Dopo la lettera-denuncia dell’AOGOI, Associazione Ostetrici Ginecologici Italiani, che cosa è cambiato, la situazione è migliorata o si continua ad esporre il personale dell’Unità sanitaria a sovraccarichi di lavoro, con ovvio aumento di incidenza di eventi avversi, fatto questo che crea contrasto con l’utenza e danno a vario titolo all’amministrazione sanitaria e quali sono state le risposte che hanno ricevuto i numerosi appelli del personale medico alla direzione dell’azienda?
di Piero Mastroiorio —
Cosa sta succedendo, dopo i terminali delle farmacie che funzionano a singhiozzo, le medicine che non sempre sono disponibili, i medici di famiglia che stanno per andare in pensione e non hanno sostituti, esami prenotati a mesi di distanza, reparti ospedalieri che lamentano carenze di personale, in particolar modo al Reparto di Ostetricia e Ginecologia, nell’Ospedale Teresa Masselli-Mascia di San Severo, in Provincia di Foggia? Hanno anticipato i tempi del disastro annunciato o, semplicemente, sono in linea con le previsioni più ottimistiche che indicano il 2025, l’anno in cui nella sanità mancheranno oltre 16.000 medici?
Certo è, che nel susseguirsi delle Regioni italiane costrette e richiamare in servizio medici in pensione, per esercitare in mancanza di sostituti, non poteva mancare la Puglia, di conseguenza la Provincia di Foggia, la città di San Severo e se le istituzioni preposte non si danno una mossa, il fenomeno, rischia di mettere in ginocchio l’intero Sistema sanitario pubblico e privato, non solo regionale, ma, anche quello italiano, vista la situazione sanitaria nazionale.
Tornando al problema dell’Ospedale di San Severo, qualche mese fa, l’8 agosto 2022, l’AOGOI, Associazione Ostetrici Ginecologici Italiani, inviava una lettera-denuncia, al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, all’assessore alla Salute, Rocco Palese, al Procuratore Generale della Corte dei Conti e al Commissario Straordinario dell’Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Foggia, Antonio Giuseppe Nigri, in cui si puntualizzavano “gravissimi deficit organizzativi, peraltro segnalati da tempo ai competenti organi aziendali che, come tali, aumentano pesantemente la sinistrosità dell’UOC in parola, con effetti negativi per il personale medico che vi presta servizio e per la qualità del servizio sanitario in genere…. Apprendiamo che nella U.O. di San Severo, per effetto di pensionamenti e/o dimissioni per passaggio in altri presidi ospedalieri, vi sarebbe personale in servizio limitato a sole quattro unità. Ciò non consentirebbe la istituzione del reperibile e imporrebbe turni massacranti di lavoro, con ridotti tempi di riposo. Ci viene riferito che, per il mese di Agosto, si farà ricorso a medici esterni alla U.O. con cui, come ovvio, non c’è stata una pregressa collaborazione che consenta l’adeguato coordinamento e interscambio di informazioni.La situazione descrittaci è gravemente contraria ai più elementari principi di adeguata organizzazione e gestione di assistenza sanitaria e del connesso rischio clinico.”.
Detto questo a noi non resta che porgere alcune domande alle autorità competenti sono:
- Da allora ad oggi, la situazione è migliorata o si continua ad esporre il personale dell’Unità sanitaria a sovraccarichi di lavoro, con ovvio aumento di incidenza di eventi avversi, fatto questo che crea contrasto con l’utenza e danno a vario titolo all’amministrazione sanitaria?
- Quali risposte hanno ricevuto i numerosi appelli del personale medico alla direzione dell’azienda?
- Quali risoluzioni sono state attivate nell’interesse dell’utenza pubblica e dei medici ginecologi, al momento solo uno?
- Quale è stato, se c’è stato, o, se si prevede un intervento delle autorità competenti, affinchè, venga risolta, quanto prima, questa situazione, ripristinando un corretto ed adeguato servizio di assistenza sanitaria?
Le cause alle mancate risposte, atteso che ancora oggi, 21 novembre 2022, la situazione non è migliorata, come si evince dalle disposizioni di servizio dello scorso 18 novembre 2022, Prot. ASL_FG/N248/l, in cui si precisa che «alla già carente situazione del personale di Ostetricia, si è aggiunta l’assenza di altre due ostetriche per malattia e infortunio; l’indisponibilità del personale ostetrico del P.O. di San Severo ad effettuare turni in straordinario o in prestazioni aggiuntive; l’indisponibilità del personale ostetrico del P.O. di Cerignola ad effettuare turni in straordinario o in prestazioni aggiuntive; che la ASL FG sta provvedendo a colmare la carenza di ostetriche e di conseguenza la durata del periodo da coprire sarà breve…», sono note da tempo: l’invecchiamento della popolazione, il numero chiuso per gli studenti delle facoltà di medicina, le difficoltà di accesso alle specializzazioni, gli effetti della Legge Fornero e Quota 100 per l’andata in pensione.
Intanto, gli ospedali che rimangono senza medici sono sempre più numerosi e spesso si ricorre, come succede all’Ospedale di San Severo, a medici pensionati ultra ottantenni pagati 100 € l’ora, con le conseguenti domande del caso:
- perché si chiede al personale sanitario “smontante” la reperibilità, non facendo rispettare lo “stacco” di 12 ore tra un turno e l’altro, anche, in presenza di turnazione notturna?
- Il personale ostetrico del P.O. di San Severo è Cerignola non è disponibile ad effettuare turni in straordinario o in prestazioni aggiuntive, perché, forse, questi turni non vengono remunerati?
- Perché non si assumono medici giovani, preferendo pagare, 100 € ad ora, medici pensionati ultra ottantenni?
- Perché non si stabilizza il personale di Ostetricia già a lavoro e non si fa scorrere la graduatoria esistente, atteso che, se non ci si attiva per le assunzioni e le stabilizzazioni, non si potrà risolvere anche, l’annoso problema delle liste d’attesa, creato spesso dall’utilizzo, sia in sala operatoria che in ambulatorio, dello stesso medico?
- Non si chiede la disponibilità a personale di altri ospedali viciniori, perché, forse si spera nell’utilizzo di personale sanitario provenienti da altre realtà europee o extraeuropee in barba agli enunciati elettorali che volevano prima gli italiani?
In attesa di risposte, che ci auguriamo giungano a breve, continuiamo a segnalare la mancanza, soprattutto, di medici di pronto soccorso, anestesisti, ortopedici e ginecologi, ma anche medici di famiglia, non solo in Città, ma in tutto il Bel Paese, dove, paradossalmente, ci sono più posti di lavoro, che lavoratori disposti a prenderli. Infatti, stando a quanto dice Anaao-Assomed, il sindacato dei medici italiani, in Italia, si formano circa 10.000 medici l’anno, ma l’offerta di specializzazioni non supera le 7.000 unità, che crea, ogni anno, uno sbilanciamento di circa 3.000 medici. Un imbuto formativo, che si accumula negli anni, portando circa 2.000 laureati in medicina italiani a scegliere l’estero per specializzarsi e lavorare, dando ragione a sostiene che in Italia “regaliamo ogni anno 2.000 auto Ferrari a Paesi stranieri”, perché formare un medico costa circa 150.000 € alla collettività e ‘costringere’, all’emigrazione, questa forza lavoro specializzata, equivale a regalare ad altri lo sforzo fatto per la loro formazione.