Domenica 19 Giugno alle ore 19:00, presso il Circolo Unione di Lucera (FG), sito in Piazza Duomo, un incontro dal titolo “Sepolti nel mito – Federico II e Re Enzo nelle sepolture di Palermo e Bologna”, dedicato alla storia delle tombe di Federico II e del figlio Enzo, il giovane “falconetto”, che ebbe un forte legame con la Capitanata.
di Redazione —
In occasione del 750° anniversario della morte di Re Enzo, figlio naturale dell’Imperatore Federico II di Svevia, avvenuta dopo ben 23 anni di prigionia a Bologna, nella piazza principale della città è ancora presente il palazzo che porta il suo nome, si terrà Domenica 19 Giugno alle ore 19:00 presso il Circolo Unione di Lucera (FG), sito in Piazza Duomo, un incontro dal titolo “Sepolti nel mito – Federico II e Re Enzo nelle sepolture di Palermo e Bologna”.
L’evento, a carattere divulgativo, organizzato dal Circolo Unione, dal blog “Lucera: memoria e cultura” e da Reenactment Advisor by Federico Marangoni, sarà dedicato alla storia delle tombe di Federico II di Svevia e del figlio, Re Enzo, il giovane “falconetto”, che ebbe un forte legame con la Capitanata, tanto da scrivere, malinconicamente, in suo famoso componimento, giunto fino a noi, durante il periodo di detenzione bolognese: “La Magna Capitana là dov’è lo mio core nott’e dia”.
Quali furono i paramenti con i quali i due grandi personaggi del XIII secolo furono sepolti?
Cosa hanno scoperto le ispezioni fatte nei secoli e cosa si potrebbe ancora scoprire?
Queste le domande a cui Alessandro De Troia e Federico Marangoni cercheranno di rispondere analizzando le fonti degli ultimi giorni di Re Enzo e delle vicissitudini subite dal suo sepolcro conservato nella Basilica di San Domenico.
Lo studio dei documenti dal XIII al XVIII secolo, introdotti da Silvio Di Pasqua, presidente del Circolo Unione, con a corredo dell’evento, le ricostruzioni fedeli di abiti e oggetti duecenteschi frutto di minuziose ricerche, al di là dell’aura di mito che circonda il figlio dell’Imperatore, restituisce un quadro preciso di quello che potrebbe esservi custodito, al fine di stimolare successive ispezioni, come accaduto per l’arca di Federico II, a Palermo negli anni ’90, in cui, senza la presunzione di invasività, fu condotta un’approfondita analisi multidisciplinare.