Secondo un’indagine di Altroconsumo, sui prezzi praticati dai lidi balneari, trascorrere una vacanza nell’astate 2022 può costare il 10% in più, che Alassio risulta essere la città più cara, mentre, Senigallia la più economica e, per quanto riguarda le concessioni balneari, i consumatori risultano essere scettici sul futuro di tariffe e servizi.
di Redazione —
«Quest’anno aspettiamoci molti rincari. A Palinuro, per esempio, pagheremo il 18% in più: l’anno scorso la spesa media era di 143 €, contro i 169 di quest’anno. Seguono Rimini, Alassio e Alghero, rispettivamente con 14%, 13% e 12%. Nelle altre località l’aumento dei prezzi degli stabilimenti si aggirerà tra il 5% di Lignano e il 7% di Taormina e Giardini Naxos», rivela Altroconsumo, che, con la stagione estiva alle porte, ha realizzato un’inchiesta sui lidi balneari, per guidare gli italiani nella scelta delle proprie mete estive.
Quanto costa una settimana di ombrellone e lettino nei lidi balneari?
La risposta arriva da Altroconsumo che ha visitato 227 stabilimenti distribuiti in 10 località balneari italiane: Lignano, Rimini, Senigallia, Viareggio, Palinuro, Alassio, Gallipoli, Alghero, Taormina e Giardini Naxos, Anzio, rilevando che, per godere di mare e sole in prima fila ad Alassio, in agosto, per la settimana dal 31 luglio al 6 agosto, si devono spendere 380 € e 281 e dalla 4 fila in poi. Dall’altra parte della costa, sull’Adriatico, a Rimini, si paga invece meno della metà, “solo” 146 €, per la prima fila e 108 € dalla 4 in poi. Facendo una media, la prima fila nella prima settimana di agosto costa 212 €: una bella cifra, che si riduce nelle successive file a 194, 181 e 173 €. La città ligure (Alassio) si rivela essere la più cara: qui, facendo una media delle prime quattro file, si spendono 323 €. Seguono Gallipoli con 282 €, Alghero con 194 €, Viareggio con 184 €, Taormina e Giardini Naxos con 180 €, Palinuro con 169 €, Anzio con 159 €, Lignano con 142 € e Rimini con 131 €.
C’è una località più economica nel panorama delle offerte?
La risposta che fornisce Altroconsumo come località più economica contro il caro-ombrellone è Senigallia, la meno cara tra quelle dell’indagine, dove si spendono in media 129 €, sempre in media fra le file e per la settimana dal 31 luglio al 6 agosto.
I consumatori sceglieranno la spiaggia libera o lo stabilimento?
Per quanto riguarda le preferenze dei cittadini per il tipo di spiaggia, secondo l’indagine svolta da Altroconsumo il 28% degli intervistati sceglie lo stabilimento balneare, l’11% la spiaggia libera attrezzata a pagamento, il 16% la spiaggia libera e gratuita con servizi, come bar, docce, wc…, mentre, il 19% la spiaggia libera e gratuita senza servizi. In particolare, chi sceglie lo stabilimento balneare o spiagge libere attrezzate a pagamento lo fa in primis per l’equipaggiamento offerto, motivo indicato dal 74%, ma tra le principali motivazioni c’è anche la sicurezza di avere il proprio posto (44%), i servizi di ristorazione della struttura (44%) e la possibilità di usare la doccia (43%).
«Il Parlamento si appresta a licenziare il ddl delega sulla Concorrenza, che ha nelle concessioni balneari uno dei punti cardine. L’associazione ha analizzato, dunque, l’opinione degli intervistati intorno al tema delle concessioni, che dovranno essere soggette a revisione entro la fine del 2023», ricorda Altroconsumo, dalla cui indagine è emerso che l’86% degli intervistati sa perfettamente che per concessione balneare si intende «l’autorizzazione grazie alla quale uno stabilimento può, a pagamento, gestire la propria attività sul suolo pubblico», non solo, 3 intervistati su 4, pari al 76%, hanno sentito parlare della riforma delle concessioni balneari, di questi il 91% è a conoscenza del fatto che riguardi la riassegnazione periodica delle concessioni per la gestione degli stabilimenti. Per quanto riguarda le aspettative degli intervistati riguardo i risultati della riforma, queste risultano piuttosto negative. Più della metà (52%) pensa che le tariffe degli stabilimenti aumenteranno (solo il 4% che diminuiranno). Allo stesso tempo i cittadini non prevedono un miglioramento della qualità dei servizi: secondo la maggioranza (65%) resteranno sugli standard attuali. Riguardo al ricambio dei gestori, il 43% degli intervistati ritiene che verrà stimolato un maggiore rinnovamento, ma una quota simile di intervistati, il 36%, non prevede particolari cambiamenti a riguardo.