Il quadro nazionale, emerso dal Rapporto ‘Bio in cifre 2022’, ha fatto registrare, per la prima volta, una riduzione degli acquisti, nonché, una non omogeneità tra le diverse regioni, con alcune come, Campania, Toscana e Friuli-Venezia Giulia, in cui le superfici biologiche crescono a ritmi mai visti e altre come la Sicilia, che, pur mantenendo il suo primato, ha perso, in un anno, più superficie biologica di quanta ne conti l’Abruzzo.
di Redazione —
Il quadro emerso durante il convegno organizzato da ISMEA, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, tenuto a Roma lo scorso 6 luglio 2022, dal titolo “Appuntamento con il bio: l’agricoltura biologica del futuro“, a cui sono intervenuti il Sottosegretario alle politiche agricole, Francesco Battistoni e il Presidente ISMEA, Angelo Frascarelli, ha messo in evidenza come il biologico in Italia prosegua la sua crescita in superfici investite e numero di operatori coinvolti, mostrando al contempo, i primi segnali di cedimento dei consumi, di riflesso alla perdita di potere d’acquisto delle famiglie, aggravata dalla forte spinta inflazionistica degli ultimi mesi.
Nel dettaglio la superficie biologica italiana è aumentata del 4,4%, secondo i dati SINAB, Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica, presentati da ISMEA, in apertura del convegno, arrivando a sfiorare i 2.200.000 di ettari a fine 2021. Il mantenimento di questo ritmo di crescita anche nei prossimi anni permetterebbe di raggiungere i 2.700.000 di ettari al 2027 e toccare i 3.000.000 nel 2030.
Il quadro nazionale, emerso dai dati del Rapporto ‘Bio in cifre 2022’, non è omogeneo tra le diverse regioni, con alcuni territori come, ad esempio, Campania con il +55%, Toscana +25% e Friuli-Venezia Giulia +23%, in cui le superfici biologiche crescono a ritmi mai visti finora e altri, come la Sicilia, che, pur mantenendo il suo primato, ha perso in un anno più superficie biologica di quanta ne conti l’Abruzzo. Tra le diverse coltivazioni bio crescono soprattutto le colture permanenti, +3,5% nel complesso, con andamenti diversificati tra le diverse tipologie: si riducono gli agrumeti, arance -17,2% e limoni -0,8%, rimangono sostanzialmente stabili i meleti bio -0,4% e gli oliveti +0,5%, mentre aumentano i vigneti, +9,2% e i noccioleti, +12,5%. Crescono anche le superfici investite a cereali, +2,8%, trainate soprattutto dai maggiori investimenti a grano duro e tenero, mentre risultano stabili le colture foraggere, -0,7%, prati e pascoli a -0,8%.
Sul fronte della spesa alimentare di prodotti biologici, nel 2021, fanno registrare, per la prima volta, una riduzione degli acquisti di alimenti e bevande bio e anche le prime indicazioni sull’anno in corso non lasciano ben sperare, secondo un’anticipazione del Rapporto “Bio in cifre 2022“, curato da ISMEA e CIHEAM Bari.
Dopo l’ottima performance del 2020 (+9,5%), sostenuta da una maggiore propensione delle famiglie italiane all’acquisto di alimenti genuini e salutari, nonché, dagli effetti dei confinamenti, dovuti al Covid-19, nel 2021 il valore della spesa si è contratto del 4,6%, portandosi a 3.380.000.000 di €, anche se è rimasta invariata l’incidenza del bio sul totale degli acquisti agroalimentari (3,9%).
Il rapporto, sui primi 5 mesi del 2022, limitatamente ai soli acquisti presso la GDO, Grande Distribuzione Organizzata, evidenzia un’ulteriore riduzione dell’1,9% su base annua, in un contesto di generalizzata crescita dei prezzi. A preoccupare, in questo caso, è soprattutto il confronto con l’agroalimentare convenzionale, che segna nello stesso periodo un incoraggiante +1,8%.
«I dati ISMEA confermano l’Italia come un Paese fortemente vocato al biologico. In questa fase di transizione agro-ecologica, dove il bio ha un ruolo fondamentale, è necessario compiere ulteriori passi avanti, per affermare il metodo biologico come opportunità strategica per contrastare la crisi climatica e la perdita di biodiversità. Finalmente abbiamo stanziamenti importanti per sostenere il biologico, oltre 3.000.000.000 di €. È fondamentale, però, che questi fondi vengano spesi al meglio, per favorire la transizione agro-ecologica e rilanciare l’intero comparto, a partire dai consumi interni», ha spiegato, concludendo, Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio.