Il Bimbo nasce e, pochi passi più in là, tanti bambini vengono dimenticati più ancora delle guerre, più ancora dei conflitti, più ancora della follia lucida del potere che non è servizio.
di Vincenzo Andraous —
S’avvicina il momento della ‘stupefazione’, gli attimi che fanno scomparire i dubbi sul mistero della gioia e della letizia. Più s’avvicina la presenza del Bambino con gli occhi socchiusi di fiducia e amore, più è l’ora di mettersi di traverso, scacciando le comodità delle convenzioni, di ogni ricorrenza. È necessario farlo per arginare l’onda di una cultura dell’indifferenza, che sempre più spesso è feroce quanto l’incapacità di provare pietà, compassione, misericordia per i tanti e troppi bambini lasciati morire per incuria e delirio di onnipotenza.
Natale è alle porte, ciò non vuol dire che ognuno ha il dovere di risultare più buono, piuttosto che ciascuno ha il diritto di fare un passo avanti di fronte a quella culla, in mezzo, là, dove occorre scavare con le dita nude il senso della giustizia, del rispetto della vita umana, di tanti e tanti e tanti bimbi dispersi a mare, al gelo, in preda alla sete e alla fame, tanti bambini tutti intorno a quella culla.
S’avvicina la nota sottopelle, la sequenza dei comportamenti, dei gesti quotidiani ripetuti, affinchè, la libertà, diventi la bandiera, per chiunque resta schiacciato sotto gli scarponi di chi non sa volere bene, di chi non sa pregare quel Bimbo, non soltanto nelle parole di una preghiera recitata come una semplice poesia.
Bambini che non ci sono più, bimbi che non hanno più voce, la più piccola speranza, in quel Bimbo che tra poco nasce, hanno il diritto di calpestare la terra dove tutto cambia, scoprendo il mondo dei giusti, degli innocenti.
Non di quanti stanno nei luoghi delle grandi memorie perdute, dove incalza la convinzione che questa dimenticanza e abbandono non ci toccano, non ci riguarda, come se essere complici sia meno grave di essere colpevoli.
Non so perché, ma, quest’anno, ho l’impressione che sarà un Natale che lavora ai fianchi la nostra disattenzione, soprattutto come ha ben detto qualcuno metterà spalle al muro “l’indifferenza quale contenitore del maggior disprezzo”.
Il Bimbo nasce e, pochi passi più in là, tanti bambini vengono dimenticati più ancora delle guerre, più ancora dei conflitti, più ancora della follia lucida del potere che non è servizio.
S’avvicina Natale, ci saranno le luci, i fuochi, le canzoni, ma chi è più libero nel proprio cuore starà a mezzo, di traverso, tra i rifugi e le macerie, rimarrà come un fusto di quercia a difendere il bene più grande di quel Bimbo che viene al Mondo, di quei bimbi innocenti che nessuno ha il diritto di dimenticare, di lasciare indietro. Caro Bambino anche quest’anno mi verrà da dirti in punta di piedi e sottovoce come ha detto Francesco: tutta questa indifferenza non è proprio da Gesù.