Uno studio realizzato da Federprivacy in collaborazione con Ethos Academy rivela che, solo nell’8% dei casi, i cittadini che entrano in un esercizio pubblico, dotato di videosorveglianza, trovano esposto un regolare cartello, mentre, meno della metà dei progettisti e degli installatori, si rendono conto dei reali rischi sulla privacy e del pericolo sanzioni.
di Redazione —
Un’indagine condotta da Federprivacy in collaborazione con Ethos Academy, su un campione di circa 2.000 individui, rivela come, secondo il campione, nel 92% dei casi i sistemi di videosorveglianza non risultano rispettare il Regolamento Ue sulla protezione dei dati personali, soprattutto, che non sono molto rispettose della privacy dei cittadini. Dall’indagine è emerso che solo nell’8% dei casi i cittadini che entrano in un esercizio pubblico dotato di videosorveglianza trovano esposto un regolare cartello di informativa, che avverte in modo chiaro e trasparente la presenza di telecamere, con l’indicazione dei corretti riferimenti normativi e delle informazioni complete che dovrebbero essere fornite all’interessato, nonché, come afferma Federprivacy: «Nel 38% dei casi il cartello è assente, mentre, nel restante 54% dei casi il cartello esposto risulta non compilato con le informazioni necessarie o del tutto inadeguato a causa di riferimenti normativi obsoleti o sbagliati», osservando, attraverso le parole del suo presidente, Nicola Bernardi, che: «Anche se il GDPR ha segnato una svolta storica per la tutela della privacy dei cittadini, il fatto che chi installa i sistemi di videosorveglianza abbia ancora scarsa sensibilità verso le regole rappresenta un fenomeno preoccupante, specialmente, se si considera che sono trascorsi ormai due anni da quando i garanti europei hanno pubblicato le Linee Guida n.3/2019 per fornire ogni chiarimento eventualmente necessario.».
Sul fronte delle sanzioni, l’indagine ha rilevato che 177 delle oltre 1.000 sanzioni comminate dall’introduzione del Regolamento europeo (15%) sono specificamente riferite a violazioni commesse attraverso telecamere e impianti di videosorveglianza, per un ammontare complessivo di oltre 4.000.000 di € a carico di imprese private e pubbliche amministrazioni, a causa della non conformità alle regole sulla protezione dei dati personali dei loro sistemi. In Italia, dall’introduzione del GDPR, il Garante per la protezione dei dati personali ha inflitto 8 provvedimenti sanzionatori riguardanti, nello specifico, telecamere e sistemi di videosorveglianza, per un valore complessivo di oltre 219.000 di € e una media di 27.375 €, per ciascuna sanzione.
Secondo quanto emerso dal report, una buona fetta di responsabilità spetta a progettisti e installatori: infatti, su un campione di 1.127 operatori, intervistati dopo aver partecipato di recente a una sessione formativa in materia privacy, solo il 46% di questi ha dichiarato «di rendersi conto di avere a che fare con temi complessi che comportano rischi elevati ed esposizione alle pesanti sanzioni previste dal GDPR.». Il 46% degli addetti ai lavori intervistati è interessato ad approfondire i temi della normativa in materia di privacy e videosorveglianza, mentre più della metà (54%) non è interessata.