Intanto, servono oltre 1.000 € in più, l’anno, solo per mangiare, per comprare cibo e bevande, dato che fa soffermare le Associazioni dei Consumatori davanti alle stime ISTAT sull’inflazione di febbraio, che registrano un indice generale in calo, al 9,2%, ma un ‘carrello della spesa’ che torna a salire al 13%, mentre i prezzi di cibi e bevande si impennano al 13,5%.
di Redazione —
A febbraio l’inflazione scende al 9,2%, ma il carrello della spesa viaggia a valori molto più alti: più 13% su base tendenziale, mentre quella sui prodotti alimentari e bevande analcoliche è del 13,5%, è quanto emerge dalle stime dell’ISTAT, Istituto di Statistica nazionale, sull’inflazione di febbraio, che così commenta: «A febbraio, secondo le stime preliminari, si consolida la fase di rapido rallentamento dell’inflazione, scesa a +9,2%. La flessione è frutto dell’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei Beni Energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata. Tuttavia, si mantengono le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei Beni alimentari, lavorati e non, dei Tabacchi e dei Servizi, tutti in accelerazione tendenziale. Come conseguenza di tali andamenti, si accentua la crescita su base annua della componente di fondo (+6,4%) e quella del cosiddetto “carrello della spesa”, che risale a +13,0%, dopo il rallentamento osservato a gennaio.».
Intanto, servono oltre 1.000 € in più, l’anno, solo per mangiare, per comprare cibo e bevande, dato che fa soffermare le Associazioni dei Consumatori davanti alle stime ISTAT sull’inflazione di febbraio, che, come accennato, registrano un indice generale in calo, al 9,2%, ma un carrello della spesa che torna a salire al 13%, mentre i prezzi di cibi e bevande si impennano al 13,5%.
«Il calo dell’energia fa scendere l’inflazione ma per gli alimentari è nuovo record, l’emergenza prezzi non è ancora superata e il ribasso dell’inflazione registrato a febbraio è dovuto unicamente alla discesa delle tariffe dei beni energetici regolamentati e non», scrive Assoutenti, che attraverso le parole del suo presidente, Furio Truzzi, precisa: «In tema di prezzi e inflazione è ancora presto per cantare vittoria. Le dinamiche dei listini mostrano ancora incrementi pesanti per beni primari come gli alimentari, che a febbraio si impennano al +13,5% su anno, con un aumento del +1,8% rispetto al mese precedente. Una famiglia con due figli si ritrova così a spendere oggi +1.038 euro annui solo per il cibo, +761 euro la famiglia “tipo”.».
Il Codacons nel parlare di calo dell’inflazione “illusorio” e legato solo alla discesa dei beni energetici, mentre i prezzi del carrello della spesa e dei generi ad alta frequenza di acquisto continuano a salire, analizza: «L’inflazione al 9,2% equivale ad un maggiore esborso pari a +2.691 € annui per la famiglia “tipo”, spesa che sale a +3.485 €, per un nucleo familiare con due figli. Nonostante la decelerazione del tasso generale registrata dall’ISTAT negli ultimi due mesi, i prezzi dei prodotti più acquistati dai cittadini rimangono a livelli elevatissimi, con il carrello della spesa che addirittura sale al +13,0% dal +12,0% del mese precedente, mentre i prodotti ad alta frequenza d’acquisto passano da +8,9% a +9,0%.».
«L’inflazione al 9,2% comporta ripercussioni che vanno da oltre 2600 euro a oltre 3200 euro a famiglia, a seconda dei componenti del nucleo familiare. Per una coppia con due figli sono 1.038 € in più l’anno solo per il cibo», ribadisce l’UNC, Unione Nazionale Consumatori, che, attraverso le parole del suo presidente, Massimiliano Dona, spiega: «Non bisogna comunque farsi trarre in inganno dalla riduzione dell’inflazione, che non risolve i problemi delle famiglie. Il costo della vita cresce sempre più, anche, se ad un ritmo inferiore. Per una coppia con due figli, l’inflazione al 9,2% significa una stangata pari a 2.854 € su base annua, di cui 1.038 solo per mangiare e bere. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva è pari a 2.632 €, 937 per cibo e bevande. In media per una famiglia il rincaro è di 2.218 €, 761 per prodotti alimentari e bevande analcoliche. Il primato spetta sempre alle famiglie numerose con più di 3 figli con una mazzata pari a 3.212 €, 1.240 solo per nutrirsi.».
«A sostenere il peso maggiore di questi aumenti sono le famiglie meno abbienti, con l’inflazione a questo livello le ricadute per ogni famiglia sono di oltre 2.700 € l’anno, ma non bisogna dimenticare, che tali aumenti pesano in misura maggiore proprio sulle spalle delle famiglie meno abbienti, aumentando, così, le disuguaglianze, le ingiustizie e le difficoltà nel nostro Paese. Per questo bisogna non abbassare l’attenzione su questo tema: il Governo è chiamato ad avviare serie politiche di contrasto alle disuguaglianze e di sostegno alle famiglie», ricorda Federconsumatori, che, secondo il suo Osservatorio Nazionale, vede crescere, di giorno in giorno «le rinunce a cui sono costrette le famiglie. Una riduzione dei consumi di carne e pesce pari al -16,9%, con uno spostamento verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati, di riduzione del consumo di frutta e verdura per il 12,9% dei cittadini, ricerca sempre più assidua di offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza, abitudine adottata dal 47% dei cittadini, crescita dell’11% degli acquisti nei discount.».