ZULLO: «È anomalo, rispetto alle altre Regioni, il dato delle visite di gastroenterologia, mentre, le prestazioni di ostetricia e ginecologia raggiungono percentuali del 23%, per le visite e del 62% per le ecografie ostetriche… Le ‘liste di attesa’ sono conseguenza della carenza di medici, per colpa del divieto di assunzioni e della rigidità dei budget assegnati agli accreditati.».
di Redazione —
«Opposizione di governo o di minoranza, purché opposizione. Ecco perché considero il collega del PD, Fabiano Amati, un valido alleato. La teoria dei binari convergenti e paralleli, in fondo, regge bene sia pure con qualche défaillance e distonia. È logico e legittimo avere convincimenti divergenti con riguardo al problema delle liste di attesa e alla responsabilità dell’ALPI, ma le sue teorie divergono non solo con me ma anche dalle analisi dell’AGENAS.
I dati relativi al 2019, in assenza del COVID e al 2020 pubblicati nel report AGENAS 2022 dimostrano come in Puglia le prestazioni in attività libero-professionale, per le visite specialistiche, vanno dal 2% al 9% di tutte le visite effettuate nel ‘Sistema Sanitario Regionale’, mentre, le prestazioni di diagnostica strumentale vanno dall’1% al 10%, punta massima che si raggiunge solo nella gastroscopia.
È anomalo, rispetto alle altre Regioni, solo il dato delle visite di gastroenterologia, 19% nel 2019 e 18% nel 2020, mentre, le prestazioni di ostetricia e ginecologia raggiungono percentuali del 23%, per le visite e del 62% per le ecografie ostetriche e, comunque, dati inferiori rispetto a ciò che accade in altre Regioni, si sa che la donna, ancor più la ‘primipara’ (donna al primo parto), tende a scegliere il ginecologo di fiducia per fatti storici e culturali.
Amati si convinca: le liste di attesa sono conseguenza della carenza di medici per colpa del divieto di assunzioni e della rigidità dei budget assegnati agli accreditati. Misure imposte dal ‘Piano di Rientro’ nel quale ci ha condotti il Governo Vendola, realizzando di fatto in Puglia una sanità a pagamento, perché molte prestazioni vengono fruite presso medici libero-professionisti esterni al SSR o in regime di extramoenia. Al più si ricorre fuori Regione incrementando la mobilità passiva.
Continuando a criminalizzare l’ALPI si rischia di offendere dignità e orgoglio dei nostri operatori sanitari che, in numero ridotto rispetto ai reali fabbisogni, tengono in piedi un sistema inefficiente e disorganizzato, non certo per loro colpa, ma per colpa del centrosinistra che governa la sanità pugliese da ben 17 anni», ha detto Ignazio Zullo, capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, replicando al collega consigliere del PD, Fabiano Amati.