SCANNAVINI: «Destrutturare il fenomeno NEET e decostruire gli stereotipi che per anni hanno ostacolato la realizzazione di politiche adeguate sono passi essenziali da fare. Servono politiche integrate, sostenibili nel tempo e che rispondano in modo efficace ai bisogni specifici dei giovani, riconoscendo tra le cause della condizione di NEET le disuguaglianze che attraversano l’intero Paese.»
di Redazione —
L’ultimo Rapporto di ActionAid e CGIL, dal titolo “NEET tra disuguaglianze e divari. Alla ricerca di nuove politiche pubbliche”, presentato lo scorso 8 novembre 2022, a Roma, scatta una fotografia impietosa dei giovani italiani: nel 2020 sono più di 3.000.000, con una prevalenza femminile di 1,7 milioni, facendo dell’Italia il paese europeo che detiene il più alto numero di giovani dai 15 ai 34, i Neet, giovani che non studiano e non lavorano anni che non lavorano, la cui incidenza raddoppia nel Sud rispetto al Nord, è maggiore tra le donne, nelle due fasce d’età più adulta, 25-29 anni (30,7%) e 30-34 anni (30,4%), rivelando che più si cresce con l’età, più aumenta la loro quota e, che, nel Mezzogiorno i giovani che non studiano, non lavorano e non sono coinvolti in percorsi di formazione sono il 39%, mentre, tutte le regioni italiane superano l’incidenza media dei Neet sulla popolazione giovanile in Europa nel 2020 che resta al 15%.
Come si diceva ci sono grandi divari territoriali nel fenomeno Neet: nel Sud Italia c’è la più alta presenza di giovani che non studiano, non lavorano e non si formano: sono il 39% rispetto al 23% del Centro Italia, al 20% del Nord-Ovest e al 18% del Nord-Est. Ai primi posti ci sono tutte le regioni del Sud, con quote molto alte di Neet per Sicilia (40,1%), Calabria (39,9%) e Campania (38,1%). Per il Centro Italia, il Lazio ha la più alta incidenza con circa il 25,1%. La prima regione del Nord Italia per incidenza dei Neet è la Liguria (21,1%), a seguire il Piemonte (20,5%) e la Valle d’Aosta (19,6%). I Neet sono per il 56% donne e la prevalenza femminile resta invariata negli anni, a dimostrazione che per una donna è molto più difficile uscire da questa condizione.
Le disuguaglianze di genere si riproducono anche osservando i ruoli in famiglia dei Neet: il 26% sono genitori e vivono fuori dal nucleo familiare di origine, tra cui c’è un’ampia differenza tra donne e uomini che vede un 23% di madri Neet rispetto al 3% di padri. Fra le donne la motivazione all’inattività è spesso legata alla disparità di genere nei carichi di cura che impediscono o suggeriscono alle donne di rimanere fuori o uscire dal mercato del lavoro. I Neet italiani sono per la maggior parte inattivi, coloro che, scoraggiati, hanno smesso di cercare lavoro sono il 66% del totale, quindi 2 su 3, tra cui, quasi, il 20% non cerca, ma è disponibile.
Volendo rispondere alla domanda su chi siano i Neet, il Rapporto definisce usando alcune sottocategorie che aiutano e fotografare meglio il fenomeno dei giovani che non studiano e non lavorano: ci sono i giovanissimi fuori dalla scuola, che hanno dai 15 ai 19 anni, senza precedenti esperienze lavorative e inattivi, con licenza media e rappresentano un gruppo abbastanza residuale, ma trasversale a tutta Italia. Un secondo gruppo raccoglie i giovani dai 20 ai 24 anni, senza precedenti esperienze lavorative, alla ricerca di una prima occupazione, residenti nel Mezzogiorno, con la cittadinanza italiana e il diploma di maturità, un gruppo, il più numeroso, che mette in luce la fragilità del mercato del lavoro nel Sud. Il terzo gruppo descrive gli Ex occupati in cerca di un nuovo lavoro, che hanno tra i 25 e i 29 anni, hanno perso o abbandonato un lavoro e sono alla ricerca di un altro, principalmente maschi, con un alto livello di istruzione, appartenenti ad un nucleo familiare single e percepiscono un sussidio di disoccupazione e vivono nelle regioni centrali del Paese. Infine, ci sono gli Scoraggiati, tutti quei giovani dai 30 ai 34 anni con precedenti esperienze lavorative, ora inattivi, principalmente residenti nelle regioni del Nord Italia, in aree non metropolitane, dove, ad incidere sono le donne e il nucleo familiare composto da una coppia senza figli.
«Le disuguaglianze strutturali del Paese incidono sulla condizione di NEET, ma rivelano anche quanto la sofferenza vissuta da un’intera generazione di giovani sia, purtroppo, trasversale, complessa e profonda», sottolineano CGIL e Action Aid, che attraverso le parole della Vicesegretaria generale ActionAid Italia, Katia Scannavini, spiega: «Destrutturare il fenomeno NEET e decostruire gli stereotipi che per anni hanno ostacolato la realizzazione di politiche adeguate sono passi essenziali da fare. Servono politiche integrate, sostenibili nel tempo e che rispondano in modo efficace ai bisogni specifici dei giovani, riconoscendo tra le cause della condizione di NEET le disuguaglianze che attraversano l’intero Paese. È necessario ripensare ai servizi, lavorare a stretto contatto con i territori, rafforzare le reti di prossimità, intercettare i giovani più lontani dalle opportunità. Prevenire e contrastare il fenomeno NEET significa, per ‘ActionAid’, garantire giustizia economica e sociale alle nuove generazioni, l’esercizio dei propri diritti, l’accesso ad eguali opportunità, indipendentemente dalla condizione socioeconomica di partenza, dal genere, dalla cittadinanza e dalla Regioni in cui si vive.».