di Piero Mastroiorio —

In Italia le ecomafie fanno affari d’oro come dimostra l’aumento dei reati ambientali del 2023, saliti a 35.487, +15,6% rispetto al 2022, con una media di 97,2 reati al giorno, 4 ogni ora. Illeciti che si concentrano soprattutto nel Mezzogiorno, in particolare nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, Campania, Puglia, Sicilia e Calabria, dove si concentra il 43,5% deli illeciti penali, +3,8% rispetto al 2022. Tutto il mercato illegale nella Penisola è valso agli ecomafiosi nel 2023 ben 8.800.000.000 di euro.
A tracciare un quadro di sintesi è “Ecomafia 2024” il nuovo report di Legambiente, presentato il 18 luglio 2024, a Bari, nella sede di Legambiente Puglia, alla presenza, tra gli altri, dell’assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Serena Triggiani, del Sindaco di Bari, Vito Leccese, del presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani e di Daniela Salzedo, presidente Legambiente Puglia.

I dati rivelati, nel complesso, sono preoccupanti: nel 2023 in Italia aumenta, anche, il numero delle persone denunciate (34.481, +30,6%), così come quello degli arresti (319, +43% rispetto al 2022) e quello dei sequestri (7.152, +19%). Tra gli illeciti, nella Penisola continua a salire la pressione del ciclo illegale del cemento (13.008 reati, +6,5%), che si conferma sempre al primo posto tra i reati ambientali, ma, a preoccupare, è soprattutto l’impennata degli illeciti penali nel ciclo dei rifiuti, 9.309, + 66,1% che salgono al secondo posto. Al terzo posto con 6.581 reati la filiera degli illeciti contro gli animali, che spazia dal bracconaggio alla pesca illegale, dai traffici di specie protette a quelli di animali da affezione fino agli allevamenti, seguita dagli incendi dolosi, colposi e generici con 3.691 illeciti. Crescono anche i numeri dell’aggressione al patrimonio culturale, con 642 furti di opere d’arte, +58,9% rispetto al 2022, e degli illeciti nelle filiere agroalimentari, con 45.067 illeciti amministrativi, + 9,1% rispetto al 2022, a cominciare dal caporalato. Inoltre, sono 378 i clan mafiosi censiti.

A livello regionale la Campania si conferma al primo posto della classifica con più illeciti ambientali, 4.952 reati, pari al 14% del totale nazionale, seguita dalla Sicilia, che sale di una posizione rispetto al 2022, con 3.922 reati, +35% rispetto al 2022, la Puglia, perde una posizione e si piazza al terzo posto, con 3.643 illeciti penali, +19,2%, quarta, la Calabria con 2.912 reati, +31,4%. La Toscana sale dal settimo al quinto posto, seguita dal Lazio. Balza dal quindicesimo al settimo posto la Sardegna. Tra le regioni del Nord, la Lombardia è sempre prima. A livello provinciale, Napoli torna al primo posto, con 1.494 reati, seguita da Avellino, in forte crescita con 1.203 reati, pari al +72,9% e Bari. Roma scende al quarto posto, con 867 illeciti penali, seguita da Salerno, Palermo, Foggia e Cosenza. La prima provincia del Nord è quella di Venezia, con 662 reati, che si colloca al nono posto ed entra nella classifica delle prime venti province per illegalità ambientale.

Continua l’applicazione della legge 68/2015 sugli ecoreati, che nel 2023 ha superato la quota 600, anche se registra un lieve calo rispetto all’anno precedente quando era stata contestata 637 volte. Un calo dovuto al calo dei controlli, passati da 1.559 a 1.405. Il delitto di inquinamento ambientale resta nel 2023 quello più contestato, 111 volte, portando a ben 210 denunce e 21 arresti. Preoccupa anche la situazione dei comuni sciolti per mafia: 19 quelli sciolti al momento della stesura del report.

«Il nostro è un sistema capillare e quotidiano di controllo e repressione, che con tutta evidenza ben funziona. La Puglia si avvale di una normativa molto rigida ed efficace di presidio sui territori e di questo ci ha dato anche atto il presidente nazionale di Legambiente Ciafani», ha detto l’assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Serena Triggiani, che ha sottolineato: «Abbiamo da sempre considerato il fenomeno del littering, dell’abbandono dei rifiuti, una piaga da contrastare con ogni sforzo e mezzo abbiamo adottato strategie e messo in campo azioni attraverso importanti misure anche di carattere finanziario. Inoltre da quasi 20 anni è in vigore un accordo di programma quadro triennale per la tutela ambientale, proseguito ininterrottamente e da ultimo in fase di rinnovo, che coinvolge, oltre alla Regione in qualità di soggetto promotore, i Carabinieri, con il Comando unità per la Tutela Forestale, Ambientale e agroalimentare Carabinieri, e il Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica – Nuclei Operativi Ecologici di Bari e Lecce, la Guardia di Finanza, l’Arpa Puglia e il CNR-IRSA. Ed è proprio con questo rigido sistema di controlli e di presidio del territorio che riusciamo a stanare inciviltà, abbandoni illegali di rifiuti anche pericolosi, discariche abusive e comportamenti illeciti costituenti veri e propri reati. La Regione Puglia, inoltre, si è dotata di Nucleo di vigilanza ambientale, presso il nostro Dipartimento Ambiente, con il quale è in grado di presidiare efficacemente il territorio: si tratta di una task force specializzata e munita di strumenti tecnologici avanzati, come fototrappole con intelligenza artificiale e i droni con telecamere ottiche e termiche. Quello che noi facciamo è assolutamente un’operazione di controllo stretto sul territorio che porta a svelare purtroppo le numerose ferite inflitte dalle eco mafie e dagli eco reati. L’attenzione è alta e mai abbasseremo la guardia, anzi, il rapporto presentato oggi ci dà nuovo impulso a migliorare nelle azioni di controllo e repressione. Immagino, quindi, nel prossimo futuro numeri incoraggianti che ci daranno ragione rispetto a quanto stiamo facendo, come Regione, Forze dell’ordine, comuni, enti e associazioni. Non senza un’azione continua di sensibilizzazione dei territori e delle persone sui comportamenti scorretti in materia di rifiuti, perché anche la coscienza civile delle singole e dei singoli cittadini contribuisca ad avere diritto ad un ambiente sano.».

«Il ciclo dei rifiuti in Puglia continua ad essere un problema ancora molto rilevante. Questo in parte, anche, perché c’è una normativa importante che può permettere alle Forze dell’Ordine e la Magistratura di poter contrastare con più efficacia i trafficanti di rifiuti. Questo è un risultato davvero concreto del nostro lavoro. Dall’altra parte ci sono i reati legati al ciclo illegale del cemento, che continua ad essere purtroppo una piaga. Soprattutto per le regioni meridionali ed è, come dire, un elemento di distruzione permanente del paesaggio, come lo è la crisi climatica, perché quando si fanno eco-mostri e, lo sa bene Bari, che ha impiegato tanto tempo per liberarsi dell’ecomostro di ‘Punta Perotti’, poi è difficile toglierseli di torno e quindi è bene lavorare per prevenire qualsiasi reato che ha a che fare col ciclo illegale del cemento. In questi tre decenni il ‘Rapporto Ecomafia’ è diventato sempre più un’opera omnia per analizzare i fenomeni criminali legati al business ambientale, grazie anche a contributi istituzionali di rilievo, come dimostra l’edizione 2024», ha aggiunto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

«La Puglia, purtroppo, occupa sempre i primi posti nella classifica nazionale, come confermato anche quest’anno dal ‘Rapporto Ecomafia 2024’. Nel 2023 il numero di controlli effettuati dalle forze dell’ordine risulta essere il più alto su tutto il territorio nazionale, sono stati infatti effettuati 144.485 controlli. Siamo davanti ad una vera e propria emergenza che possiamo contrastare solo lavorando in sinergia: Forze dell’Ordine, Enti, associazioni e cittadini. Va certamente rafforzato l’impianto normativo recependo le direttive europee, ma è necessario affiancare gli enti regionali e locali nel lavoro quotidiano dando pieni poteri ai Prefetti. Ci preme sottolineare che quella delle Ecomafie è una filiera che coinvolge la tutela dell’ambiente alimentando anche il lavoro nero», ha detto Daniela Salzedo, presidente di Legambiente Puglia.

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