, specie minacciata di estinzione.
«Ad oggi nessuno degli’ Aichi biodiversity Targets’ della COP 10 del 2010 è stato pienamente raggiunto; ciò ha indotto la Convenzione sulla biodiversità a predisporre un nuovo quadro globale (Global Biodiversity Framework, GBF), al fine di sviluppare una strategia post-2020 che arrestasse entro il 2030 il tasso di perdita di biodiversità. Auspichiamo di raggiungere l’obiettivo del 30% di territorio e di mare protetti entro il 2030», dice Antonio Nicoletti, Responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente.